I tornei e le giostre

Quando si pensa ai tornei medievali, la mente va subito ai cavalieri dei film, alle armi che cozzano, alle pesanti armature ed ai cavalli che indossano lunghe gualdrappe. Il tutto non è molto lontano dalla realtà.

I primi tornei, o perlomeno le prime testimonianze di essi, risalgono all'XI secolo, mentre, nella prima metà del XII secolo, il gallese Goffredo di Monmouth, mette in evidenza la differenza tra gli aspetti della singolar tenzone (la sfida a due) e quelli relativi agli spettacoli di abilità militare.
Per ciò che concerne invece i luoghi in cui questo tipo di "attività" vede la luce, bisogna dire che il torneo cavalleresco nasce, senza dubbio, in Francia per poi, da lì, diffondersi in tutta Europa.

Giostra medievale
Entrando nel dettaglio della contesa, c'è da sottolineare che il torneo è differente dalla giostra. Infatti, il primo è un combattimento collettivo, il cui nome deriva dal francese  "tourner", ovvero "girare", mentre la giostra, termine che appare in questa forma nel volgare non prima del XIII secolo, è un combattimento individuale.

Tornei e giostre rappresentano una sorta di valvola di sfogo per una gioventù spesso turbolenta, sovente armata fino ai denti, che cerca di metter in mostra la propria grandezza familiare. Azzardando un paragone con i giorni nostri, possiamo affermare che i giovani, oggi, preferiscono ai maestosi destrieri di allora, le centinaia di cavalli vapore delle auto e delle moto odierne.

affresco raffigurante un cavaliere con lancia in tenuta da torneo
È importante evidenziare il fatto che il torneo, nel Medioevo, rappresentasse in tutto e per tutto una simulazione di guerra, Infatti. il torneo serve soprattutto per esercitarsi proprio nell'arte della guerra, di solito durante il periodo invernale, ovvero quando non si calcavano i campi di battaglia. Una delle fasi principali del torneo è rappresentata dalla melée (mischia), ossia un combattimento a cavallo tra squadre di cavalieri.
Ovviamente, i tornei e le giostre sono, almeno inizialmente, appannaggio esclusivo dell'aristocrazia. Infatti, soltanto la nobiltà può permettersi gli ingenti costi che questi esercizi comportano, in termini di cavalcature, armi, genti al seguito, vesti preziose ed ornamenti di vario tipo.

Generalmente, nei tornei, vengono privilegiate quelle armi che riducono al minimo le possibilità di ferirsi o di uccidersi. L'arma simbolo è la lancia, meno pericolosa delle altre, più adeguata a disarcionare l'avversario che non a fargli davvero male.

vista complessiva dei gruppi di cavalieri al torneo di Eglinton
Per quanto riguarda l'abbigliamento, la fantasia dei giostranti, letteralmente, si scatena. E questo è evidente soprattutto nei colori, nelle fogge delle sopravesti e delle gualdrappe, e negli scudi.
Tutti questi elementi vengono abbelliti da ricchi disegni, complicate allegorie, un complesso intreccio di caratteri destinato ad essere compreso non sempre da tutti gli spettatori presenti.
A testimonianza di ciò, le cronache storiche narrano di Renato D'Angiò che, all'inizio del XV secolo, si presenta ad un torneo a Chinon con indosso un'armatura nera, montando un cavallo nero, brandendo una lancia dello stesso colore ed impugnando uno scudo sempre nero, ma tempestato di lacrime d'argento. Il tutto a significare che, anche in epoca medievale, l'apparenza e l'estetica hanno la loro importanza e l'occhio vuole sempre e comunque la sua parte.

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