La Sacra di San Michele

E' una delle opere più epiche ed imponenti dell'arco alpino. Dalla vetta della montagna, domina l'ingresso della val di Susa, in Piemonte, con la sua mole in pietra. Luogo dal fascino millenario in cui è stato ambientato "il nome della Rosa", il  monastero della Sacra di San Michele è un elemento iconico del Piemonte.

Sacra di San Michele

La sacra sorge sulla vetta del monte Pirchiriano. Secondo alcuni storici, sulla vetta dell'aspro monte su cui sorge il monastero, già esisteva un presidio di epoca romana. D'altronde il monte è un ottimo punto di monitoraggio dell'ingresso della val di Susa, importante via di comunicazione attraverso le Alpi. Ma sarà solo fra il 966 ed il 1000 dopo Cristo che si darà inizio alla costruzione della struttura religiosa. Colui che finanzierà la costruzione sarà Hugon di Montboissier, un nobile francese penitente a cui il Papa impose la costruzione di un monastero come opera di espiazione per i suoi peccati.
L'architettura è di ispirazione bizantina. Si ritiene che questa influenza sia dovuta al fatto che il costruttore di questa chiesa fosse stato un monaco che, in precedenza, avrebbe soggiornato in quel di Ravenna.

Inizialmente la chiesa era piccola, ma nel corso dei decenni tese ad ingrandirsi, con la costruzione di una foresteria per ospitare i viandanti della via Francigena, e di diverse strutture difensive per proteggere gli abitanti della zona da assalti e scorribande.
Fra il 1015 ed il 1035 verrà costruita una nuova struttura, detta "monastero nuovo".

Rovine del monastero nuovo con la torre della bell'Alda

Il monastero venne edificato sul versante nord della montagna ed era imponente come un vero e proprio castello: cinque piani, fortificazioni, biblioteca, refettorio. Spiccava una torre, detta della bell'Alda, perché la legenda narra che Alda, una giovane, per sfuggire a dei soldati che volevano violentarla, si rifugiò in cima a tale torre. Messa all'angolo dai malintenzionati, si gettò giù; la ragazza venne salvata dagli angeli, che la fecero atterrare miracolosamente illesa.

Se questo monastero era già imponente di per sé, sarà l'abate Ermengaldo, che resse la struttura fra il 1099 ed il 1131, a creare l'opera che renderà la sacra tanto iconica ed ardita: un basamento alto 26 metri, sulla cui sommità farà costruire l'odierna chiesa.

Basamento della chiesa nuova, il cui abside illuminato è visibile in alto a destra. Da notare la vetta della montagna, emergente in parte in basso a sinistra, avvolta dalla nuova struttura

Per comprendere la maestosità dell'impresa, basti pensare che la vetta del monte fa da base ad uno dei pilastri della chiesa odierna. Tale pilastro è riconoscibile da una targa con sopra scritto "culmine vertiginosamente santo".


La chiesa nuova della Sacra di San Michele. Gli archi a tutto sesto, i pilastri e le pareti spesse, ne denotano la struttura romanica

Culmine vertiginosamente santo: ossia la vetta del monte Pirchiriano, con sopra poggiato uno dei pilastri della chiesa nuova

La chiesa romanica che verrà costruita al di sopra della vetta del monte è relativamente spaziosa. Dato che la costruzione si protrasse a lungo, per via delle difficoltà di realizzazione, l'opera partì con un'impronta romanica, per poi finire ad avere diversi elementi gotici.

Alla chiesa si accede per una ripida scala che, in diversi punti, si affianca alla montagna, ormai "seppellita" all'interno della costruzione. Tale scala si chiama "scalone dei morti".

Scalone dei morti, ripida via d'accesso alla chiesa nuova; a sinistra, la roccia viva della montagna

La chiesa sarà abitata fino al XVII secolo, per poi essere abbandonata per oltre cent'anni. Verrà recuperata durante il regno dei Savoia, quando verrà chiesto ai padri rosminiani di custodire le salme del sovrani del regno di Sardegna.

Il fascino della sacra è tale che, negli anni novanta, verrà ambientata la trasposizione cinematografica del capolavoro di Umberto Eco, il nome della Rosa.

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