Historie Medievali The life of: Roberto d'Angiò

Se vi dicessimo che Napoli, nel medioevo, ha ospitato il non plus ultra della cultura e dell'arte italiana?
Immaginate Petrarca e Boccaccio passeggiare per i chiostri della basilica di San Domenico Maggiore, mentre Simone Martini dipinge quadri alla corte dei sovrani ed addirittura lo stesso Giotto affresca le sale dei loro palazzi! Immaginate, nel frattempo, Tino da Camaino, innalzare, in un'altra chiesa della città, la più grande tomba medievale che l'Europa avesse mai visto, ad eterna memoria di colui che permise ciò. Fasti simili ci sono stati e, a onor del vero, periodicamente Napoli li ha vissuti nel corso della sua storia: sotto Carlo III di Borbone, Ferrante d'Aragona, e durante l'epoca greco-romana se ne possono avere esempi mirabili, ma colui che riunì tutti i personaggi sopra citati a Napoli, fu Roberto d'Angiò, per queste ragioni definito "il saggio".

Simone Martini: San Ludovico da Tolosa incorona Roberto d'Angiò Re di Napoli - Napoli, museo di Capodimonte
Gli angioini capiscono fin da subito l'importanza che l'arte e la cultura rivestono nel prestigio di una capitale, tanto è vero che subito avviano la costruzione di numerosi castelli e chiese. Il normanno castel dell'ovo e castel Capuano non sono sufficienti, così fanno ampliare quest'ultimo e costruire un nuovo castello, più a ridosso della città, con le più recenti tecniche costruttive: il maniero viene innalzato con un maschio centrale e circondato da sei torri ottagonali; per questa ragione verrà chiamato Maschio Angioino.
Dell'antico maschio resta solo la cappella dedicata a Santa Barbara; tutto il resto è finito distrutto in parte per un terremoto, in parte ristrutturato dagli aragonesi, che lo resero una delle regie fortezze più imponenti ed eleganti del rinascimento.

Maschio Angioino, Cappella di Santa Barbara
Quando sale al potere Roberto, fece subito chiamare Giotto, Simone Martini e Tino da Camaino dalla Toscana. L'obiettivo è rendere Napoli la città più bella d'Europa, capace di rivaleggiare in bellezza con la stessa Firenze, dove le maestranze ingaggiate dalle corporazioni stavano trasformando la città.
Ed i tre si mettono subito all'opera: Giotto affresca la cappella di Santa Barbara, san Domenico Maggiore, il Duomo, Santa Chiara, castel Capuano. Purtroppo i terremoti ed il tempo hanno lasciato pochi frammenti del lavoro del pittore, questo è uno degli esempi.

Basilica di Santa Chiara, crocifissione (Giotto)
Roberto fa costruire Santa Chiara, San Domenico Maggiore, il Duomo. Ed è in Santa Chiara che vuole la sua tomba, che commissiona a Tino da Camaino; scultore che, oltre ad avere questo lavoro, deve decorare anche le altre chiese della città. I portali all'ingresso del duomo ad esempio, sono opera sua.

Tino da Camaino: portali di ingresso del duomo di Napoli; il resto della facciata è di epoca ottocentesca, ed è in stile neogotico in onore della fondazione angioina della cattedrale
La grande opera della tomba del sovrano invece, domina tutta la basilica di Santa Chiara.

Basilica di Santa Chiara, presbiterio con le tombe dei sovrani angioini. Al centro la tomba di Roberto d'Angiò
L'austera monumentalità della basilica è merito delle idee delle maestranze chiamate da Roberto. Ma il sovrano capisce che Napoli deve crescere anche nell'ambito della letteratura, così invita il meglio che l'epoca potesse offrire, fra cui due grandi poeti: Petrarca e Boccaccio. Il primo viene esaminato dal re per il conferimento della corona d'alloro (che dava diritto al titolo di poeta); il secondo soggiorna per un periodo molto lungo a Napoli, tanto da ambientarci alcuni episodi del Decamerone. Piazza Mercato e la rua Catalana sono state l'ambientazione delle storie. Inoltre si sostiene che a San Domenico Maggiore, Petrarca abbia conosciuto la sua musa ispiratrice: Fiammetta.
Dante non venne mai a Napoli, in quanto era contro le politiche di Roberto d'Angiò.

Chiesa di San Domenico Maggiore, altro lascito importante angioino, il cui convento ha ospitato Petrarca e Boccaccio

L'eredità dei sovrani angioini è colossale; insieme ai Borbone e agli aragonesi, sono coloro che han conferito buona parte del patrimonio artistico e storico di cui si fregia la città.

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