La pratica dell'ordalia

L'ordalia (dal germanico antico "ordal",ovvero "giudizio di dio") era una pratica giuridica con cui l'innocenza o la colpevolezza dell'accusato, venivano accertate sottoponendo il malcapitato ad una prova dolorosa. L' imputato risultava innocente se, al completamento della prova, non riportava ferite o se le lesioni provocate, guarivano quasi subito.
Prima dell'inizio dell'ordalia del fuoco, tutti i partecipanti dovevano prendere parte a un rito religioso. Tale rituale poteva protrarsi anche per tre giorni, nel corso dei quali, gli accusati dovevano partecipare a preghiere, digiuni, sottoporsi ad esorcismi, ricevere svariate tipologie di benedizioni e prendere i sacramenti; soltanto dopo si dava inizio alla vera e propria ordalia che poteva avere diverse modalità di esecuzione.

L'ordalia del fuoco
Una di queste consisteva nel trasportare, da un punto prestabilito ad un altro, un pezzo di ferro incandescente, che poteva pesare tra i cinque etti e il chilo e mezzo. Questo era uno dei tipi di ordalia del fuoco. Un altro prevedeva il camminare a piedi nudi su dei carboni ardenti, talvolta anche con gli occhi bendati. Al termine della prova, le ferite venivano coperte e, dopo tre giorni, una giuria si accertava dello stato delle ustioni. Se le ferite non si rimarginavano, l'accusato veniva dichiarato colpevole, altrimenti si proclamava la sua innocenza.

"L'ordalia del fuoco" di Dieric Bouts il Vecchio
L'ordalia dell'acqua simboleggiava il diluvio dell'Antico Testamento. Così come il diluvio cacciò via i peccati, allo stesso modo l'acqua "purificava" l'anima della persona. Sempre dopo i canonici tre giorni di penitenze, l'accusato doveva immergere le mani in acqua bollente, talvolta fino ai polsi, in altri casi fino ai gomiti. Scaduti i soliti tre giorni, si valutavano le ferite e, di conseguenza, le eventuali colpe dell'imputato.

Domenico Ghirlandaio, Prova del fuoco davanti al sultano, 1485
Inoltre, vi era anche la pratica dell'ordalia dell'acqua fredda. Alla persona sotto accusa, venivano legati mani e piedi con una fune, in modo tale da non agevolare una posizione che consentisse di rimanere a galla, oppure gli si legava una pietra al collo, dopodiché si immergeva lo sventurato in acqua: se restava a galla, era sicuramente colpevole, in quanto l'acqua si "rifiutava" di accogliere un essere demoniaco; se andava a fondo invece, era innocente, magra consolazione, perché, ciò nonostante, la morte era quasi morte certa, in quanto non si faceva in tempo a salvarla dall'annegamento.
In Gran Bretagna poi, le donne accusate di stregoneria venivano solitamente legate ad un sedile, in modo tale da impedire qualunque movimento delle braccia, e gettate in uno stagno o in un luogo paludoso.
L'ordalia dell'acqua fredda
L'utilizzo delle pratiche ordaliche raggiunse il suo apice nell'alto Medioevo, al punto che, sul finire del primo millennio, questi rituali vennero affidati direttamente al clero locale.
Soltanto nel XIII secolo, esattamente nel 1210, si raggiunse una sorta di punto di rottura. L'occasione per porre fine a queste pratiche barbariche, si ebbe quando il vescovo di Strasburgo ordinò di sottoporre al giudizio per ordalia, un folto gruppo di eretici. Papa Innocenzo III accolse il ricorso di uno degli accusati, e mise definitivamente al bando l'utilizzo di queste pratiche.

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