L'umiliazione di Canossa

Il Medioevo è stato il teatro dello scontro fra due forze titaniche, due modi di pensare e di concepire il mondo radicalmente diversi.

Il piccolo borgo di Canossa, sovrastato dal suo castello.
Entrambi miravano al potere in quel mondo, ed entrambi gli sfidanti hanno sfoderato tutte le frecce nella loro faretra per riuscire a primeggiare nella partita per la conquista del cuore dei popoli d'Europa.
Da una parte l'Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, desideroso di essere egemone in Europa.
Dall'altra c'era il Papato, che con la sua presa sulla coscienza e sull'anima delle persone, poteva determinare la fortuna o la rovina di interi Regni. Ed uno degli episodi in cui l'Impero ha seriamente rischiato di capitolare sotto i colpi del Papato, riguarda proprio quello che si svolse nella piccola cittadina di Canossa.
Ma veniamo ai fatti.
Nella seconda metà dell'XI secolo, l'Imperatore del Sacro Romano Impero è Enrico IV di Franconia, il quale fa tutto ciò che è in suo potere per rafforzare il potere imperiale, attraverso un laborioso gioco che tendeva ad assicurarsi la fedeltà dei nobili, senza però dare ulteriore potere ai Vescovi, il cui potere era già forte. L'attrito col papato nacque nel 1072: in quel periodo, Enrico IV doveva combattere contro il movimento Patariano, nato da una costola della Chiesa Romana; per ostacolarli, nominò all'Arcidiocesi di Milano il chierico Tedaldo.

Enrico IV di Franconia
Il Papa di allora, Gregorio VII, non stette a guardare; d'altronde è compito del Papa nominare gli arcivescovi, ragion per cui replicò con una dura lettera, datata 8 dicembre, nella quale, tra le altre cose, accusava l'imperatore di essere venuto meno alla parola data e di aver continuato ad appoggiare i consiglieri scomunicati; al tempo stesso inviò anche un messaggio verbale in cui lasciava intendere che la gravità dei crimini, che gli sarebbero stati imputati a questo proposito, lo avrebbero reso passibile non solo del bando da parte della Chiesa, ma anche della deprivazione della corona.

Pagina miniata raffigurante Gregorio VII
Enrico non si curò degli ammonimenti del Papa; ragion per cui, al Sinodo di Worms del 24 gennaio del 1076, dichiarò decaduto il Papa, chiedendo ai romani di sceglierne uno nuovo. Il 22 febbraio allora il Papa reagì, scomunicando Enrico IV, sciogliendo i sudditi da ogni giuramento di fedeltà e desacralizzando l'Impero. Tale evento inimicò tutti i Principi tedeschi, che intimarono ad Enrico di ottenere una riconciliazione col Papa entro un anno. Oltre a ciò, i Principi fissarono anche un'udienza con Gregorio VII nel febbraio del 1077.
Enrico, ormai preso fra due fuochi, non poté fare altro che dirigersi verso sud, in direzione di Roma. Gregorio VII, saputo dell'imminente arrivo di Enrico, si recò a Canossa e lì si stabilì, in attesa dell'incontro con i principi imperiali.
Nel gennaio del 1077, l'Imperatore scomunicato, chiese di essere ricevuto, ma non ebbe risposta; il 24 gennaio, Enrico era in saio, scalzo, sotto la neve, col capo cosparso di cenere ed in ginocchio davanti ad una porta chiusa, nella speranza di essere ricevuto e così ottenere il perdono. Ma i giorni passavano: 25 gennaio, 26 gennaio, 27 gennaio...
Fu solo l'intercessione del suo padrino, l'abate di Cluny Ugo, e di Matilde di Canossa, a far aprire le porte del castello ad Enrico IV. Così, la mattina del 28 gennaio, uno sfinito ed infreddolito imperatore arrivò a capo chino dinanzi a Gregorio VII, che uscì da questa disputa con una vittoria schiacciante.

Umiliazione di Canossa: Enrico, in saio, davanti al Papa Gregorio VII
L'impatto storico di questo evento ebbe l'effetto di un uragano: Enrico, tornato in patria, scoprì di essere stato deposto e che, al suo posto, sedeva il cognato; una serie di scontri per riprendersi il potere, fecero saltare l'incontro fra il Papa ed i principi tedeschi, che di conseguenza scomunicò nuovamente Enrico IV; quest'ultimo nominò prima un antipapa, Clemente III, poi marciò verso Roma per detronizzare Gregorio VII. Il Papa, per contrastare l'Imperatore, revocò la scomunica al Normanno Roberto il Guiscardo e gli chiese protezione. Fu l'inizio di una serie di battaglie e di avverse vicende che si concluse nel devastante sacco di Roma del 1084, dove tutte le chiese vennero spogliate, e le rovine ancora in piedi distrutte. Alla fine della vicenda, Gregorio VII fu costretto a fuggire a Salerno, mentre l'antiPapa Clemente III sedette sul trono di una Roma ormai distrutta.

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