L'avanzata dei ceti urbani

Il XII e il XIII secolo rappresentano per molti aspetti un periodo che favorì l'iniziativa individuale. Infatti non vi erano disparità insormontabili tra le classi sociali, a fare la differenza erano soprattutto il calcolo e l'intraprendenza individuale; ciò che veramente contava era l'investimento e il guadagno ricavabile da un'impresa commerciale che una persona riusciva ad avviare. Oggi gli studiosi parlano di questo come di "dinamismo sociale".
A una crescente articolazione delle classi sociali corrispose una maggiore permeabilità tra l'una e l'altra, in questo senso non si precludevano passaggi a scalate da parte dei cosiddetti "arrampicatori sociali". Si annoverano la costruzione di nuove città grazie allo sviluppo dei nuovi ceti urbani che si produssero di pari passo. A una maggiore vitalità dei ceti urbani, fino a quel momento costretti in sordina, possedendo una limitata libertà d'azione, fece da contrappeso la caduta in disgrazia di alcune casate nobiliari. Molte di esse infatti, furono costrette ad accettare nelle proprie"nobili file" i rampolli delle famiglie di piccoli nobili e di nuovi ricchi.

La crescita demografica e l'espansione delle città. Dipinto

Decadeva il primato fondato sulla nobiltà di sangue del ciclo unico detentore del potere economico e politico. I borghesi, forti del proprio potere economico, ambivano al riconoscimento di un titolo nobiliare; i matrimoni si resero necessari, a causa dell'incapacità di molti nobili di adeguarsi ai cambiamenti sociali in atto. La disgrazia degli uni contribuì a realizzare il sogno di elevazione sociale degli altri; accadde inoltre, quando i comuni ebbero modo di rendere più palese il proprio potere e autonomia, che fossero questi a concedere ai borghesi il titolo di "Cavaliere". Non si rendeva più necessario il matrimonio di convenienza tra famiglie di differente ceto, proprio perché il titolo poteva essere semplicemente acquistato. Si modificò di fatto il concetto di Cavaliere e quello di Aristocrazia: il nuovo cavaliere non aveva più a che fare con la guerra, semmai con attività commerciali che contribuivano alla pace in patria. Si magnificava, in questo modo, non tanto la nobiltà dovuta alle origini familiari, quanto all'impegno profuso per conquistare una condizione economica favorevole. La società fondata sul vassallaggio tra un sovrano e i principi stava lasciando sempre più spazio ai ceti emergenti. Ben presto si sarebbero costituiti gli stati nazionali.

Il vassallo riceve la sua spada dal re. Manoscritto del XIV secolo 
Tra il XII e il XIII secolo un fattore determinante per individuare gli appartenenti ad un ceto sociale piuttosto che a un altro, era il poter vivere grazie ad una rendita. Il lavoro manuale era considerato di basso rango, e quindi appannaggio del popolo. I nobili si vantavano di non doversi abbassare agli umili lavori manuali per sostenere la propria famiglia. Anche tra i ceti popolari ci fu una distinzione, specie quando si trattava di gestire il controllo politico di una città. Vi erano infatti fazioni che, osteggiando apertamente i nobili, ne accettavano la loro superiorità morale. Di fatto accadeva spesso che si giungeva ad un accordo per risolvere questioni di ordine sociale, religioso e civile. I ceti entro cui confluirono gli artigiani decisero di non aver nulla a che spartire con i nobili. Ogni categoria di artigiani sosteneva le proprie peculiarità innanzi alle altre, anche quando si dibatteva pubblicamente di questioni di interesse generale.

Il sarto uno dei mestieri più importanti nel medioevo. Manoscritto del XV secolo
All'interno di ogni classe di artigiani esisteva una gerarchia, che vedeva il primato del maestro di bottega sugli apprendisti e lavoranti. Questi influenzava, a diverso diritto, le questioni private e pubbliche, decidendo chi promuovere e quando, e inoltre gestendo i ricavati dell'attività. Si delinearono delle gerarchie anche tra le varie arti, che si distinsero tra arti maggiori, medie e minori. Tra i rappresentanti delle arti maggiori vi erano coloro che trattavano e lavoravano merci pregiate come i metalli preziosi, la lana, e i tessuti. Gli artigiani come i macellai erano di categoria intermedia, mentre chi costruiva piccoli oggetti dedicati all'uso quotidiano era incluso nelle arti minori. Coloro che avevano una rendita grazie al lavoro manuale, ma che venivano escluso da qualsiasi corporazione, erano i lavoratori occasionali, i salariati e i contadini. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le acconciature e i capelli nel Medioevo

La scrittura nel medioevo

Il Letto in epoca medievale