Caratteristiche dell'economia Europea - Parte I

La vita nelle città si caratterizzò, nel XII e XIII secolo, con una costante crescente vitalità. Sorsero nuovi ceti urbani mentre altri rafforzavano la propria situazione economica. A farne le spese furono le classi nobiliari che fino ad allora avevano governato sulle campagne e nelle città. Grandi quantità di merci venivano importate dalle campagne circostanti, ma anche da terre molto lontane come l'Africa e il Medio Oriente. Le migliori condizioni igieniche e alimentari comportarono un superiore tenore di vita, sia nelle campagne sia nelle città; tali fattori contribuirono ad un rilevante incremento demografico in tutta Europa. A beneficiare di una situazione tanto favorevole furono le famiglie borghesi di commercianti e di mercanti che così avevano accresciuto sempre più il proprio potere. Le nobili casate nobiliari, invece, videro ridursi il proprio potere a causa del bisogno crescente di denaro contante. Per questa ragione, furono costretti a cedere parte dei propri possedimenti terrieri, contraendo una serie di debiti. A una situazione che si andava facendo sempre più critica, si aggiunsero le pressioni da parte di sovrani e città.

La città e l'economia medievale in un dipinto

Da una parte i re pretendevano la riscossione diretta dei tributi avvalendosi di propri funzionari: in questo modo veniva sottratto al signore una parte di entrate; mentre dall'altra, i comuni avevano iniziato a esercitare una serie di gravose pressioni sulle campagne circostanti. Il risultato più immediato a tali richieste fu una massiccia emigrazione dalle campagne alla città da parte di famiglie di contadini, cui seguì un aumento dei costi dei beni di prima necessità come i cereali e il vino.
Le città divennero ben presto i nuovi centri propulsori della vita economica medievale, dalle quali dipendeva lo sviluppo stesso dei singoli regni. All'interno di queste città fervevano molte nuove attività commerciali, poiché i traffici a media e lunga distanza permisero di acquistare e vendere prodotti e oggetti provenienti da paesi molto distanti, come l'Africa e il vicino oriente.
Per rendere più veloce ed agevole il traffico commerciale, si pensò di semplificare la rete doganale preposta alla riscossione di pedaggi e dazi. Fu anche chiaro che la rete viaria, come era costituita ai tempi, era insufficiente a contenere il numero crescente e abbondante di richieste relative ai nuovi beni di consumo. Fu naturale, in questa fase di espansione commerciale, scegliere, quale via privilegiata per i traffici tra le città, i corsi d'acqua dolce e il mare.

Una città medievale in un illustrazione

A questo scopo furono costruiti nuovi canali e imbarcazioni dotate di maggiore capacità di carico di merci e di persone. Le città che si affacciavano sul mare oppure che erano attraversate da canali fluviali, beneficiarono dell'aumento del volume di affari; ad esempio città come Barcellona, Venezia, Marsiglia e Genova, intrattenevano una serie di relazioni con le città più importanti del Levante e della sponda meridionale del bacino del Mediterraneo. Esse importavano pregiati tessuti, spezie e aromi, oggetti preziosi e di artigianato, fornendo in cambio manufatti, legname e armi (anche contro il parere della chiesa).
Le città marinare diventarono in breve tempo importanti punti di sbocco commerciale, per il numero crescente di richieste provenienti dall'interno di ogni paese. Esse si organizzarono in compagnie per difendersi da un duplice pericolo: le pressioni politiche ed economiche dei potenti signori e le spinte da parte delle categorie commerciali emergenti. Entrambi questi fattori potevano minare, sia dall'esterno che dall'interno, la solidità e la compattezza di tali imprese commerciali.

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