La pena di morte

Fin dai tempi più antichi, privare della vita chi si macchiava di atti efferati è stata una reazione di tutte le comunità umane. Anche se oggi, molti stati hanno abolito la pena di morte come punizione, nel passato, ed anche nel Medioevo, tale pratica era ampiamente usata. Vediamo insieme come era vista la pena di morte, chi poteva comminarla, e quali erano le tecniche più usate per togliere la vita al condannato.

Incisione raffigurante un rogo

Come era vista la pena di morte
Eliminare fisicamente personaggi ritenuti socialmente pericolosi era il metodo più efficace e sbrigativo di risolvere un problema, quindi la pena di morte era largamente accettata come pratica. Ma in un mondo pervaso dalla presenza costante della religione, ed in particolar modo del Cristianesimo, era necessario giustificare l'infrazione del V comandamento (non uccidere). Già dal 313 d.C., con l'editto di Milano, la Chiesa aveva la possibilità di comminare la pena di morte, specie per proteggere i propri fedeli da eventuali eretici. Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino giustificarono la pena capitale in quanto si riteneva venisse preservato un bene comune. San Tommaso, soprattutto, nella Summa Theologiae, dichiarava che: "Come è lecito, anzi doveroso, estirpare un membro malato per salvare tutto il corpo, così quando una persona è divenuta un pericolo per la comunità o è causa di corruzione degli altri, essa deve essere eliminata per garantire la salvezza di tutta comunità".

Beato Angelico - San Tommaso d'Aquino

Ad ogni modo, secondo il teologo, la pena andava inflitta solo per crimini efferati. Anche Bernardo di Chiaravalle aveva sostenuto la liceità della pena di morte, arrivando a coniare il termine “malicidio” (malicidium): egli sosteneva che, pur restando degno d'amore in quanto uomo, un pagano ostile o un criminale, quando non vi era altro mezzo per impedire il crimine che commetteva, poteva essere ucciso per estirpare il male che era in lui.

Chi comminava la pena di morte
Molti soggetti potevano comminare la pena capitale, in quanto il sistema feudale, tipico del periodo medievale, fu caratterizzato da una grande sovrapposizione di autorità: tale potere era certamente riconosciuto al re o all'imperatore, ma a questi si affiancavano feudatari e magistrati cittadini, investiti entrambi del compito di amministrare la giustizia. Accanto al potere politico vi era, inoltre, quello religioso, molto influente sui poteri civili, tanto che questi ultimi divennero spesso il braccio armato della fede. Tutto questo determinò il frequente e discutibile utilizzo della pena di morte che poteva essere decretata, oltre per l'omicidio, per i reati di furto, tradimento e sacrilegio.

Tipi di pena più usati
Vendetta per la società ed una punizione esemplare che terrorizzasse gli astanti al fine da funzionare da deterrente, furono la base della filosofia della pena di morte medievale. Ragion per cui esse erano spettacolari e, soprattutto, pubbliche.

Supplizio della forca

Tra i “metodi di morte” utilizzati nell'antichità e nel Medioevo, troviamo quelli più semplici - impiccagione, decapitazione, annegamento, lancio da un dirupo, lapidazione, crocifissione, rogo, sbranamento, sotterramento, trafissione con frecce, impalamento, morte per fame e sete, sparo di cannone - e quelli più complessi - allungamento, bollitura, garrota, metodo del cavallo, letto incandescente, pressatura, posa del calderone, morte da insetti, metodo del pendolo, scorticamento, ruota.
L'allungamento consisteva nel legare una persona ai polsi e alle caviglie con corde, che poi erano tirate da parti opposte con argani (o bestie) fino al frazionamento del corpo. Con la bollitura il condannato moriva in un calderone pieno d'acqua fatto bollire lentamente, al contrario con il metodo del letto (o sedia) di ferro la vittima era lasciata morire gradualmente mentre il ferro sul quale poggiava si riscaldava fino all'incandescenza. La garrota consisteva in una panchina sulla quale era fatto sedere il condannato che si appoggiava ad un palo intorno al quale passava un cerchio di ferro che lo stringeva alla gola; una manovella a vite stringeva sempre di più il cerchio finché sopravveniva la morte per strangolamento, mentre un cuneo di ferro provocava la rottura delle vertebre cervicali. Si moriva anche per pressatura, ossia quando il condannato era posto fra due lastre di pietra e quella superiore era caricata di pesi sino allo schiacciamento dello sfortunato. Con il metodo del cavallo di legno, la vittima era posta a cavalcioni su una struttura a V, quindi erano posti dei pesi ai suoi piedi affinché egli fosse tirato sino alla morte per divisione del corpo. Ancor più crudele era la morte con il metodo del calderone: in pratica un recipiente di ferro era posto sullo stomaco del reo con l'apertura in basso e pieno di topi, quindi era riscaldato e i roditori, per uscire, non potevano far altro che rosicchiare lo stomaco del condannato. La morte da insetti era lunga e dolorosa, poiché il condannato era fissato al suolo e, dopo essere stato cosparso di una sostanza dolce, era abbandonato per essere mangiato lentamente dagli insetti. La morte col pendolo era una doppia violenza, fisica e psicologica, poiché il condannato, che giaceva sulla schiena, vedeva scendere lentamente verso il suo corpo una lama mentre ondeggiava come un pendolo. Per quanto riguarda lo scorticamento, al condannato era tolta a strisce la pelle con svariati strumenti. Il supplizio della ruota, infine, consisteva nel legare il condannato al cerchio esterno di una ruota, che veniva fatta rotolare lungo un pendio spinato.

Voci di dissenso
Per concludere, c'è da dire che anche nel medioevo ci furono delle voci di dissenso sull'uso della pena di morte: nel XII secolo Mosè Maimonide, un filosofo ebreo, scrisse: «È più soddisfacente assolvere un migliaio di individui colpevoli, piuttosto che condannare a morte un solo innocente.».
Egli riteneva che l'esecuzione dell'imputato, in mancanza dell'assoluta certezza della colpevolezza, avrebbe portato inevitabilmente ad una progressiva elisione degli oneri di prova da parte dell'accusa, sino a poter essere addirittura condannati secondo il capriccio personale del giudice.

Mosè Maimonides
Per alcuni periodi, addirittura la pena di morte venne vietata, come in Cina dal 747 al 759 d. C., o comunque se ne chiedeva l'abolizione, com'è scritto anche nel più celebre libro mediorientale, "Le Mille e una Notte". Fatto sta che questa procedura verrà progressivamente abolita solo dal XVIII secolo in poi.

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