Historie Medievali The life of: Roberto d'Angiò, il re saggio

È fra i buoni regnanti della storia di Napoli. Ha portato alle più alte vette la cultura letteraria ed artistica partenopea, facendo arrivare i migliori nei loro campi: il suo nome è Roberto d'Angiò.

Roberto d'Angiò, il Saggio

Nasce a Torre di Sant'Erasmo, l'odierna Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta, nel 1277. I suoi genitori sono Carlo d'Angiò, re di Napoli e Maria Arpad d'Ungheria, figlia del Re d'Ungheria. È il figlio quartogenito, nonché terzo figlio maschio.
La sua infanzia non fu semplice: a 11 anni infatti, durante la guerra dei Vespri Siciliani, fu fatto prigioniero da re Alfonso III d'Aragona. Roberto rimase imprigionato dal 1288 al 1295 insieme ai fratelli. Alla morte del fratello Carlo Martello, nel 1295, diviene erede al trono di Sicilia. La casata angioina, cercando di riappacificarsi con quella Aragonese, fa sposare Roberto con Jolanda d'Aragona, figlia del re aragonese.

Francisco Hayez - I Vespri Siciliani, vicenda che segnerà l'infanzia di Roberto d'Angiò

La tanto agognata pace, però, non ci fu; di conseguenza la guerra in Sicilia riprese con vigore. Nel 1300 dovette addirittura intervenire Papa Bonifacio VIII per poter porre fine alla guerra: prima inviando Templari, Ospitalieri e genovesi, poi chiedendo allo stesso re di Francia di intervenire. Si arrivò così alla pace di Caltabellotta, dove gli angioini persero l'isola siciliana e rimasero con la sola parte peninsulare del Regno di Napoli.
Nel 1305 Roberto d'Angiò era a capo della lega Toscana, che aveva il compito di portare la pace fra i guelfi di parte bianca e nera.
Con questo bagaglio di esperienza bellico alle spalle, nel 1309 salì al trono di Napoli, dopo la morte del padre: venne incoronato a Lione da Clemente V, e diventerà una delle figure politiche più importanti dell'Italia del tempo: cercò di contribuire alla riappacificazione fra Guelfi e Ghibellini, anche se le cose non andarono per il verso giusto; venne nominato senatore di Roma, signore di Genova e Brescia; contribuì alla respinta di Ludovico il Bavaro.
Viene ricordato come Saggio, per via della sua immensa cultura e per l'amore per le arti. Portò alla corte di Napoli, infatti, Francesco Petrarca, che esaminò personalmente prima che si laureasse poeta in Roma, e Giovanni Boccaccio. Entrambi i poeti lo ricordano come grande e generoso mecenate.

Francesco Petrarca, vissuto alla corte napoletana

Il re angioino riempì Napoli di monumenti: terminò diverse chiese, fra cui Santa Maria Donnaregina, il Duomo odierno, fece costruire la basilica di Santa Chiara, il convento di San Martino, e le chiese vennero decorate dagli allievi di Giotto, che aveva lavorato anni prima a Napoli sotto la reggenza del padre.

Basilica di Santa Chiara, l'opera più monumentale fatta costruire da Roberto d'Angiò. La sua è la quinta navata più alta del mondo

Roberto d'Angiò morirà per febbre il 16 gennaio del 1343. Il suo corpo verrà sepolto nella basilica di Santa Chiara, in una tomba scolpita da Tino di Camaino, che tutt'oggi è una delle più grandi di tutto il medioevo.

Monumento funebre a Roberto d'Angiò, danneggiato durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale

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