I Vespri Siciliani

Il quadro storico della Sicilia, verso la fine del XIII, secolo era critico a causa di una generalizzata riduzione della libertà baronali e soprattutto di una forte ed opprimente politica fiscale. A quel tempo l'isola era fedelissima roccaforte Sveva; nonostante, dopo la morte di Corradino di Svevia, avesse resistito per alcuni anni, alla fine del XIII secolo divenne bersaglio della rappresaglia angioina di Carlo I d'Angiò.
Gli Angiò si mostrarono insensibili a qualunque richiesta di ammorbidimento ed applicarono un grosso fiscalismo praticando usurpazioni, soprusi e violenze. I nobili siciliani cercarono di dissuadere gli Angiò dalle loro mire espansionistiche, chiedendo aiuto a Pietro III d'Aragona e all'Imperatore bizantino Michele VIII Paleologo, il quale era già in contrasto con Carlo I d'Angiò; a costoro, si aggiunse anche la mediazione di Papa Niccolò III.

La morte di Drouet trafitto dalla spada, dipinto di Francesco Hayez, 1846

La sera del lunedì di Pasqua del 30 marzo 1282, scoppiò a Palermo una forte rivolta che prese il nome di "Vespri Siciliani", dall'ora in cui questa si innescò. La cronaca del tempo vuole che un soldato francese, di nome Drouet, nell'atto di perquisire una donna palermitana sul piazzale della chiesa del Santo Spirito, le avesse mancato di rispetto; a difesa di sua moglie lo sposo riuscì a sottrarre la spada al soldato francese e a ucciderlo. Questo gesto provocò la ribellione di quanti avessero assistito sul piazzale della chiesa del Santo Spirito.
In realtà questo non fu che un pretesto per dare il via a una ribellione che, in breve tempo, coinvolse tutta l'isola, e che nasceva da un profondo malcontento nei confronti della dominazione degli angioini, che come abbiamo detto, erano facili a violenze, soprusi e ingiustizie. L'insurrezione si tramutò ben presto in una guerra vera e propria. Carlo I d'Angiò, cercò allora di occupare Messina, ma dovette abbandonare il progetto a causa dell'arrivo delle truppe aragonesi di Pietro III d'Aragona, chiamate in aiuto dai siciliani.

Pietro III d'Aragona sbarca a Trapani, manoscritto della biblioteca Vaticana

A capo dell'esercito aragonese, vi era Pietro III d'Aragona, figlio di Giacomo I d'Aragona, nonché marito di Costanza, figlia di Manfredi, che in virtù di questa parentela, si ergeva a difensore dell'antica tradizione Sveva. Giunto trionfalmente a Palermo, antica capitale del Regno, il 4 settembre dello stesso anno venne incoronato re, ma i guai per Carlo I d'Angiò non erano ancora finiti. Il 5 giugno 1284 infatti fu sconfitto nel Golfo di Napoli dall'ammiraglio siciliano Ruggero di Lauria, nel corso di una memorabile battaglia navale. La disfatta fu pesantissima, se si considera che venne catturato lo stesso principe ereditario angioino, Carlo lo zoppo. In cambio della liberazione del figlio di Carlo I, i siciliani pretesero e ottenere la liberazione di Beatrice, figlia di Manfredi, che era stata fatta prigioniera subito dopo la sconfitta di Benevento e che, per ben 22 anni, era stata rinchiusa a Castel dell'Ovo a Napoli.

Ruggero di Lauria cattura Carlo lo zoppo durante la Battaglia del Golfo di Napoli, dipinto di Ramòn Tusquets, 1885

Il 7 gennaio 1285 schiacciato dagli eventi, Carlo I D'Angiò moriva a Foggia, lasciando all'erede Carlo II, il gravoso compito di proseguire la lotta contro gli aragonesi. Ebbe inizio nel frattempo, quasi un ventennale periodo di guerre fra angioini e aragonesi per il possesso dell'isola siciliana, con la sola Pace di Caltabellotta come momento di tregua. Fu il primo accordo ufficiale di pace firmato il 31 agosto 1302, nel castello della cittadina siciliana fra Carlo di Valois, capitano generale di Carlo II D'Angiò, e Federico III d'Aragona. 
Tale trattato concluse quella che viene indicata come la prima fase dei Vespri Siciliani. La seconda fase della contesa riprese nel 1313 e durò fino al 1372, quando si chiuse con il Trattato di Avignone.

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