La nave ritrovata

Il Medioevo è un'era lontana, e molti suoi frammenti sono andati persi con lo scorrere del tempo. Esattamente come accade per  l'età classica, un grande aiuto per ricostruire il passato viene dall'archeologia e dalle moderne tecnologie. Oggi vi riportiamo una delle tante scoperte fatte negli ultimi anni: quella di una nave vichinga ritrovata in Norvegia.
Siamo a Jellestad, un villaggio al confine fra la Norvegia e la Svezia, non lontano dalle acque dello stretto di Kattegat, un braccio di mare che divide la penisola scandinava dalla Danimarca. In quelle campagne è presente il tumulo di Jellhaugen.

Tumulo di Jellhaugen

Questo tumulo è un monumento nazionale, in quanto è il secondo tumulo funerario, di epoca vichinga, più grande di tutta la Norvegia. Essendo un luogo importante del passato di questo paese, i ricercatori del Norwegian Institute for Cultural Heritage Research (NIKU) hanno studiato attentamente quelle campagne a livello archeologico. Quando si studia un territorio alla ricerca di nuovi reperti che emergono dal passato, un grande aiuto all'archeologia viene dalla geologia. Infatti, le forme del paesaggio sono spesso lette dai geologi per intuire o meno la presenza di un sito sotterrato; ma quando un sito potenzialmente interessante nasconde bene le sue tracce, una branca della geologia, la geofisica, corre in aiuto degli studiosi: attraverso uno strumento chiamato georadar, un radar che, attraverso l'emissione di onde elettromagnetiche nel terreno, ne restituisce un'immagine ad alta risoluzione dei primi metri di profondità, è stato possibile investigare a fondo le campagne intorno al tumulo di Jellhaugen. I risultati sono stati stupefacenti, guardiamoli insieme:

Area investigata col georadar

Quella in foto è un'immagine della campagna investigata intorno al tumulo funerario. Di seguito riportiamo la mappa fatta dai ricercatori della NIKU, attraverso l'uso del georadar:

Immagine ottenuta attraverso l'uso del georadar

Esattamente come in una radiografia, si notano delle aree più chiare e delle aree più scure. Le aree più scure sono così, perché i materiali presenti hanno reagito diversamente rispetto al terreno circostante, a dimostrazione che lì sotto c'è qualcosa. Ebbene, le interpretazioni hanno fatto intuire che, a 50 centimetri di profondità, sono presenti i resti di una nave vichinga. Nell'immagine, l'area all'interno della circonferenza rossa.

Al centro dell'immagine, in verde, l'area della nave vichinga; in rosso altri tumuli ed in arancione delle strutture portuali.

Come detto nella didascalia, sono presenti passerelle in legno, una nave e resti di tumuli. I resti dei tumuli rinvenuti sono stati spianati dalle attività agricole che si sono effettuate nel corso dei secoli; la scoperta della nave da parte della NIKU è molto importante, visto che ce ne sono solo tre ben preservate in tutta la Norvegia.
Una delle domande che si fanno gli autori della scoperta è quanto sia preservata la nave. Per rispondere a tale domanda, però, è necessario effettuare ulteriori indagini, inclusa un'attenta campagna di scavo. Attenta, perché è necessario non danneggiare ulteriormente il delicatissimo relitto del passato.


Particolare radar della nave vichinga. Si notano chiaramente i due fianchi del vascello

Una ricostruzione della forma della nave, da parte degli archeologi della NIKU, è riportata nella seguente immagine.

La nave vichinga - ricostruzione

Storie del genere ci fanno capire quanto sia importante il concorso di più discipline, sia per scoprire, che per ricostruire frammenti del passato. In questo caso archeologia, storia, geologia e geofisica, insieme, hanno contribuito a ricostruire un pezzo importante delle radici della Norvegia, oltre che a ritrovare quella che potrebbe essere la quarta nave vichinga arrivata fino a noi dal passato.

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