La Carta de Logu

Ogni società, in ogni tempo, ha sempre avuto bisogno di regole; ovviamente, le società dell'era Medievale non fanno eccezione a ciò, in quanto è sempre stato necessario avere delle norme di riferimento per non far precipitare il normale vivere civile nel caos.
Sull'isola di Sardegna, nel centro del mar Mediterraneo, esisteva una sorta di federazione composta da quattro piccoli stati, denominati Giudicati: Arborea, Lugodoro, Gallura e Calari. Sarà proprio il primo giudicato elencato, Arborea, a creare un codice estremamente importante, vasto e completo: la Carta de Logu.

Una pagina della Carta de Logu

La Carta de Logu (trad. Carta del Luogo) è un codice di 198 capitoli redatto dalla Giudicessa Eleonora d'Arborea fra il 1389 ed il 1392. Il diritto regio sardo infatti, permetteva ad una donna di poter succedere alla reggenza del territorio tenuto dalla famiglia; la donna attuò una serie di riforme per il giudicato, fra cui il riordino del sistema giuridico, rivedendo la precedente Carta de Logu scritta dal padre Mariano IV d'Arborea, ritenuta da Eleonora dai contenuti troppo autoritari.

Dipinto raffigurante Eleonora d'Arborea

La tradizione vuole che la carta venne promulgata nella Pasqua del 1392. Ma quali erano gli argomenti di cui si occupava? La Carta comprendeva norme di codice civile e penale, oltre ad alcune regole che potrebbero costituire una sorta di codice rurale. Essa nasce sia da un tentativo politico di ribadire l'indipendenza dagli Aragonesi, che stavano cercando di espandere la loro sfera di influenza sull'isola di Sardegna, sia di mettere ordine nei vari editti che nei millenni si erano succeduti, basati principalmente sulla consuetudine e sugli usi dei singoli signori locali. Ciò comportava una disciplina complessa e poco chiara di diversi argomenti, e questo rendeva necessaria una revisione del corpo legislativo del Giudicato.
È opinione di molti ricercatori che Eleonora d'Arborea, nello scrivere la carta, segni dunque un passo fondamentale sulla strada che porta verso lo Stato di diritto: infatti, grazie alla carta, tutti erano tenuti ad osservare le norme in essa contenute, e ciò portava alla necessità della conoscenza della legge e della sua diffusione. Grazie a questa carta, tutti avevano la certezza del diritto (applicazione della norma e delle relative sanzioni in caso di violazione), oltre a sancire che tutti gli uomini fossero uguali dinanzi alla legge: tale affermazione, nel XIV secolo, è decisamente importante e inusuale.
Il lavoro riuscì talmente bene alla Giudicessa che la carta arrivò a sopravvivere per quasi mezzo millennio, superando sia il dominio aragonese che quello sabaudo. Solo nel 1827 venne sostituita dal codice redatto da Carlo Felice.

Affresco raffigurante Eleonora d'Arborea con la Carta de Logu

La Carta de Logu tratta argomenti di incredibile attualità: la tutela e la posizione sociale della donna, che veniva difesa da stupro ed adulterio (lo stupratore pagava con una multa o addirittura col taglio del piede), la salvaguardia del territorio, attraverso la regolamentazione dell'abbruciamento delle stoppie, affronta il problema dell'usura, regolamenta le eredità, fornisce norme e regole di caccia e pastorizia, autorizza i preti a far da notai, punisce i falsi e le negligenze dei giudici. È estremamente interessante notare come già nel XIV secolo ci fosse un codice che trattasse di problemi che solo sei secoli più tardi, nel XX, verranno sviscerati in modo organico. Ancora oggi tutela del territorio, discriminazione sessuale ed usura sono temi di grande attualità se si considerano i fatti di cronaca, e questo dice tutto sulla lungimiranza avuta dalla signora del Giudicato di Arborea.
Quanto esposto, fa della Carta de Logu uno dei codici più importanti mai promulgati nel Medioevo, una pietra miliare della storia sarda ed italiana, un esempio del grande contributo che una donna ha saputo dare al progresso dell'umanità tutta.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le acconciature e i capelli nel Medioevo

La scrittura nel medioevo

Il Letto in epoca medievale