L'assedio di Otranto

Nel 1480 Maometto II, Sultano dell'Impero Ottomano, decise di attaccare Rodi. Ferrante II di Aragona, Re di Napoli, andò ad aiutare l'isola con due navi e così il sultano se la legò al dito, motivo per cui la sua flotta fece rotta su Brindisi, col sogno di espugnare Roma e punire Ferrante II. Fra 70 e 200 navi, trasportanti fra i 18 ed i 100 mila uomini, fecero rotta verso il Regno di Napoli, sotto il comando di Gedik Ahmet Pascià, noto come Giacometto. Nella notte del 28 luglio 1480 attraversò il canale d'Otranto, ma il forte vento di tramontana, invece di portarli a Brindisi, fece trovare la flotta davanti alla città di Otranto.

Castello di Otranto

La flotta turca sbarcò nei pressi dei laghi Alimini. In quel tratto di costa, oggi chiamato Baia dei Turchi, si scontrarono in isolate scaramucce con i soldati della guarnigione otrantina, che cercava di bloccarli mentre scendevano dai navigli. Tuttavia, i soldati pugliesi furono messi alle strette dal continuo accrescersi delle forze turche e costretti a riparare nelle mura. Ahmet inviò un primo messaggero, di nome Turcman o Turciman, a trattare con gli idruntini: gli propose il permesso di lasciare la città senza colpo ferire, a patto che prima abiurassero pubblicamente la fede in Cristo. Il popolo insorse contro il mediatore, che però scampò al linciaggio e comunicò al Pascià il rifiuto di Otranto alla conversione. Un secondo messaggero, forse latore di un ultimatum, non riuscì nemmeno ad avvicinarsi a Otranto perché fu trafitto da una freccia alle porte della città.

La baia dei turchi, luogo di sbarco degli Ottomani

Così il 29 luglio cominciò l'assedio della città: tutti gli abitanti del circondario si diressero in città, lasciando le campagne ed i piccoli borghi intorno ad Otranto. A difenderla c'erano solo 2.000 uomini guidati dai capitani Francesco Zurlo e Giovanni Antonio Delli Falconi; la città, sguarnita e mal difesa (non c'erano cannoni e le mura finivano facilmente danneggiate dall'artiglieria turca), non avrebbe potuto contenere a lungo l'impeto dell'artiglieria turca, ma volle resistere comunque. Quando Ahmet Pascià pretese la resa dai difensori, questi rifiutarono immediatamente. Zurlo sdegnosamente respinse la proposta di Ahmet - la vita in cambio della resa - e in risposta le artiglierie turche martellarono immediatamente con il loro fuoco la città. Subito partirono dei messaggeri per avvisare il re di Napoli, che si apprestò ad inviare richieste d'aiuto ai regni cristiani. Nella notte, la situazione era così disperata che il popolo si riunì nella cattedrale e scelse di resistere fino alla fine e alle estreme conseguenze.

Cattedrale di Otranto

L'11 agosto, dopo 15 giorni d'assedio, Ahmet ordinò l'attacco finale, durante il quale riuscì a sfondare. I Turchi entrarono nella città attraverso la "Porticella", il più piccolo ingresso a Otranto posto sul lato nord-est delle mura. In breve il castello fu espugnato. Il grande divario di forze aveva deciso l'esito dell'assedio.
Crudeltà furono commesse dagli assalitori sugli otrantini. Nel massacro tutti i maschi maggiori di quindici anni furono uccisi. Donne e bambini furono ridotti in schiavitù. Stando ad alcune stime, i morti furono 6.000 (inclusi quelli periti nei combattimenti e per effetto dei bombardamenti delle grosse artiglierie). Circa 800 persone vennero portate su di una collina, nei giorni successivi e giustiziate tramite decapitazione, in quanto si rifiutarono di abiurare la loro fede per convertirsi all'Islam. Verranno ricordati dalla storia come i Martiri d'Otranto. Tutt'ora, i loro resti riposano nella cattedrale della città.

I martiri d'Otranto, che scelsero di morire pur di non abiurare alla loro fede

La reazione di Ferrante d'Aragona fu lenta, tanto che gli Ottomani ebbero il tempo di risalire l'intera Puglia, prima che una flotta del regno di Napoli riuscisse ad attaccarli presso Vieste. La situazione era tale che nell'intera penisola italiana cominciò a diffondersi la psicosi: addirittura si temeva che il Papa stesso avrebbe abbandonato Roma! Solo nell'autunno, quando Papa Sisto IV dichiarò la crociata contro i turchi, e l'esercito aragonese fu sovvenzionato dai soldi fiorentini, la pressione napoletana divenne più forte, e dopo molte peripezie e grazie all'aiuto di diversi stati italiani (la chiesa aveva mosso sia le sue galee, che affittato quelle di Genova), si cinse d'assedio Otranto.
A risolvere la situazione fu la morte del cinquantaduenne Sultano Maometto II, avvenuta tra il 3 e il 4 maggio 1481. L'avvenimento decise le sorti dell'assedio e fu accolto con sollievo da parte dei cristiani, poiché la successione del sultano ottomano aveva aperto le ostilità tra i due suoi figli Bayezid e Cem. In conseguenza di ciò, era sorta una nuova crisi per l'impero turco, per il vuoto politico creatosi, e Ahmet venne richiamato in patria.
A Otranto l'esercito ottomano, privo di rinforzi e pressato dagli eserciti e dalle milizie cristiane, subì il 23 agosto un violentissimo attacco, che provocò nelle due parti notevoli perdite umane.
I turchi furono costretti, dopo una disperata resistenza a cedere, e Ahmet Pascià accettò una resa dignitosa. Il 10 settembre 1481 riconsegnò la città al duca Alfonso di Calabria, arrendendosi onorevolmente e tornando a Valona: i turchi restituivano una città ridotta a un cumulo di macerie, nella quale erano sopravvissuti solo 300 abitanti.
Così si concluse una delle vicende più devastanti per questa porzione di territorio italiano.

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