Le Origini del Panettone e del Pandoro - Parte I

Ormai siamo nel pieno delle feste natalizie, e fra le tante leccornie presenti sulle nostre tavole, sono protagonisti due dolci che conoscono praticamente tutti: il panettone ed il pandoro. Entrambi sono di origine medievale; ed in questo articolo e nel successivo vedremo come essi sono nati.

Il panettone

Tipico panettone milanese

Le origini del panettone si perdono in due leggende, 
La prima è quella legata al suo nome, il Pan de Toni.
Toni era uno sguattero che lavorava nella cucina di Ludovico il Moro. Siamo nella seconda metà del XV secolo, e durante la preparazione della cena della vigilia di Natale, il capocuoco brucia il dolce che stava preparando. Per sistemare il problema, Toni prende il panetto di lievito madre che si era tenuto per sé in occasione del Natale,e lo impasta con farina, uova, zucchero, uvetta e canditi. Dopo averlo lungamente lavorato ottiene un impasto molto soffice e lievitato; lo inforna e alla fine della cena lo serve al suo signore. Ludovico è così impressionato dal dolce che, per omaggiarne il creatore, lo chiama Pan de Toni, da cui poi il nome Panettone.
Altra leggenda è quella di Ulivo degli Atellani.
Ulivo degli Atellani era il garzone di un fornaio che, per conquistare la figlia di quest'ultimo ed incrementare le vendite del forno del padre, creò ed infornò un impasto con la migliore farina, burro, uva sultanina, miele, e canditi. Il dolce fu un successo enorme, ed Ulivo fece colpo sull'avvenente figlia del suo padrone.

Ludovico il Moro

In realtà, la vera origine del panettone va ricercata nell'usanza diffusa nel medioevo di celebrare il Natale con un pane più ricco di quello di tutti i giorni. Un manoscritto tardo quattrocentesco di Giorgio Valagussa, precettore di casa Sforza, attesta la consuetudine ducale di celebrare il cosiddetto rito del ciocco: la sera del 24 dicembre si poneva nel camino un grosso ciocco di legno e, nel contempo, venivano portati in tavola tre grandi pani di frumento, materia prima per l’epoca di gran pregio. Il capofamiglia ne serviva una fetta a tutti i commensali, serbandone una per l’anno successivo, in segno di continuità. Col tempo quel pane, sempre più condito e farcito, divenne il panettone.
Inoltre, documenti di Pietro Verri narrano di un'antica consuetudine che nel IX secolo animava le feste cristiane legate al territorio milanese: a Natale la famiglia intera si riuniva intorno al focolare attendendo che il pater familias spezzasse "un pane grande" e ne porgesse un pezzo a tutti i presenti in segno di comunione. 

Lo storico Pietro Verri

Nel XV secolo, come ordinato dagli antichi statuti delle corporazioni, ai fornai che nelle botteghe di Milano impastavano il pane dei poveri (pane di miglio, detto pan de mej) era vietato produrre il pane dei ricchi e dei nobili (pane bianco, detto micca). Con un'unica eccezione: il giorno di Natale, quando aristocratici e plebei potevano consumare lo stesso pane, regalato dai fornai ai loro clienti. Era il pan di scior o pan de ton, ovvero il pane di lusso, di puro frumento, farcito con burro, miele e zibibbo.

Il panettone ha attraversato i secoli, ancora oggi è il protagonista delle nostre tavole, in eterna sfida con un altro pane dolciario famosissimo, il pandoro, di cui parleremo in un prossimo articolo.

Buon Natale a tutti!

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