La Chiesa ed il mondo medievale

Il mondo medievale è assillato da una paura ricorrente e pervasiva: quella di peccare. L’essere umano è imperfetto, fallace, sbaglia, cade in tentazione. Di conseguenza si discosta marcatamente dal modello di uomo proposto dalle sacre scritture. Per questa ragione, la paura della dannazione eterna è pervasiva ed influisce in modo determinante sulla vita del povero uomo medievale.
In questo strappo fra mondo terreno e mondo mistico trova posto la Chiesa, struttura religiosa che cerca di avvicinare l’uomo al divino. Per via della grande presa psicologica esercitata sulle masse, essa influenzerà, nel bene e nel male, la storia dell’Occidente dall’epoca dell’Impero Romano fino a quella illuministica, diventando una dei protagonisti della storia dell’umanità.

La Chiesa è il centro del mondo medievale. La parrocchia ed il cimitero infatti erano i punti nevralgici del villaggio, dove si radunavano gli abitanti per parlare, festeggiare, pregare o piangere i loro morti, oltre ad essere il luogo deputato a gestire i ritmi del medioevo: infatti, grazie al rintocco delle campane la mattina, a metà giornata e a sera, i contadini erano in grado di capire quando alzarsi per andare a lavorare la terra, desinare, o ritirarsi per il riposo.

Duomo di Colonia - la cattedrale è l'elemento dominante della città, il centro di essa, il fulcro della sua vita.
Gli uomini di chiesa erano detti “chierici”, termine derivante dalla cerimonia della tonsura dei capelli che veniva condotta al momento della loro investitura. Grazie al profondo legame con la religione che caratterizzava i popoli del medioevo, ebbero un’importanza crescente nel corso della storia, influenzando gli eventi e le dinamiche sia su piccola che su grande scala. Il chierico scandisce i momenti più importanti della vita dell’uomo medievale: infatti battezza, sposa, celebra la messa, i funerali, predica, pubblica le novità. Anche se la sua situazione economica non sempre eccelle, ha comunque a disposizione una dotazione fondiaria: un quarto di tale dotazione va al curato stesso, mentre i restanti tre quarti vengono spesi nella manutenzione e nella gestione della parrocchia. Oltre a tali entrate, proprio come oggi, il chierico percepisce un compenso sui matrimoni ed i funerali celebrati. Le entrate così ottenute permettono in tal modo di mantenere lui e la sua famiglia.

Chierico assorto nella scrittura - da notare la testa, da cui il nome, rasata nel corso della cerimonia della tonsura
Sì, a differenza di oggi i preti medievali potevano permettersi di avere una famiglia! Per la società medievale un chierico sposato era un modello da seguire, quindi la Chiesa li incitava a sposarsi e a fare figli, in modo da dare l’esempio alla comunità che amministravano. Fra l’XI ed il XII secolo questa usanza venne gradualmente vietata in quanto le parrocchie venivano passate di padre in figlio creando dei veri e propri fenomeni di nepotismo.

Sorte diversa toccava a chi dipendeva da un monastero: infatti i superiori del chierico, che in questo caso è detto “monaco”, stabilivano un compenso congruo, secondo loro, alle sue esigenze. Ma spesso e volentieri tale compenso era insufficiente a soddisfarne i bisogni. I monaci mangiavano in silenzio, e prima o dopo mangiato recitavano preghiere di ringraziamento a Dio. Le dinamiche del pranzo dei monaci dell’ordine ospedaliero invece erano molto più rigide: infatti non era consentito parlare ed il pasto da consumare doveva essere frugale e veloce.
I monaci svolgevano la loro attività religiosa anche in tempo di guerra: infatti, quando viaggiavano a seguito delle truppe, predisponevano una tenda adibita a cappella, dove era possibile celebrare le funzioni liturgiche. La preghiera e la contemplazione erano attività ripetute più volte al giorno, ed occupavano una fetta importante della giornata dell’uomo di Chiesa. Solo con la regola introdotta da San Benedetto viene riconosciuta l’importanza del lavoro che, accomunato alla preghiera (ora et labora), dava vita all’ideale giornata del monaco.

San Benedetto da Norcia - il santo è spesso rappresentato nell'atto di tenere in mano il libro della sua Regola.

I monasteri, governati da un abate o da un priore, con le entrate accumulate potevano divenire molto potenti, tanto da poter arrivare a competere addirittura col potere dei vescovi, che all’epoca erano veri e propri signori esattamente come i nobili.

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