Le invenzioni nel Medioevo

Molti testi di storia, ancora oggi, definiscono il Medioevo un secolo buio. Tale definizione è dovuta per via dei forti cambiamenti geopolitici che caratterizzarono tutto il periodo, oltre alle grandi invasioni dei popoli delle steppe, che fondarono sulle rovine del vecchio impero romano il nuovo mondo medievale, oltre ai vari casi di peste bubbonica che flagellarono parte dell'Europa.
Eppure il medioevo è considerato un'epoca di invenzioni, ancora prima delle future epoche. Tali invenzioni si ebbero, in particolare, in ambito bellico ed architettonico; mentre altre si ebbero nella normale vita di un qualsiasi individuo dell'epoca.
Ci soffermeremo a descrivere in modo sintetico le cinque più importanti invenzioni nel medioevo.

I mulini ad acqua.

L’idea che si potesse sfruttare l’energia dell’acqua per automatizzare certi lavori, e quindi creare delle macchine che potessero fare quello che, fino ad allora, era stato fatto da braccia umane, in realtà non era nuova: già Vitruvio, il celebre architetto romano, ne aveva parlato nel I secolo a.C., ma si trattava ancora di idee vaghe, poco concretizzate nel lavoro quotidiano delle campagne.
Fu invece a partire dal IX secolo che i mulini ad acqua, simili a come noi oggi li conosciamo, cominciarono a comparire in Europa, parallelamente alla progressiva abolizione della schiavitù.
Un mulino semplice infatti permetteva di macinare in un’ora circa 150 Kg di grano. Questo risultato, fino ad allora, si poteva conseguire solo utilizzando quaranta schiavi che, anche se non dovevano essere pagati, andavano comunque evidentemente mantenuti. La produttività crebbe a livelli mai visti fino ad allora: l'economia e quindi gli scambi commerciali con altre regioni, ebbero un forte incremento. Infatti, grazie ai mulini e all’aratro (che vedremo in seguito), i contadini europei riuscirono a produrre di più e con minori costi, consentendo alle popolazioni di alimentarsi meglio e, conseguenzialmente, di resistere meglio alle epidemie e alle malattie endemiche che periodicamente attraversavano il continente europeo.

Mulino ad acqua in un iconografia


L’aratro pesante.

L’altra grande invenzione che cambiò radicalmente il mondo dell’agricoltura medievale fu quella dell’aratro pesante. In epoca antica e durante l’alto medioevo, era ben noto il cosiddetto aratro semplice. Esso era uno strumento a vomere (la parte che taglia la terra) simmetrico ed in legno, che riusciva a malapena a scalfire superficialmente le zolle del terreno. per questo motivo la terra non veniva rimescolata granché, comportando raccolti di scarsa rilevanza; inoltre erano strumenti molto fragili, che poco si adattavano al duro terreno del nord Europa. Nell' XI secolo però, nel nord della Francia, fece la sua comparsa un nuovo tipo di aratro, chiamato presto aratro pesante. In esso il vomere era asimmetrico, mentre lo strumento era dotato di ruote e, dato che non doveva più essere per forza spinto da un uomo, poteva essere appesantito per farlo entrare più in profondità. Infatti necessitava di essere attaccato a buoi o cavalli da soma.
Fu una rivoluzione: l’aratro pesante, come il nome lascia intendere, penetrava più profondamente nel terreno, rimestando completamente le zolle e garantendo una produttività maggiore dei campi. Questo favorì, nel giro di pochi decenni, un poderoso aumento demografico; inoltre, buoi e cavalli da soma trovarono ampio impiego, anche grazie alle successive invenzioni del giogo frontale per i primi e del collare da spalla per i secondi, portando anche a una sempre più netta distinzione tra contadini ricchi che potevano permettersi il nuovo aratro, già di per sé costoso, e gli animali che servivano a metterlo in funzione e contadini poveri.


Calendario (l'aratura), miniatura dell'anno 1000 circa, Londra, British Library

L’orologio meccanico.

Comparsi nel corso del XIII secolo, i primi orologi meccanici si trovarono in breve tempo a sostituire varie forme di misura del tempo diffuse fin dall’antichità. Tali forme di misura erano basate su meridiane, clessidre e perfino orologi idraulici, che erano già noti a greci e romani, ma che avevano trovato nuova diffusione proprio nei secoli medievali. La grande novità furono però gli orologi meccanici, che in realtà erano una novità solo fino a un certo punto: il primo orologio di questo tipo era infatti già stato completato in Cina attorno al 725 d.C., quindi circa cinquecento anni prima della sua comparsa in Europa; inoltre alcuni testi spagnoli riferivano nel 1277 di orologi molto simili già diffusi da tempo anche tra i musulmani.
Ciononostante, per gli europei l’orologio meccanico fu comunque un’invenzione autonoma e altamente innovativa. L'orologio fu capace di rivoluzionare il modo di vivere e di intendere la giornata, conteggiando le ore della giornata in 24 segmenti. La diffusione degli orologi meccanici, all’inizio del XIV secolo, costituisce un’innovazione gravida di conseguenze importantissime per l’evoluzione della percezione del tempo e della mentalità in generale, nonché per l’ulteriore sviluppo tecnico.

Orologiaio Boke of Astronomy and off Philosophye XIV sec.Bodleian Library


Gli occhiali.

 Nel 1352 abbiamo la prima documentazione dell’uso di quelli che potremmo chiamare occhiali, ovvero delle lenti usate con costanza per attenuare i difetti della vista: il documento in questione è il ritratto del cardinale Ugone di Provenza, eseguito da Tommaso di Modena e conservato, assieme a quello di altri trentanove domenicani illustri, nella Sala del Capitolo della Chiesa di San Nicolò a Treviso. Alla fine del Duecento e dell’inizio del Trecento, non a caso si parlava di lapides ad legendum e roidi da ogli, cioè probabilmente lenti di ingrandimento e occhiali da vista.
Ma la tecnica di produzione di questi primi occhiali era un segreto custodito gelosamente dalla Serenissima, che su tutta la lavorazione del vetro voleva mantenere uno stretto riserbo. La repubblica veneziana era timorosa delle imitazioni e delle contraffazioni che mercanti provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa non vedevano l’ora di poter immettere sul mercato.
Così, se possiamo ipotizzare che a Venezia le prime lenti fossero state realizzate già qualche anno prima della fine del Duecento, fu solo dopo la metà del Trecento che se ne trova appunto testimonianza fuori dalla città. Prima, come detto, a Treviso (che tra il 1339 e il 1381 fu governata proprio dai veneziani, prima di passarvi definitivamente nel 1388) e poi anche in Toscana e in altre parti d’Europa.


Tommaso da modena, ritratti di domenicani (Ugo di Provenza) 1352


La stampa a caratteri mobili.

 La stampa a caratteri mobili, creata da Johann Gutenberg nel 1455 a Magonza, fu l'invenzione più conosciuta. Anche in questo caso, in realtà, come abbiamo già segnalato per l’orologio, l’invenzione europea non fu la prima in assoluto, visto che in Cina una tecnica molto simile era stata già creata nel 1041 dall’inventore Bi Sheng. Tale tecnica probabilmente era ignota a Gutenberg e agli europei del tempo. Gutenberg non inventò la stampa, che di per sé già esisteva da tempo; Gutenberg però ebbe l’idea di produrre non il modello di tutta la pagina da pressare poi sulla carta, ma appunto i caratteri, che potevano essere allineati a formare la pagina desiderata, che poi potevano essere riutilizzati, con notevolissimi risparmi economici e sui tempi di lavorazione; inoltre i suoi caratteri erano in una lega metallica realizzata grazie alle sue esperienze da orafo, lega che risultava molto più resistente delle matrici precedenti, mentre il torchio, che riprese da quello da vino, permetteva di applicare una pressione uniforme e quindi di ottenere una resa tipografica nettamente superiore a quelle ottenute coi metodi tradizionali. Insomma, di fatto Gutenberg applicò una serie di idee desunte da campi che non erano legati alla tipografia, migliorandole ed adattandole allo scopo, facendo fare un balzo in avanti incredibile a tutto il settore e diffondendo in pochi decenni il libro, oggetto che prima era confinato nelle biblioteche dei conventi.
Di per sé, Gutenberg probabilmente stampò un unico libro, la celebre Bibbia a 42 linee, e non poté continuare a causa di un fallimento prima e del saccheggio della città poi; ma altre tipografie furono presto aperte dai suoi allievi, sia in Germania che in Italia, dove i primi libri stampati col nuovo metodo risalgono al 1463.

Pagina dalla Bibbia di Gutenberg








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