L'Origine dei Vichinghi, parte 1

Quando parliamo di Vichinghi, subito viene in mente il guerriero violento, sanguinario e mastodontico che conosciamo nei film, ma oggi vogliamo spiegare in modo esaustivo l'origine di questo popolo che ha cambiato la storia dell'Europa Altomedievale.
L'origine del termine "Vichingo" è ancora controversa; infatti alcuni studiosi sostengono che vichingo significhi "abitante delle piccole baie", in quanto in antico normanno Vik significa appunto "piccola baia, cala". Altri hanno invece fatto derivare il termine dal nome della regione del fiordo di Oslo, chiamata Viken. Ma i vichinghi non furono mai chiamati con questo nome dalle popolazioni che subirono i loro attacchi. In generale gli abitanti dell'Europa Occidentale li chiamarono Northmen, ossia "uomini del Nord". Gli storici franchi li chiamarono Normans ("Normanni") e Danois ("Danesi"). Gli Anglosassoni li definirono Danes, gli Irlandesi Lochlannach ("uomini del paese dei loch", dei laghi"), gli Arabi di Spagna diedero loro il nome di Magus ("miscredenti"), mentre per Arabi e Bizantini furono Rus ("uomini che remano", dallo svedese ruotsi "remare"). Attualmente il termine "vichingo" è utilizzato per indicare in generale tutte quelle popolazioni scandinave aventi lingua, costumi e religioni comuni che, a partire dalla fine dell'VIII secolo, lasciarono la loro patria per rendersi protagonisti di un'epopea che li avrebbe portati praticamente in tutto il mondo.

Vichinghi in viaggio; iconografia di un manoscritto medievale XII sec.

Studiare la storia di questo popolo è compito arduo, perché essi non hanno lasciato cronache o testimonianze scritte degli avvenimenti di cui si resero protagonisti. Inoltre le loro tradizioni orali furono trascritte solo a partire dal XIII secolo da autori il cui scopo non era storico, ma letterario, con tutte le implicazioni che questa scelta poteva comportare. Le uniche fonti a disposizione degli studiosi sono quelle prodotte dalle vittime delle aggressioni vichinghe, motivo per cui vanno interpretate con estrema cautela, in quanto potrebbero contenere esagerazioni, del resto plausibili, visto il contesto di devastazione e violenze inaudite in cui avvennero le incursioni.
Una delle prime aggressioni avvenute in Europa da parte dei vichinghi, su cui si sono trovate fonti scritte, risale al 793 d.C.. Gli abitanti della Northumbria, l'attuale Northumberland, una regione dell'Inghilterra settentrionale al confine con la Scozia, assistettero atterriti a una serie di presagi funesti: uragani devastanti, carestie, pioggia di sangue, apparizioni di draghi di fuoco nel cielo.

Il regno di Northumbria nel 802 d.C.


L'8 giugno di quello stesso anno, i presagi si trasformarono repentinamente in una triste realtà: alcune navi straniere approdarono nell'isola di Lindisfarne, situata sulla costa della Northumbria.
Dalle navi scesero degli uomini di origine sconosciuta, che osarono attaccare il prestigioso monastero dell'isola, fondato dai monaci irlandesi nel 669 d.C. e caposaldo della cristianizzazione dell'Inghilterra. Essi massacrarono i monaci che vi abitavano, uccisero il bestiame, saccheggiarono il monastero, incendiarono il villaggio e ripreso velocemente il largo con il bottino e alcuni prigionieri. Era questo uno dei primi attacchi dei vichinghi, un complesso di popolazioni scandinave di ceppo germanico che, alla fine dell'VIII secolo, si misero in movimento per cause ancora non del tutto chiare, ma probabilmente identificabili nel sovrappopolamento della madrepatria e nel desiderio di avventura e di affermazione personale di alcuni capi clan.

L'abbazia di Lindisfarne

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