Le origini dell'Arabia Preislamica

Oggi vi parleremo delle origini dell'Arabia preislamica, tema poco trattato ma di importanza fondamentale per capire meglio come mai nella fase del grande movimento delle Crociate, al termine dell'XI secolo, i territori del Medioriente non fossero uniti per contrastare l'invasione dell'Occidente.
La maggior parte del territorio della penisola arabica era costituita da aree desertiche ed era abitata da popolazioni nomadi, i Beduini Arabi, la cui attività principale consisteva nello scortare le carovane di mercanti lungo la pericolosa attraversata del deserto. I Beduini, per sopravvivere, si spostavano a dorso di cammello da un'oasi all'altra, dove vivevano piccoli nuclei sedentari che fornivano loro i prodotti di prima necessità, tra cui grano, vestiti e armi; in cambio, i nomadi offrivano agli agricoltori sedentari protezione contro altri gruppi di nomadi delle aree limitrofe.

L'Arabia prima della diffusione dell'Islam

In una tale realtà l'organizzazione sociale e politica era poco sviluppata e generalmente si limitava alla divisione in tribù, guidate da un capo eletto dagli anziani. Ogni tribù costituiva un nucleo piuttosto chiuso, all'interno del quale vigeva una forte solidarietà. Un'organizzazione sociale di questo genere favoriva la coesistenza di molteplici clan, quasi sempre in lotta fra loro. Ogni tribù inoltre, aveva divinità proprie ed anche veri e propri piccoli santuari, che a volte diventavano dei luoghi di incontro intertribale, dove si intrecciavano le pratiche religiose e commerciali. Uno dei centri che divennero un punto di riferimento importante per la maggior parte delle tribù, fu la Mecca. Qui, un oligarchia di famiglie appartenenti alle tribù dei Quraysh seppe creare una perfetta integrazione tra interessi religiosi e interessi economici. La Mecca, infatti, oltre a vantare una fortunata posizione di crocevia commerciale, era sede di uno dei più importanti culti dell'Arabia preislamica, quello della "Pietra Nera". La pietra nera (in realtà un meteorite) era un idolo venerato da molte tribù.

La Kaaba alla Mecca

Essa, secondo le tradizioni ebraiche, era stata inviata dall'Arcangelo Gabriele a Ismaele e a suo padre Abramo, mentre erano impegnati nella costruzione di un santuario (la Kaaba, "il cubo") nel luogo in cui il Dio biblico aveva fatto zampillare una sorgente d'acqua fresca per dissetare Ismaele e la madre Agar, ripudiata da Abramo, mentre vagavano per il deserto. La pietra fu dunque inserita da Ismaele nell'angolo sud-orientale del santuario, e da quel momento la Kaaba cominciò ad assumere grande importanza, tanto da divenire un punto di riferimento per molte tribù. Alla Kaaba, oltre alla Pietra Nera, si veneravano circa 300 idoli diversi, che i custodi del tempio avevano raccolto negli anni. Infatti, tra questi idoli, godeva particolare prestigio il Dio Hubal, il quale per il gran numero di devoti che annoverava, venne chiamato Allah, "il Dio". La Mecca è l'esempio più chiaro del processo evolutivo al quale stava andando in contro l'Arabia. Infatti, attraverso lo sviluppo di centri allo stesso tempo religiosi e commerciali, andavano attenuandosi le chiusure tribali che avevano caratterizzato il paese fino a quel momento, e cominciavano a farsi sentire gli effetti di una certa evoluzione in senso unitario, sia in campo politico sia in campo religioso.

La Pietra Nera incastrata in un angolo della Kaaba
Il profeta Maometto diede grande impulso a questo semplice orientamento. Per concludere, ricordiamo che grazie alla predicazione del profeta Maometto (567 o 572-632) si mise in moto un grande processo unitario in campo religioso e politico, che innescò una destabilizzazione senza precedenti, dell'assetto politico del Mediterraneo. Tutte le invasioni subite fino ad allora dagli imperi d'Oriente e d'Occidente, infatti, si erano risolte con un'integrazione, anzi, talvolta con totale assorbimento degli invasori nella religione e nella cultura locali. Il vecchio mondo romano-bizantino, invece, non fu in grado di inglobare questa nuova civiltà, che mantenne la sua originalità, contribuendo, in particolar modo nei secoli XI e XII, al rinnovamento della cultura occidentale in campo filosofico e scientifico.

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