Gli incendi nel Medioevo

Sull'eco dei drammatici fatti accaduti a Parigi pochi giorni or sono, è interessante vedere come nel Medioevo gli incendi fossero frequenti e devastanti. Capiremo che quello che è capitato a Notre Dame, rispetto al passato, è paragonabile ad una banale scottatura.

Raffigurazione di un incendio nel Medioevo

I centri urbani medievali erano composti da case fatte prevalentemente in legno, addossate fra loro (basti pensare alle strade strette e tortuose tipiche delle città medievali), spesso non selciate e cariche di immondizia. Buona parte dei suppellettili e degli utensili in casa erano in legno, e le fonti di approvvigionamento d'acqua erano rare e mal dislocate. Inoltre la normativa edile non esisteva: tutto era lasciato all'iniziativa del singolo, ed i materiali di risulta, fra cui sicuramente legname, stracci ed altre sostanze infiammabili, spesso venivano lasciati per strada, che poteva così finire facilmente intasata. Con queste premesse, cosa sarebbe potuto andare storto dal punto di vista della sicurezza degli incendi?
Ed ecco che gli incendi erano frequenti e continui. Le cause principali erano:

  • Case in legno, con stalle, granai e fienili nelle vicinanze;
  • Lavorazione del ferro da parte dei fabbri, con emissione incontrollata di scintille o per via del fuoco;
  • Candele non spente correttamente;
  • Fuochi accesi in cima alle torri, come manifestazione di gioia;
  • Disposizione delle fontane e dei punti di approvvigionamento d'acqua.
Col tempo però la società dell'epoca corse ai ripari: il Comune di Siena istituì un corpo di vigili del fuoco, con tanto di risarcimenti per le case bruciate; si cercava di allontanare dalla città le attività pericolose e più propense allo sviluppo di fuochi incontrollati; gli artigiani si posizionavano, con le loro attività, nei pressi delle fontane; le cucine si costruivano all'ultimo piano.

Siena, città all'avanguardia nella prevenzione degli incendi

Importanza cruciale si doveva alla collocazione delle fontane, la cui acqua era necessaria per lo spegnimento del fuoco. Infatti i punti di approvvigionamento di acqua erano rari e spesso lontani dall'incendio, e l'acqua doveva essere portata a mano tramite secchi. È facile immaginare come così gli incendi andassero soventemente fuori controllo, portando così alla distruzione di ampie porzioni di centro urbano. Firenze, ad esempio, nel 1304, perde una parte importante del suo centro urbano. 
Città come Torino inoltre, arrivarono a provvedimenti più drastici, come la proibizione nel costruire portici in legno, ma solo in pietra, e sostituire i tetti in legno con tegole. Data la violazione continua delle disposizioni, nel XV Secolo la città si affidò ad un banditore per porre fine alle inottemperanze della popolazione.
Altri provvedimenti, presi sempre nell'ambito della lotta agli incendi, furono quelli di porre delle vedette sulle torri e sui campanili delle chiese e di istituire, nel contempo, dei servizi di pattugliamento notturno eseguiti da soldati con specifici compiti di sorveglianza e di perlustrazione.

I campanili, nel Medioevo, sono luoghi fondamentali per l'avvistamento degli incendi

In caso di incendio, non mancavano le azioni repressive volte a punire coloro i quali li provocavano con dolo, delitto considerato gravissimo al pari degli omicidi e dei tradimenti. La gravità del gesto compiuto determinava naturalmente la pena comminata ai trasgressori delle disposizioni. L’incendiario poteva essere addirittura mandato al rogo, se colto in flagranza di reato.

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