Great battles of Historie medievali: La battaglia di Manzikert

Senza la sconfitta nella battaglia di Manzikert, probabilmente l'Impero bizantino sarebbe riuscito a respingere ancora per un po' l'avanzata dei Turchi Selgiuchidi, e le Crociate non si sarebbero mai verificate. Ipotesi controfattuali a parte, lo scontro giunse al termine di una campagna promossa dall'Imperatore Romano IV Diogene, nel 1070, e volta alla riconquista dell'Armenia, appena caduta sotto il controllo del sultano selgiuchide Alp Arslan: l'obiettivo era, infatti, quello di rafforzare il confine orientale dell'Impero e limitare le scorribande dei turcomanni e dei cavalieri oghuz, così da allontanare definitivamente la presenza nemica dalle regioni nord-orientali dell'Anatolia.

Gli itinerari seguiti da Romano IV (in viola) e dai Selgiuchidi (in verde)

Il Basileus decise così di dividere il suo esercito in due o tre tronconi e, mentre inviava delegazioni diplomatiche al sovrano selgiuchide nel tentativo di rinnovare i termini dei trattati di pace, avanzava nell'entroterra anatolico con una forza di 40.000 uomini. La campagna bizantina si contraddistinse per diserzioni ed errori tattici, come quando l'Imperatore, dopo che il primo troncone, guidato dall'armeno Niceforo Basilakes, venne duramente respinto due giorni prima della battaglia da una banda di cavalieri turchi, ordinò al contingente guidato dal mercenario normanno Oursel de Bailleul di occupare la rocca di Chliat. Fu un errore imperdonabile perché smembrò le sue forze, riducendone la capacità di manovra.

Raffigurazione della battaglia di Manzikert, con in alto l'esercito bizantino di Romano IV Diogene mentre viene sgominato. In basso, il sultano selgiuchide Alp Arslan. Miniatura medievale

Un secondo contingente, al comando dell'armeno Giuseppe Tarcaniote, venne poi inviato a rinforzo di Bailleul, mentre la guardia germanica dell'imperatore fu collocata nelle retrovie: mosse, quelle dei bizantini compiute quasi alla cieca, visto che erano completamente all'oscuro della consistenza dell'esercito nemico, composto da circa 35.000 uomini. Giunti nei pressi della piana di Manzikert, dopo le prime scaramucce tra i reparti esplorativi dei bizantini, il 16 agosto, Romano IV Diogene uscì allo scoperto per lo scontro frontale. Le cose però si misero subito male: dopo il tentato saccheggio del campo nemico, i reparti imperiali si trovarono a dover fronteggiare la schiera degli arcieri turcomanni disposti a mezzaluna e, quando i bizantini indietreggiarono, tentando di riguadagnare la via del campo, si videro piombare addosso la temibile cavalleria turcomanna.

Romano IV rappresentato schiacciato dalla forza di Alp Arslan, manoscritto francese del XIV secolo

Fu un massacro. Si sparse la voce che l'imperatore fosse caduto, la paura prese il sopravvento e, allo schianto con i reparti nemici, i soldati romani cedettero di botto: circa 20.000 uomini disertarono, 4.000 vennero catturati, mentre i morti, si stima, furono tra i 2.000 e gli 8.000.
Il Basileus in realtà non era morto, ma, disarcionato da cavallo, era rimasto ferito e in quei concitati momenti, travolto dalla massa, si persero le sue tracce. Venne ritrovato il giorno dopo dai turchi e, una volta fatto prigioniero, sarebbe stato liberato da Alp Arslan. Il suo però non sarebbe stato un felice ritorno a casa, in quanto sarebbe stato deposto da una ribellione. La sconfitta di Manzikert è solitamente indicata come l'inizio del declino dell'Impero bizantino, sempre più schiacciato sotto le pressioni dei nuovi popoli asiatici.

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