Le scoperte di Lendbreen

Il cambiamento climatico, con le sue drammatiche conseguenze sugli ecosistemi, è un argomento di tremenda attualità. Fra i tanti effetti negativi che esso provoca, c'è la scomparsa dei ghiacciai sulle vette delle Alpi e delle catene montuose più settentrionali del pianeta Terra. Paradossalmente però, per quel che concerne le scoperte archeologiche, il cambiamento climatico sta risultando essere una vera e propria manna dal cielo! Un esempio su tutti è in Norvegia meridionale, al passo di Lendbreen.

Un gruppo di ricercatori a Lendbreen

In Norvegia meridionale, su in montagna, molti circhi glaciali sono ancora coperti da ghiacciai che, ormai da decenni, purtroppo sono in ritiro. Questo ritiro comunque ha avuto un risvolto positivo: infatti, sono riemersi molti reperti vichinghi provenienti dal passato. Una zona particolarmente ricca di reperti è risultata essere il passo di Lendbreen. Le montagne della zona infatti, separano due vallate abitate fin dai tempi più antichi, che però comunicavano fra loro per via di commerci e transumanze di animali. All'epoca vichinga le popolazioni, per evitare di aggirare il massiccio montuoso, decisero di tagliare per le creste delle montagne. Dato che la via risultò essere molto agevole, per secoli si usò il passaggio così battuto. Nel corso dei secoli il ghiaccio coprì il passaggio ma, dal 2006, il suo scioglimento ha portato alla luce una serie di straordinari reperti perfettamente conservati.
Nel 2011 infatti, viene rinvenuta, ai piedi del ghiacciaio in ritiro, una tunica di lana del IV secolo dopo Cristo.

La tunica ritrovata a Lendbreen 

Lars Pilø, del dipartimento del Patrimonio Culturale Norvegese, in collaborazione con la Cambridge University, ha allora avviato una campagna archeologica in questa ed in altre zone della contea a cui appartiene Lendbreen, ed i risultati, pubblicati in un articolo scientifico dall'Università di Cambridge (scaricabile qui), sono stati notevoli. Le indagini effettuate hanno dimostrato che il passaggio in quella zona, nel medioevo, era cosa comune, e che l'attività più praticata era quella della transumanza: parliamo infatti del ritrovamento di 800 manufatti, 150 fra ossa e corna, oltre 100 tumuli composti da pietre impilate, ed i resti di un rifugio. Se cartografati, gli elementi trovati delineano un'area di passaggio ad est del ghiacciaio che scollina sul versante a sud. Fra i reperti più interessanti ritrovati, si annoverano crani e ferri di cavallo, utensili vari, scatole in legno, una scarpa dell'XI secolo d.C., un pezzo di tessuto scuro, ben conservato, del X secolo, una conocchia in legno per filare la lana del IX secolo, coltelli, fruste, morsi in legno per caprini ed ovini, una ciaspola per cavalli. Tutti oggetti legati alla pastorizia e alla transumanza degli animali da un lato all'altro della montagna, messi a riposo sotto metri di ghiaccio ormai sciolto. Molto interessante è il ritrovamento di un bastone da passeggio con delle rune incise.

Bastone da passeggio con rune incise

I ricercatori hanno rinvenuto anche tracce di attività di caccia, rinvenendo dardi di balestra e datando l'attività venatoria fra il IV ed il X secolo dopo Cristo, mentre gli altri reperti sono in gran parte databili all'XI secolo.
Lo studio conclude che il picco nell'uso del percorso di transumanza si ebbe fra il 300 d.C ed il 1500 d.C.

Uno dei crani di cavallo emersi dai ghiacci

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