Il fuoco greco
"La nave beccheggiava nell’oscurità, sulle calme acque. Il silenzio era spettrale nella baia illuminata dalla luna, e solo il rumore delle onde rompeva quella sinistra tranquillità. L’ancora era calata, e la guardia di vedetta sull’albero maestro combatteva una battaglia disperata contro il sonno che voleva chiudere i suoi occhi. Ma una scarica di adrenalina assalì l’uomo, che in un istante sentì il suo cuore palpitare a mille: da dietro la scogliera una nave nemica era spuntata a vele spiegate, e ora virava diritta verso di loro.
“Allarme!”, gridò con forza la vedetta disperata.
“Allarme!”, gridò con forza la vedetta disperata.
I marinai ebbero appena il tempo
di svegliarsi ed alzarsi, che la nave nemica già era a poche decine di metri da
loro. Sul ponte nemico alcuni soldati circondavano delle otri in terracotta,
mentre altri si preparavano ad incoccare le frecce coi loro archi.
Disperati, i marinai sulla nave
ancorata cercarono in fretta e furia i loro archi, ma da un tubo sormontante
quell’otre, uscì una potente e vigorosa lingua di fuoco che illuminò la notte
più della stessa luna. Fluidamente, come fosse fatta di un liquido oleoso, la
fiamma avvolse parte dello scafo della nave. In pochi istanti una parte
consistente del ponte fu avvolto dalle fiamme. Disperati, i marinai buttarono
alcune secchiate d’acqua su di esse, ma il fuoco, invece di scemare, divampò
con maggior veemenza avvolgendo in breve tutto il ponte. Presto le urla
disperate dei marinai, raggiunti dalle fiamme, cessarono lasciando il posto al
crepitio del fuoco che divorava il legno dello scafo. Nei bagliori di
quell’inferno, la nave colò a picco nel silenzio della notte.”
Nel mondo medievale è esistita un’arma
molto simile al nostro lanciafiamme, ha avuto tantissimi nomi a seconda delle regioni
dell’antica Europa, la sua efficacia in situazioni belliche è sempre stata la
stessa. La sua origine certa è attribuita ai Bizantini intorno al VII-X sec. circa;
altri popoli, come i Selgiuchidi e gli occidentali, hanno iniziato a conoscere
quest’arma intorno al XII sec.
Ma il fuoco greco com’era composto e
come veniva utilizzato nelle arti belliche? C‘erano moltissime composizioni differenti,
ma la base di questa miscela liquida bollente era così composta: Pece,
Salnitro, Zolfo e Calce viva; altre composizioni descritte in regioni
differenti all’area bizantina erano: legna secca,zolfo, lardo, pece liquida,
sugna e olio (bitume liquido); altri ancora contenenti bitume, zolfo, resina,
pece liquida e stoppa imbevuta di bitume (olio incendiario). Oltre a queste
esistevano tantissime altre miscele. Le molteplici composizioni liquide furono
adattate e sperimentate in base alla disponibilità dei materiali e alle
conoscenze di chi preparava il liquido.
Codex Skylitzes Matritensis XII sec.
Ci risultano pertanto commissioni di alcuni materiali non facilmente reperibili da parte di importanti condottieri del tempo. Questo combustibile liquido poteva essere lanciato con sifoni (un grande otre di pelle o di terracotta collegato ad un tubo di rame), catapulte, e in alcuni casi con sifoni a mano. L’uso a sifone è stato associato prettamente ad attacchi di tipo marittimo contro le navi, a differenza invece delle epoche di fine XIII e inizio XIV sec. dove gli otri infuocati venivano scagliati direttamente contro le mura o strutture (torri d’assedio) per abbatterle o incendiarle come mostrato nella foto sottostante.
Lancio di fuoco greco mediante un trabucco
Il fuoco greco poteva essere usato con un sifone a mano, dove una piccola quantità di liquido veniva inserita nel tubo sottostante il sifone centrale che mediante la pressione esercitata con la maniglia retrostante, si otteneva la fuoriuscita del liquido dalla punta ad un’elevata pressione. Ciò consentiva la miscelazione fra liquido e aria che si espandeva, questo comportava il getto di una fiammata liquida tale da essere lanciata e direzionata a piacimento.
Codex
Vaticanus Graecus 1605
La caratteristica che rendeva temuti questi primitivi lanciafiamme era che il fuoco greco si incendiava al momento dell'impatto, a causa della reazione della calce viva, e pertanto non poteva essere spento con acqua, anzi ne ravvivava la forza. L’unico modo per estinguerlo era l’uso della sabbia o dell’aceto.
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