Il matrimonio cristiano si fonda sul
consenso di entrambi i partner, preservando il diritto personale della donna.
Questa concezione cristiana era legata ai principi biblici e quindi: monogamia,
inscindibilità del matrimonio (separazione/divorzio), divieto di incesto (es. fratelli
e sorelle); pertanto, potevano essere interpretati in modi diversi. Il matrimonio
tra congiunti venne interpretato in modo molto esteso. Il principio di
indissolubilità sollevava problemi, in quanto l’etica matrimoniale sostenuta da
Cristo respingeva le regole, fissate da Mosè, che consentivano l’abbandono
della moglie mediante una lettera di ripudio. Paolo l’apostolo, riteneva
ammissibile risposarti con una donna di religione differente.
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Codice Manesse
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Nell’alto medioevo l’uomo è il capo del matrimonio cristiano. Così come Cristo lo è della Chiesa, egli deve amare la propria sposa proprio come Cristo ama la sua Chiesa. Nel momento in cui lo sposo decideva di sposarsi, lasciava il padre e la madre per stare con la moglie, unendosi in una sola carne e quindi in una sola persona. In questa epoca la donna, secondo le autorità ecclesiastiche, era riconosciuta come <<il sesso debole, l’Eva peccatrice>>; ma per la dottrina cristiana la donna era, così come l’uomo, considerata una creatura di Dio che era stata salvata da Cristo. Nella seconda metà del IV sec. compaiono in Italia i primi monasteri femminili, fondati quasi spesso da donne aristocratiche ai margini delle comunità cristiane cittadine. In questi monasteri le donne non sposate, ma anche quelle appartenenti all’élite sociale, avevano tutta la loro libertà e spazio di azione. Era considerato un grande valore la verginità dedicata a Dio, pertanto l’atto sessuale era valutato come finalità riproduttiva, mentre il piacere e la pratica contraccettiva venivano respinti. Tutto ciò che concerne al matrimonio cristiano era strettamente legato a coloro che credevano nella propria religione a Cristo; gli atti descritti sopra, come anche quello del battesimo fra gli sposi, era considerato come fonte di salvezza per gli sposi.
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The Marriage Of Arthur- Guinevere 15th century |
Il matrimonio era considerato come un mezzo per realizzare un interesse di natura politico-economica e non solo. Essi venivano celebrati fra differenti ceti sociali, a volte con nette distinzioni e a volte con differenze più sfumate, come ad esempio la figlia del contadino che veniva promessa al vicino ricco, che ne prendeva le terre in dote, o come la figlia del re che veniva data al suo nemico per stipulare la pace.
In
genere i matrimoni medievali sfociavano sempre di più in situazioni simili
perché la costrizione era sentita male da entrambe le parti, e spesso erano i
genitori a decidere per la propria figlia. Per la sposa era un dramma perché
poteva essere fortunata a sposare un uomo giovane, ma poteva anche ritrovarsi
uno vecchio; alla fine però contava poco perché c’era una scappatoia:
l’adulterio; esso veniva visto non come soluzione sempre ottimale, pertanto l’uomo
era tendente spesso a ripudiare in questo modo la propria sposa. Per lo sposo
il discorso era esattamente lo stesso, con una piccola differenza però: se era
sorpreso di adulterio non pagava nessuna sanzione e non perdeva l’onore; al
contrario, se era invece la donna sorpresa di adulterio, veniva gettata nel fango l’adultera e la sua famiglia, il suo nome e tutto ciò che la
riguardasse.
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Bibbia Maciejowski |
Il matrimonio nel Medioevo aveva anche uno scopo molto importante: generare un erede. Considerando che la vita media non superava i cinquant'anni, sia per gli uomini che per le donne, il matrimonio si faceva prima dei vent'anni d'età e dopo i dodici o i quattordici anni. Le bambine diventavano donne intorno ai dodici, quattordici anni e si sposavano un anno dopo, al massimo due.
Questi numeri esprimono una media, un valore generico e non indicativo perché capitavano, come detto sopra, anche casi di ragazzine che sposavano dei quarantenni o delle quarantenni che sposavano dei ragazzini, ad esempio.
Il matrimonio quindi avveniva in relazione all'età perché da questa dipendeva, oltre ad altri fattori certamente, la capacità di generare eredi. Certamente una ragazzina appena divenuta donna aveva più possibilità di una trentenne di diventare madre e dare al marito dei figli, proprio per questioni biologiche. Un ragazzo di vent'anni aveva più possibilità di un quarantenne di diventare padre e generare una sana prole.
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Manoscritto XIII- XIV sec. circa |
Buonasera, sono Gabriel dalla Francia, trascrivo documenti del XVI e XVII secolo in un misto di italiano e latino. Qualcuno è morto "di pontusa" non so come tradurlo. Grazie in anticipo per i tuoi commenti.
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