La basilica di Sant'Angelo in Formis
Se si cerca con attenzione, si scopre che la piana campana è ricca di testimonianze storiche di epoca medievale. Una delle più importanti la possiamo trovare nel fazzoletto di pianura compreso fra Capua ed i primi rilievi appenninici, non lontano dal fiume Volturno. Si tratta di una basilica altomedievale, la cui costruzione è cominciata nel sesto secolo dopo Cristo, per terminare nel dodicesimo.
In questi sei secoli è stata costruita non solo una basilica, ma un vero e proprio capolavoro della storia dell'arte e dell'architettura, stiamo parlando della basilica di Sant'Angelo in Formis.
La basilica nasce sui resti del romano tempio di Diana; dibattuto invece è il significato del termine "in formis". Infatti si ritiene che possa essere riferito o al vicino acquedotto (dal latino "forma"), oppure derivato dalla parola "informis", ovvero informe, nel senso di spirituale.
La basilica venne costruita per la prima volta dai longobardi, rispettando il tracciato dell'antico tempio, e dedicata a San Michele Arcangelo; sul finire dell'anno mille, essa venne donata agli abati di Montecassino. Essi pensarono di ricostruirla, donandoci così sia la forma attuale, sia uno dei cicli pittorici medievali meglio conservati di tutto il sud Italia. Nel dodicesimo secolo si aggiungono il portico esterno, con gli archi a sesto acuto, ed il campanile laterale.
Escludendo tale portico, i cui archi ogivali appartengono già ad uno stile architettonico più recente, la chiesa rappresenta un interessante modello di arte romanica. Infatti essa è composta da finestre piccole, mura spesse, esterno austero fatto di nuda pietra; l'interno invece, come prevedeva il canone architettonico romanico, è di una bellezza estasiante: i cicli di affreschi, decorati dall'abate Desiderio di Montecassino, abbelliscono tutte le pareti.
Gli affreschi interni di una chiesa erano un elemento essenziale dell'epoca romanica. Essi avevano un duplice scopo: in primo luogo esaltare la semplicità dell'esteriorità (rappresentata dalle pareti di nuda pietra) e la ricchezza interiore (gli affreschi interni per l'appunto); in secondo luogo spiegare attraverso le immagini al popolo, sostanzialmente analfabeta, le storie descritte nella Bibbia, conseguendo così un risultato di natura didattica.
Nell'abside della chiesa di Sant'Angelo in Formis è ritratto il Cristo Pantocratore (cristo benedicente), con sotto i tre arcangeli affiancati da Desiderio di Montecassino e San Benedetto da Norcia. La presenza del santo serve a ricordare che la basilica appartiene all'ordine benedettino, mentre Desiderio rappresenta la proprietà del monastero di Montecassino sulla chiesa.
Le ricche pareti laterali delle navate invece, raccontano storie dell'antico e del nuovo testamento. Sulla controfacciata è dipinto il giudizio universale.
Come si può capire, ogni elemento è pensato per dare al fedele che entrava in chiesa un messaggio dei brani della Bibbia.
Osservando i particolari, come ad esempio nella foto in alto, è possibile notare come essi siano curati nei minimi dettagli, e quanto magnifica dovesse apparire questa chiesa nel momento di massimo splendore.
La basilica di Sant'Angelo in Formis testimonia la presenza di una comunità viva nell'alto medioevo, dove i fermenti artistici e culturali erano presenti in modo pervasivo. D'altronde l'influsso del vicino mondo bizantino, che influenza profondamente lo stile degli affreschi, è ancora forte e preponderante. La chiesa è un'opera architettonica dall'importante valore artistico e culturale, che deve rammentare quanta strada può e deve essere fatta nella promozione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico locale.
In questi sei secoli è stata costruita non solo una basilica, ma un vero e proprio capolavoro della storia dell'arte e dell'architettura, stiamo parlando della basilica di Sant'Angelo in Formis.
Facciata della basilica di Sant'Angelo in Formis. Quella che si vede oggi è dovuta alla ricostruzione nell'anno mille, mentre il porticato è del dodicesimo secolo. |
La basilica nasce sui resti del romano tempio di Diana; dibattuto invece è il significato del termine "in formis". Infatti si ritiene che possa essere riferito o al vicino acquedotto (dal latino "forma"), oppure derivato dalla parola "informis", ovvero informe, nel senso di spirituale.
La basilica venne costruita per la prima volta dai longobardi, rispettando il tracciato dell'antico tempio, e dedicata a San Michele Arcangelo; sul finire dell'anno mille, essa venne donata agli abati di Montecassino. Essi pensarono di ricostruirla, donandoci così sia la forma attuale, sia uno dei cicli pittorici medievali meglio conservati di tutto il sud Italia. Nel dodicesimo secolo si aggiungono il portico esterno, con gli archi a sesto acuto, ed il campanile laterale.
Escludendo tale portico, i cui archi ogivali appartengono già ad uno stile architettonico più recente, la chiesa rappresenta un interessante modello di arte romanica. Infatti essa è composta da finestre piccole, mura spesse, esterno austero fatto di nuda pietra; l'interno invece, come prevedeva il canone architettonico romanico, è di una bellezza estasiante: i cicli di affreschi, decorati dall'abate Desiderio di Montecassino, abbelliscono tutte le pareti.
Navata centrale. L'abside è dominato dal Cristo Pantocratore |
Gli affreschi interni di una chiesa erano un elemento essenziale dell'epoca romanica. Essi avevano un duplice scopo: in primo luogo esaltare la semplicità dell'esteriorità (rappresentata dalle pareti di nuda pietra) e la ricchezza interiore (gli affreschi interni per l'appunto); in secondo luogo spiegare attraverso le immagini al popolo, sostanzialmente analfabeta, le storie descritte nella Bibbia, conseguendo così un risultato di natura didattica.
Abside, Cristo Pantocratore |
Nell'abside della chiesa di Sant'Angelo in Formis è ritratto il Cristo Pantocratore (cristo benedicente), con sotto i tre arcangeli affiancati da Desiderio di Montecassino e San Benedetto da Norcia. La presenza del santo serve a ricordare che la basilica appartiene all'ordine benedettino, mentre Desiderio rappresenta la proprietà del monastero di Montecassino sulla chiesa.
Parete della navata centrale raffigurante le storie del Nuovo Testamento. In secondo piano, dietro le colonne, le pareti della navata laterale descrivono le storie dell'Antico Testamento. |
Come si può capire, ogni elemento è pensato per dare al fedele che entrava in chiesa un messaggio dei brani della Bibbia.
Particolare degli affreschi che decorano le arcate che separano le navate. Di particolare pregio è la cura dei singoli particolari |
Osservando i particolari, come ad esempio nella foto in alto, è possibile notare come essi siano curati nei minimi dettagli, e quanto magnifica dovesse apparire questa chiesa nel momento di massimo splendore.
La basilica di Sant'Angelo in Formis testimonia la presenza di una comunità viva nell'alto medioevo, dove i fermenti artistici e culturali erano presenti in modo pervasivo. D'altronde l'influsso del vicino mondo bizantino, che influenza profondamente lo stile degli affreschi, è ancora forte e preponderante. La chiesa è un'opera architettonica dall'importante valore artistico e culturale, che deve rammentare quanta strada può e deve essere fatta nella promozione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico locale.
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