L'università nel Medioevo

In questo post, come già anticipato in precedenza, ci occuperemo della nascita e del conseguente sviluppo delle università nell'Europa medievale.
Studenti raffigurati in un frammento dell'arca di Giovanni
da Legnano. Opera di Pierpaolo dalle Masegne, 1383,
Bologna, Museo medievale
È il XII secolo che segna l'inizio di una nuova era per la diffusione del sapere e della conoscenza. Infatti, in questo periodo, gli studenti e i maestri cominciarono a riunirsi in associazioni, le universitates, che avevano il fine di regolamentare la vita della scuola, dallo stabilire i piani di studio  al calendario degli esami, fino alla decisione dell'ammontare della retta che doveva essere versata per accedere agli studi. Oltre a ciò, queste associazioni puntavano anche, e oserei dire soprattutto, al riconoscimento di determinati privilegi da parte delle pubbliche autorità. Fu così che nacquero le prime università. Inizialmente, questo nome non indicava un luogo fisico sede di un centro di studi (come nell'accezione moderna del termine), bensì un gruppo di persone che si riuniva per studiare insieme. Ben presto, alcune università si distinsero per il loro alto livello culturale, specializzandosi in determinati campi di studio: ad esempio, l'università di Parigi divenne celebre per lo studio della teologia; quella di Salerno per gli studi in medicina; Bologna divenne il punto di riferimento per quanto riguarda il diritto e la giurisprudenza mentre, a Oxford, le scienze naturali la facevano da padrone.

Le università potevano conferire, sulla base di esami, titoli di studio con valore legale:  gli studenti ricevevano infatti, in ordine crescente, prima il titolo di baccelliere, poi quello di maestro ed, infine, quello di dottore.
Lezione di medicina in un'università medievale,
 miniatura dalla Chirurgia di Ruggiero da Frugardo
Una grande peculiarità di queste nuove istituzioni era rappresentata dal fatto che le università potevano assumere un carattere internazionale. Gli studenti ed i docenti potevano provenire da diverse regioni ed avevano il privilegio di studiare o lavorare in un istituto al quale le autorità, laiche od ecclesiastiche che fossero, concedevano ampi margini di libertà ed indipendenza.
Ogni università, solitamente, ospitava almeno una di queste quattro facoltà: facoltà delle arti, medicina, diritto e teologia. Soltanto ad Oxford furono istituite due facoltà di diritto, una per il civile ed un'altra per il canonico. Lo studio delle arti invece, garantiva un insegnamento basilare incentrato sulle sette arti liberali, con un interesse particolare per la dialettica.
Inoltre, fu proprio in queste sedi che venne codificato il "metodo scolastico" degli studi superiori, costituito da lectio (lettura), quaestio (individuazione dei problemi), disputatio (disputa interpretativa) per giungere alla determinatio che costituiva la sintesi finale.

Una menzione particolare va riservata alla nascita delle prime biblioteche universitarie, avvenuta verso la metà del XIII secolo. In questi luoghi, si raccoglievano i libri scritti dai maestri e molte copie degli scritti utili all'insegnamento, talvolta in formati meno costosi e più pratici di quelli che, per diverso tempo, i monaci amanuensi avevano sapientemente ricopiato e custodito nei monasteri.

una lezione all'università di Bologna
Con l'avvento delle università, la chiesa vide sfumare quel monopolio dell'insegnamento che aveva mantenuto fino a quel momento, anche se, bisogna precisare, continuava ad esercitare un certo controllo sugli argomenti oggetto di studi nelle neonate università. l'allontanamento dall'egida culturale ecclesiastica partì, nel XIII secolo, soprattutto dalle città, dove divenne forte il bisogno di una cultura e di un insegnamento più libero dal controllo della chiesa. La prima università laica, fondata da uno stato e non da associazioni di letterati o istituzioni di natura ecclesiastica, fu quella voluta dall'imperatore Federico II di Svevia a Napoli nel 1224. Essa venne concepita come studium per la formazione delle classi dirigenti dell'impero e per agevolare la formazione culturale dei suoi sudditi.

Bisogna dire che, già nel corso del XIII secolo, le università erano diventate delle potenti corporazioni. Per questo motivo, le autorità civili (sovrani in Francia ed Inghilterra, magistrati dei comuni in Italia) iniziarono ad imporre il loro controllo. Nonostante le violente reazioni degli universitari, i quali ricorsero persino all'arma dello sciopero, le università videro inesorabilmente scomparire la loro autonomia ed indipendenza.

Commenti

  1. La fondazione e la conduzione delle università, così come le loro finalità ed i principi ispiratori, sono dovuti essenzialmente alla libera iniziativa di rappresentanti laici della Chiesa, cioè non a chierici ma a religiosi, con l'intento di formare ed erudire i propri esponenti e di offrire allo stesso tempo l'opportunità di una crescita culturale, umana e dunque sociale, a tutta la popolazione, specialmente a coloro che avevano meno opportunità, cioè a quanti non appartenendo alla nobiltà feudataria e latifondista del tempo, non poteva disporre di istruttori privati a domicilio (peraltro anch'essi religiosi). Tutto questo per dire che non fu una dittatura culturale quella della Chiesa, bensì una iniziativa a sfondo sociale, un vero e proprio servizio per l'istruzione, quando ancora non vi era alcuno stato che se ne facesse carico e ancor meno garante.

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