Il problema dei rifiuti nel Medioevo

Lo smaltimento dei rifiuti non era la priorità principale della comunità medievale. Camminare per le strade strette e tortuose di una cittadina dell'età di mezzo, significava incappare in qualunque genere di rifiuto, dai cadaveri di animali morti, agli scarti di ogni tipo, dallo sterco di animali a, persino, escrementi umani. I pericoli per il viandante non finivano qui: infatti, bisognava prestare attenzione anche a ciò che arrivava dall'alto: il rischio era quello di essere centrati dai rifiuti lanciati dalle finestre o che cadevano dalle latrine sospese.

Xilografia raffigurante una donna che svuota il vaso da notte sulla testa di alcuni cantori.
Queste cattive abitudini erano così diffuse che, nemmeno l'introduzione del "butto", un pozzo scavato in cortile, sotto le finestre, una sorta di antesignano delle moderne pattumiere, riuscì a sconfiggere. Gli statuti comunali, a quel punto, cercarono almeno di porre dei paletti regolamentari: i lanci vennero vietati durante il giorno, per essere consentiti soltanto dopo il terzo suono della campana serale; era necessario urlare appositi avvertimenti prima di gettare rifiuti o svuotare vasi da notte; solo in caso di pioggia, il lancio era libero senza il vincolo di avviso.
In particolare, i comuni del Nord e Centro Italia provarono a sancire norme di convivenza civile, al fine di migliorare, sia le condizioni igieniche che il decoro: norme, divieti e relative multe, proliferavano, ma le cattive abitudini faticavano a sparire. Durante le epidemie, tutto ciò veniva enfatizzato, anche grazie all'introduzione dei primi uffici di sanità, con punizioni sproporzionate, fomentate dalla psicosi del contagio: nella Parigi di inizio '400, ad esempio, chi veniva sorpreso a gettare rifiuti nella Senna, era sottoposto a condanna a morte per impiccagione. 

Miniatura di una latrina medievale
I servizi pubblici di nettezza urbana, che avrebbero fatto la loro comparsa in Italia solo nel '500, erano inesistenti. L'unica regola vigente era quella del "chi sporca, pulisce". Solo in circostanze emergenziali si potevano indire gare e bandi per affidare la pulizia a terzi per un periodo di tempo ben preciso. Era comunque buona norma tentare di riciclare i rifiuti, sia in ambito domestico e artigianale, che per fini bellici.
 Per queste ragioni, sarebbe sbagliato considerare l'uomo medievale sporco e poco avvezzo all'igiene personale. Ulteriore prova ne sono i cosiddetti "balnea" medievali, luoghi funzionali deputati alla pulizia del corpo, eredi dei bagni pubblici dell'Antica Roma, il cui utilizzo sarebbe poi stato abbandonato nel '300, per la paura delle epidemie che, nel XIV secolo, funestarono l'Europa.
Sala da bagno pubblica medievale
Sotto il profilo generale, quindi, la gestione dei rifiuti e le condizioni igieniche delle città non erano certamente le preoccupazioni principali del tempo, e le cose peggioreranno ulteriormente nel Rinascimento, con il consolidamento delle monarchie nazionali, caratterizzate da città governate da sovrani lontani dalla realtà quotidiana, asserragliati nelle loro corti, e non più dalle libere e moderne istituzioni comunali medievali, che comunque avevano mostrato una maggiore attenzione al vivere giornaliero delle comunità.

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