La caduta di Costantinopoli

Anno 1492: Cristoforo Colombo, convinto di essere sbarcato nelle Indie, ha in realtà scoperto un nuovo continente che verrà chiamato America. Come tutti abbiamo imparato a scuola, canonicamente in questo anno si pone fine alla vasta era medievale, durata più di mille anni. Ma la scoperta dell'America non è il solo avvenimento con cui si fa coincidere la fine del medioevo: un'altra circostanza a cui viene associata la fine di questa lunga era storica, è la caduta della seconda Roma, dell'erede della Città Eterna a cui, in corrispondenza della sua caduta, gli storici hanno posto il termine dell'età classica. Oggi, quindi, parleremo della caduta di Costantinopoli.

Philippe de Mazerolles: assedio di Costantinopoli

Anno 1453.
L'Impero Bizantino è ormai il pallido ricordo del vasto regno che era all'inizio: tutti i territori in Asia Minore ed in Grecia sono ormai persi, e Costantinopoli stessa è ormai isolata. Gli Ottomani sono i nuovi padroni del Medio Oriente, e marciano minacciosi sull'antica capitale.

Ciò che resta dell'Impero Bizantino alla vigilia della caduta di Costantinopoli

Costantinopoli è definita dallo storico Fernand Braudel un cuore miracolosamente vivo in un corpo ormai cadavere. Perché questo cuore è ancora vivo? La ragione principale risiede nei rifornimenti via mare che, nonostante la città fosse in declino da decenni, le consentivano ancora di resistere alle evoluzioni politiche della regione circostante; ed alla possente cortina muraria posta a difesa della città. Il sistema di fortificazioni di Costantinopoli è il più massiccio ed imponente del mondo allora conosciuto: tre file di mura, costruite da Teodosio il Grande nel 324 d.C., circondate da un immenso fossato, fanno della città una vera e propria fortezza inespugnabile.

Sezione delle tre file di mura di Teodosio, testimonianti l'impenetrabilità delle difese di Costantinopoli

Il sultano Mehmet II, signore degli Ottomani, era molto ambizioso, e si era deciso a voler prendere la città e farne la capitale del suo impero: costruì una fortezza sul Bosforo, per impedire i rifornimenti via mare a Costantinopoli; poi, aiutandosi coi migliori ingegneri arabi ed europei, creò un cannone particolarmente potente che sperimentò, con successo, su alcune navi veneziane transitanti, per l'appunto, lungo il Bosforo.
Le azioni di Mehmet, misero in crisi i commerci delle Repubbliche Marinare (si dice che anche alcune navi genovesi abbiano subito gli attacchi di suddetto cannone), e l'imperatore Costantino XI chiese aiuto alle potenze cristiane per difendere la città. Mehmet mandò un ultimatum a Costantino, proponendogli, in caso di resa, il governatorato della città; Costantino rifiutò sdegnosamente.
Così, nell'aprile del 1453, cominciò l'assedio della città.

Miniatura medievale mostrante l'assedio di Costantinopoli

Le forze in campo erano impari: 160 mila uomini e 200 navi ottomane, contro i 7000 uomini e 26 navi bizantine. Costantino XI chiese l'aiuto di Venezia e Genova, che mandarono all'incirca 1400 uomini. Mehmet pianificava di abbattere le mura coi colossali cannoni costruiti, detti bombarde.

Una delle bombarde ottomane usate per distruggere le mura di Costantinopoli

La bombarda era un mostro lungo 8 metri e pesante ben 48 tonnellate; sparava proiettili di granito, della circonferenza di 2,8 metri e pesanti circa una tonnellata. Per trasportarla servivano 100 buoi, e poteva sparare, al massimo, fra i 5 e gli 8 colpi al giorno.
Per via del numero esiguo di colpi che poteva scagliare, i bizantini avevano il tempo di poter riparare le mura; ragion per cui si tentò di scavare un cunicolo per far esplodere le mura da sotto terra, ma anche questo tentativo fallì. Un'immensa catena inoltre, impediva agli ottomani di avvicinarsi allo stretto di mare che separa il Corno d'oro dal quartiere di Galata. Le difese di Costantinopoli, in pratica, erano incredibili. La localizzazione della catena di sbarramento è visibile nell'immagine sottostante

Mappa indicante la disposizione delle truppe al momento dell'assedio

Si cercò di aggirare la catena costruendo una passerella per far passare le navi via terra; ma i bizantini resistettero, forti dell'arrivo di altre navi genovesi venute a dar man forte. Il vero problema, oltre all'inferiorità numerica, era dovuto al fatto che non ci si riusciva a mettere d'accordo su di una strategia precisa. Si fecero diversi tentativi di far affondare la flotta ottomana, ma tutti fallirono miseramente.
Sapendo che a breve sarebbero arrivate altre navi a dar man forte ai bizantini, Mehmet II decise di lanciare un massiccio attacco finale per il 29 maggio. Le mura erano danneggiate dai continui attacchi, le casse della città ormai vuote (si spogliarono le chiese per poter pagare i soldati). Gli ottomani indirizzarono i loro attacchi verso la porta d'Oro, il punto più vulnerabile e sguarnito delle mura; dopo una serie di attacchi respinti, Mehmet mandò in avanti le truppe migliori che, sconfiggendo quelle bizantine per sfinimento, misero in fuga veneziani e genovesi. Lo stesso imperatore si mise a capo delle truppe per impedire agli ottomani di entrare in città, ma morì nella battaglia, e Costantinopoli fu dunque presa. Al sorgere del sole, venne fatta una carneficina degli abitanti della città, le cui strade finirono per essere tappezzate di morti.
La popolazione fu decimata; la basilica di Santa Sofia fu trasformata in moschea, coi suoi mosaici coperti di intonaco; la famiglia imperiale fuggì in occidente.

Costantinopoli era caduta, e con essa un pezzo di storia.

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