Gli albori del Medioevo: Le invasioni barbariche e le loro conseguenze

Per conoscere al meglio il Medioevo, bisogna ritornare secoli addietro dove le terre delle popolazioni barbariche si estendevano in gran parte al di là il Danubio e del Reno, territori quasi sconosciuti al tempo. I barbari più prossimi ai confini romani erano i Germani, un popolo composto da varie tribù di cui: Alani, Burgundi, Franchi, Ostrogoti, Vandali, Visigoti ecc.; contadini poco legati alla terra che a quel tempo era scarsamente produttiva. La base della società di quell'epoca era la "famiglia": più famiglie formavano tribù consanguinee, a loro volta riunite in confederazioni militari guidati da capi militari considerati come re. Sin dal 280 d.C., Roma era riuscita a controllare il flusso migratorio degli elementi barbari, che varcano il confine alla ricerca di terre produttive, fertili e anche per arruolarsi nell'esercito Romano. Solo negli ultimi anni del IV secolo, la grande spinta Unna dall'Asia centrale, si propagò fino in Russia meridionale; i confini romani cedettero e le popolazioni germaniche dilagarono nelle aree più ad ovest dell'impero; così ebbe inizio quel lungo fenomeno che duro meno di cento anni. Le popolazioni germaniche avrebbero radicato le loro basi nelle province occidentali dell'impero.

Cartina delle invasioni barbariche

Nel 378 d.C. i Visigoti forzano la linea del Danubio, ma l'imperatore Valente riuscì a deviare la loro avanzata verso occidente; soltanto nel 410 d.C., Alarico penetrò in Italia saccheggiando Roma. Nel 412 si stanziarono nella Gallia meridionale, appena percorsa e razziata dai Vandali condotti da Genserico e diretti in Spagna. Da qui, nel 429, mossero alla conquista dell'Africa.
La Gallia settentrionale venne invasa a più ondate da Alani, Franchi e Burgundi tra il 400 e il 430. Inoltre la Bretagna fu abbandonata dai Romani e lasciata in balia dei Sassoni, che cercarono di stanziarsi a scapito dei Celti, sulle coste del Mar del Nord e della Manica.
Nel 451 e 452 gli Unni di Attila si riversarono in massa sulla Gallia e nella pianura Padana; mentre nel 488 gli Ostrogoti guidati dal loro re Teodorico invasero l'Italia.

Genserico che saccheggia Roma, dipinto di Karl Bryullov (1833-1835)

Nelle zone di confine, le colonie romane spariranno del tutto, già da tempo a contatto con i barbari, tutti i monumenti iniziarono a cadere in rovina; le città vennero saccheggiate dai nuovi arrivati e le scuole sparirono totalmente. In questo modo la civiltà romana si sgretolò completamente. Più a sud, invece, i barbari erano penetrati in questo territorio poco prima entrando in contatto con la cultura romana convertendosi al Cristianesimo; è vero che con il loro passaggio si ebbero distruzioni e saccheggi, l'economia divenne instabile e anche il commercio subì gravi danni. La situazione non durò a lungo: infatti, già nel 417, il poeta Rutilio Namaziano cantava il ritorno dell'età dell'abbondanza e della rinascita della vita sociale. In realtà, le migrazioni delle popolazioni germaniche influirono soprattutto sulla politica dell'Impero che già da tempo aveva legalizzato la presenza barbara sul territorio Romano. Possiamo annoverare l'arruolamento di elementi barbari all'interno dell'esercito regolare; si stabilì, dunque, di collocare i nuovi "contingenti" nelle province ed integrali nell'esercito per mezzo di una specie di "contratto federativo". L'accordo permetteva ai vari clan di mantenere il proprio diritto e le proprie organizzazioni, mentre i loro re trattavano direttamente con l'impero.

I primi regni romano-germanici alla fine del V secolo

I popoli federati assicuravano i loro servigi in cambio di un mantenimento materiale. Questo metodo consisteva nel fornire alle truppe e ai funzionari delle "carte di alloggio" e di "buoni alimentari", validi per approvvigionarsi nei magazzini dell'annona. Ma la ruralizzazione dell'economia costrinse a rivedere questo sistema. Si decise che i proprietari terrieri dovessero cedere un terzo o i due terzi delle loro terre ai capi clan, i quali a loro volta provvidero a distribuirle fra i propri uomini; in questo modo, nelle province, il potere passò nelle mani dei re barbari, capi dei popoli federati. La loro autorità li mise in grado di controllare l'amministrazione, mentre i loro luogotenenti furono addetti al mantenimento della sicurezza dei territori occupati; così le regioni divennero regni dove romani e barbari erano ugualmente soggetti al potere di questi capi militari.
Ben presto i re cercarono di estendere il proprio potere oltre i confini, obbligando il potere Imperiale a ritirarsi progressivamente. Diversamente da quanto era accaduto nei territori di confine, questo nuovo ordinamento non scardinò la civiltà romana: i barbari restavano delle minoranze stanziate in piccoli gruppi che, a poco a poco, assimilarono gli usi e i costumi locali.
Desiderosi di poter entrare a far parte di quel mondo potente e civilizzato, iniziarono a frequentare le stesse scuole romane tanto che in Africa, alla corte del re dei Vandali, si parla addirittura di una vera e propria rinascita culturale e letteraria.

Per quanto detto, in questo periodo si cominciarono ad intravedere i primi albori del Medioevo.

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