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Chiesa di Sant'Irene in Istambul |
Avete visto la figura? Nessuna figura, nessuna decorazione. Nessuna immagine rappresentante il divino o qualche santo, magari Sant'Irene, a cui è dedicata la chiesa. Solo un'abside in mattoni, spoglia di ogni tipo di decorazione, sormontata da una semplice croce in campo dorato. Questi sono stati gli effetti di un movimento che, a partire dal V Secolo dopo Cristo, decise di rigettare ogni forma di immagine, di icona, in quanto i promotori sostenevano che questo genere di cose facilitasse l'idolatria. Costoro decisero di distruggere tutte le icone, dando vita ad un movimento detto, per l'appunto, iconoclasta.
L'iconoclastia ha radici antiche: in antico Egitto, le statue degli antichi faraoni erano distrutte dai successori; nei testi sacri delle tre religioni monoteiste viene vietata qualunque rappresentazione artistica dell'aspetto fisico di Dio. Il Corano stesso, per impedire il sorgere di idoli, vieta espressamente qualsiasi tipo di rappresentazione. E questo porta ad influssi profondissimi nell'arte decorativa islamica, che si ripercuote in fitte ed intricate trame geometriche.
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Motivi geometrici islamici, ricercati in quanto impossibilitati a poter rappresentare immagini umane |
Anche il Cristianesimo, che aveva imperniato il suo messaggio anche sulla rappresentazione artistica dei propri personaggi, nel corso dell'Alto Medioevo subisce il rischio di dover radicalmente cambiare lo stile della sua arte. Nel IV secolo, Eusebio di Cesarea in particolare considerava la costruzione di oggetti ritraenti Gesù o gli apostoli come residui della tradizione pagana dei romani e dei greci, quindi una forma d'idolatria. Altri teologi, come Basilio, favorevoli alla venerazione delle immagini, la giustificavano in base all'incarnazione di Cristo che, a parer loro, rendeva possibile la sua raffigurazione.
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Immagine di San Basilio, sostenitore della rappresentazione fisica di Cristo |
L'icona comunque, era vista come oggetto traumaturgico, era considerata come se fosse viva; ragion per cui, il rischio di idolatria da parte del popolo era forte. In pratica era corrente l'opinione secondo cui l'icona fosse effettivamente un luogo nel quale poteva agire il santo o, comunque, l'entità sacra che vi era rappresentata.
All'inizio del VI Secolo, erano sempre di più coloro che rinnegavano le icone. Su tutti c'era Severo da Antiochia, che rinnegava non solo l'uso di icone di Cristo, Maria e dei santi, ma anche l'immagine dello Spirito Santo sotto forma di una colomba.
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San Severo da Antiochia |
Molti alti prelati cominciano a distruggere le icone, per loro potenziali oggetti idolatri; anche alcuni Papi, fra cui Gregorio I, lodano queste iniziative. Il Basileo Leone III, nel VII Secolo, appoggiò un movimento cristiano Bizantino che temeva l'idolatria delle icone, il movimento Pauliciano; si ritiene che avesse emanato una serie di editti per eliminare il culto delle immagini sacre, dando così inizio all'iconoclastia vera e propria.
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Moneta raffigurante Leone III |
Secondo le fonti, Leone III iniziò ad appoggiare gli iconoclasti per una serie di motivi: prima di tutto subì pressioni dei vescovi iconoclasti dell'Asia Minore (primo tra tutti Costantino di Nicoleia) a favore dell'iconoclasmo; inoltre una serie di disastri naturali (ultimo dei quali un devastante maremoto nel mar Egeo) convinse l'Imperatore che essi fossero dovuti a una presunta ira divina contro la venerazione delle icone. Nel 726, secondo alcune fonti, l'Imperatore Leone iniziò a predicare contro la venerazione delle sacre immagini, decidendo di distruggere un'icona religiosa raffigurante Cristo dalla porta del palazzo, la Chalkè, sostituendola con una semplice croce, insieme ad una iscrizione sotto di essa:
« "Poiché Dio non sopporta che di Cristo venga dato un ritratto privo di parola e di vita e fatto di quella materia corruttibile che la Scrittura disprezza, Leone con il figlio, il nuovo Costantino, ha inciso sulle porte del palazzo il segno della croce, gloria dei fedeli". »
Questo episodio scatenò anche una rivolta poi soffocata nel sangue. Il movimento nato nell'Impero Bizantino non stava bene in Occidente, tanto che gli stessi Bizantini presenti in Italia che il Papa Gregorio II stesso, mandarono un usurpatore per sovvertire la situazione che stava andando creandosi. L'iconoclastia generò guerre fra Impero Bizantino e Papato, che cercò di rovesciare gli esarchi presenti in Italia.
Fra alterne vicende, l'iconoclastia andrà avanti fino all'843 d.C., anno in cui Papa Gregorio IV riuscirà ad abolirla definitivamente, mettendo fine ad un movimento che avrebbe totalmente stravolto arte e cultura occidentali.
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Papa Gregorio IV |
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