La storiografia medievale
Un'opera in particolare domina la storiografia del Medioevo: il "De Civitate Dei" di Sant'Agostino, che determinando i rapporti tra la civitas terrena e quella celeste, contestualizza in modo del tutto nuovo l'importanza della storia; non soltanto cronache della vita di determinati personaggi o di entità politiche o sociali, ma una storia che diventa universale, legata all'umanità intera, nell'eterna lotta tra il bene e il male.
De Civitate Dei, incipit da un manoscritto del 1470 circa |
Illustrazione tratta dal Vita Karoli Magni del XIII secolo |
Ottone di Frisinga rivolge lo sguardo alla Cattedrale e alla città di Frisinga dalla riva orientale del fiume Isar (dipinto di Hans Part) |
È in particolare a partire dal dodicesimo secolo e da Ottone di Frisinga che l'agostinismo in storiografia, a l'ansia di salvezza ben presente in ciascuna opera, ridiventa fondamentale. Questa prospettiva andrà incontro a una frammentazione nei secoli successivi, quando la storia comunale (in Italia) e quella delle entità politiche (nel resto d'Europa) diverranno sempre più popolari; da noi ricoprono particolare importanza le storie di Giovanni Villani e Dino Compagni, che con l'uso del volgare attualizza la materia e la rende interpretabile anche in chiave politico-nazionale.
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