I Vichinghi e la cannabis

Beh, vi assicuriamo che non avete le traveggole, il titolo è corretto, ed è la teoria conclusiva a cui è arrivato nel 2018 l'archeologo Paul Ledger, della Memorial University of Newfoundland, aiutato dal suo staff.
In un villaggio scandinavo trovato in Terranova, penisola del Canada, e di cui abbiamo accennato in un nostro precedente articolo, Ledger ed il suo staff hanno rinvenuto pollini di cannabis; da qui ci si è chiesti se i Vichinghi, in epoca passata, ne avessero fatto uso.

Ricostruzione delle abitazioni vichinghe sul sito di Terranova in Canada

Facciamo una piccola premessa: L'Anse aux Meadows (trad: baia delle meduse) è un sito archeologico scoperto nel 1960 da una coppia di archeologi. Il sito è stato classificato come Patrimonio dell'umanità dell'Unesco nel 1978 e rappresenta l'unico villaggio vichingo conclamato del Nord America al di fuori della Groenlandia.
Nel 2018, in questo villaggio, vengono rinvenuti pollini di noce e cannabis: entrambe le specie vegetali non sono originarie della penisola di Terranova; quindi è molto probabile che siano stati i Vichinghi stessi ad importarli nel corso dei loro viaggi e a coltivarli sul posto. Cosa comporta questo ritrovamento? L'ipotesi che il popolo vichingo usasse le piante di cannabis per diversi fini, come la confezione degli abiti, la costruzione delle vele delle navi, la preparazione di medicine e di vere e proprie "droghe" che utilizzavano per sostenersi durante le difficili esplorazioni del selvaggio Nord America. Il principio attivo della cannabis infatti, è un vero lenitivo del dolore e riduce i livelli di stress, ragion per cui è probabile che adoperassero questa droga al fine di alleviare le difficoltà che comportava la dura vita in un sito coloniale come quello canadese.

Pianta di cannabis

Scavi effettuati nel sud della Norvegia confermano l'uso da parte della popolazione vichinga della cannabis, ma comunque lo stesso Ledger suggerisce di verificare attentamente questa ipotesi, in quanto non bisogna sottovalutare la possibilità che i semi della pianta siano stati trasportati dal vento o dai volatili. Oltre a questo, bisogna considerare che le scoperte archeologiche fatte, hanno portato alla conclusione che anche i popoli autoctoni, come affermato dall'archeologa Brigitta Wallace, consumavano gli stessi alimenti dei vichinghi, e questo potrebbe essere un elemento aggiuntivo che consoliderebbe l'ipotesi del trasporto aereo dei suddetti semi.


Foto dei semi e dei frammenti di carbone individuati da Ledger e dal suo staff 

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