Il Ragazzo che morì sulla ruota
Gli archeologi, a volte, si trovano a che fare con delle vere e proprie scene del crimine! Ad esempio, durante lo scavo per la metropolitana di Napoli, in via Medina, emerse lo scheletro di una persona uccisa in quella che sembrerebbe essere una rapina. Un altro cantiere della metropolitana, in una differente città italiana, Milano, ci svela un'altra storia interessante: lo scheletro di un ragazzo morto per via della tortura della ruota.
La ruota era una forma di tortura e di pena capitale molto in voga nel continente europeo medievale. Il condannato era legato per i polsi e le caviglie ad una grande ruota e, con una mazza, gli venivano rotte le ossa di braccia e gambe. Talvolta, al condannato poteva venire dato il colpo di grazia sullo sterno oppure veniva lasciato vivo per ore, esposto al pubblico, prima di essere ucciso. Girando la ruota, si potevano indurre disturbi come nausea e vomito, o addirittura problemi circolatori; a volte invece, venivano messe delle punte su cui gli arti del condannato, durante la rotazione, venivano lacerati, inducendo così la morte per dissanguamento.
Spiegato brevemente cos'era questo supplizio, e quali segni lasciava sul corpo, veniamo ai fatti: durante gli scavi propedeutici alla costruzione della stazione metropolitana Sant'Ambrogio a Milano, i ricercatori dell'Università degli Studi di Milano si sono ritrovati a dover esaminare i resti di 56 corpi, sepolti nei pressi della vicina basilica.
Uno scheletro ha però attirato l'attenzione dell'archeologa Deborah Mazzarelli e dei suoi colleghi: grazie ai dati radiochimici, si è ricavato che l'uomo sarebbe vissuto fra il 1290 ed il 1430; le ossa lunghe sono completamente rotte, spaccate di netto; due vertebre tagliate e una profonda frattura del cranio, indicano un tentativo di decapitazione mal riuscito. La foto dei resti è di seguito mostrata.
Secondo i suddetti ricercatori, le lesioni rilevate sono perfettamente compatibili con quelle legate al supplizio della ruota. Le analisi hanno anche dimostrato che l'uomo era molto giovane: fra i 17 ed i 20 anni. Questo, stando agli autori dello studio, è il primo caso di rinvenimento dei resti di un uomo ucciso mediante il supplizio della ruota, e anche il primo che testimonia l'esecuzione attraverso la tortura.
Lo studio della dottoressa Deborah Mazzarelli e colleghi è riportato al seguente link, che vi invitiamo ad aprire per approfondimenti su questo interessantissimo caso storico e scientifico: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0305440319300780?dgcid=rss_sd_all
Un'immagine del supplizio della ruota |
La ruota era una forma di tortura e di pena capitale molto in voga nel continente europeo medievale. Il condannato era legato per i polsi e le caviglie ad una grande ruota e, con una mazza, gli venivano rotte le ossa di braccia e gambe. Talvolta, al condannato poteva venire dato il colpo di grazia sullo sterno oppure veniva lasciato vivo per ore, esposto al pubblico, prima di essere ucciso. Girando la ruota, si potevano indurre disturbi come nausea e vomito, o addirittura problemi circolatori; a volte invece, venivano messe delle punte su cui gli arti del condannato, durante la rotazione, venivano lacerati, inducendo così la morte per dissanguamento.
Spiegato brevemente cos'era questo supplizio, e quali segni lasciava sul corpo, veniamo ai fatti: durante gli scavi propedeutici alla costruzione della stazione metropolitana Sant'Ambrogio a Milano, i ricercatori dell'Università degli Studi di Milano si sono ritrovati a dover esaminare i resti di 56 corpi, sepolti nei pressi della vicina basilica.
La Basilica di Sant'Ambrogio, nei pressi del luogo della scoperta |
Uno scheletro ha però attirato l'attenzione dell'archeologa Deborah Mazzarelli e dei suoi colleghi: grazie ai dati radiochimici, si è ricavato che l'uomo sarebbe vissuto fra il 1290 ed il 1430; le ossa lunghe sono completamente rotte, spaccate di netto; due vertebre tagliate e una profonda frattura del cranio, indicano un tentativo di decapitazione mal riuscito. La foto dei resti è di seguito mostrata.
Lo scheletro studiato dai ricercatori dell'Università di Milano: sono ben visibili tibia, perone, ulna e radio spezzati |
Ancora dallo studio di Mazzarelli e colleghi: particolari dei danni riportati dallo scheletro. Si possono notare le lesioni ad una vertebra lombare e agli arti |
Studiando lo scheletro, si è visto che il soggetto era anche pesantemente malformato. Ciò ha indotto i ricercatori ad elaborare una teoria sulla ragione dell'esecuzione capitale: "La vittima della ruota avrebbe potuto essere considerata diversa dai suoi contemporanei, e forse questa discriminazione potrebbe essere stata la causa della condanna, in quanto avrebbe potuto essere sacrificato come “mostro”, da una folla arrabbiata, ad esempio accusato di essere un diffusore della pestilenza. Da questo punto di vista il presente caso può quindi considerarsi non solo un semplice caso di violenza interpersonale, ma può rappresentare un tragico evento di discriminazione."
L'idea della pestilenza è presa in considerazione in quanto l'età del soggetto risale alla prima metà del XIV secolo, quando cioè in Europa si stava diffondendo la peste nera. Milano, all'epoca, ancora non era stata colpita dalla piaga; l'idea di un untore, fomentata dalle malformazioni dell'uomo, diviene plausibile.
Lo studio della dottoressa Deborah Mazzarelli e colleghi è riportato al seguente link, che vi invitiamo ad aprire per approfondimenti su questo interessantissimo caso storico e scientifico: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0305440319300780?dgcid=rss_sd_all
Veramente ridicolo azzardare ipotesi politically correct solo per adeguarsi allo spirito dei tempi odierno, e se fosse stato un ladro e uno stupratore?
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