I gemelli siamesi della Cappadocia
Quella che vi raccontiamo oggi è una storia particolare, che accadde nell'Impero Bizantino mille anni or sono. Conosciamo questa storia perché alcuni cronisti bizantini del X secolo, fra cui Leone il Diacono, la annotarono nei loro scritti.
La storia risale ad un periodo fra il 900 d.C. ed il 940 d.C. I due gemelli in questione venivano dalla regione della Cappadocia a dorso di mulo, vagando per l'Impero Romano. I bizantini infatti, reputavano loro stessi romani a tutti gli effetti; quindi l'odierna Turchia era a quei tempi Impero Romano vero e proprio. Nel loro vagabondare, venivano descritti dagli astanti come "meraviglia mostruosa e nuova".
Leone il Diacono ci dice ancora che "le varie parti del loro corpo erano intere e complete, ma i loro lati erano attaccati dall’ascella al fianco, unendo i loro corpi e combinandoli in uno solo. Con le braccia adiacenti si abbracciavano a vicenda le schiene, e nelle altre portavano i bastoni, su cui si sostenevano mentre camminavano. Erano trentenni ben sviluppati fisicamente, all’apparenza giovani e vigorosi. Nei lunghi viaggi erano soliti cavalcare su un mulo, seduti di sbieco sulla sella alla maniera femminile, e avevano indescrivibilmente dolci e buone disposizioni".
Si evince che la curiosità era tanta, ma era riconosciuta la loro cordialità e dolcezza, che probabilmente suscitavano grossa empatia negli abitanti dell'Impero.
Risiedettero a lungo a Costantinopoli, dove vennero ammirati con curiosità, ma poi furono cacciati dalla città, perché ritenuti di cattivo auspicio.
Probabilmente sfruttavano questo loro essere "fenomeno da baraccone" per poter vivere, in quanto si spostavano di città in città per esibirsi. Alcuni li vedevano come una meraviglia, mentre altri come un mostro. Leone il Diacono suggerisce anche che i due fratelli stessero fisicamente e mentalmente molto bene. Poi, uno dei due gemelli morì.
I medici tentarono allora di separare il gemello morto da quello vivo, nel tentativo di salvarlo. L'operazione fu difficile, ma staccato il gemello defunto, l'altro sopravvisse. Dopo tre giorni però, anche l'altro gemello morì, decretando la fine di un fenomeno naturale estremamente singolare per l'epoca.
Infatti, si ritiene che ci siano poche notizie di gemelli siamesi per l'epoca medievale, in quanto molti genitori tendevano ad ammazzarli appena nati, timorosi delle dicerie del popolo, che li riteneva delle mostruosità demoniache. Sorsero anche ipotesi sulla loro genesi, dovute al tipo di dieta seguita nel corso della gestazione o alla posizione della donna durante la gravidanza.
C'è da dire comunque, che i due gemelli siamesi, escludendo l'episodio della cacciata dalla città, non furono perseguitati, tutt'altro! Si cercò anche di salvare il gemello ancora vivo dalla morte tramite un'operazione estremamente difficile per l'epoca, segno di un'umanità sincera e di un tentativo di accogliere chi era diverso.
Gemelli siamesi osservati dal pubblico bizantino incuriosito |
La storia risale ad un periodo fra il 900 d.C. ed il 940 d.C. I due gemelli in questione venivano dalla regione della Cappadocia a dorso di mulo, vagando per l'Impero Romano. I bizantini infatti, reputavano loro stessi romani a tutti gli effetti; quindi l'odierna Turchia era a quei tempi Impero Romano vero e proprio. Nel loro vagabondare, venivano descritti dagli astanti come "meraviglia mostruosa e nuova".
Leone il Diacono ci dice ancora che "le varie parti del loro corpo erano intere e complete, ma i loro lati erano attaccati dall’ascella al fianco, unendo i loro corpi e combinandoli in uno solo. Con le braccia adiacenti si abbracciavano a vicenda le schiene, e nelle altre portavano i bastoni, su cui si sostenevano mentre camminavano. Erano trentenni ben sviluppati fisicamente, all’apparenza giovani e vigorosi. Nei lunghi viaggi erano soliti cavalcare su un mulo, seduti di sbieco sulla sella alla maniera femminile, e avevano indescrivibilmente dolci e buone disposizioni".
Si evince che la curiosità era tanta, ma era riconosciuta la loro cordialità e dolcezza, che probabilmente suscitavano grossa empatia negli abitanti dell'Impero.
Risiedettero a lungo a Costantinopoli, dove vennero ammirati con curiosità, ma poi furono cacciati dalla città, perché ritenuti di cattivo auspicio.
Probabilmente sfruttavano questo loro essere "fenomeno da baraccone" per poter vivere, in quanto si spostavano di città in città per esibirsi. Alcuni li vedevano come una meraviglia, mentre altri come un mostro. Leone il Diacono suggerisce anche che i due fratelli stessero fisicamente e mentalmente molto bene. Poi, uno dei due gemelli morì.
L'operazione di separazione del gemello morto da quello vivo |
I medici tentarono allora di separare il gemello morto da quello vivo, nel tentativo di salvarlo. L'operazione fu difficile, ma staccato il gemello defunto, l'altro sopravvisse. Dopo tre giorni però, anche l'altro gemello morì, decretando la fine di un fenomeno naturale estremamente singolare per l'epoca.
La pagina del manostrictto di Leone il Diacono che parla dei gemelli siamesi |
Infatti, si ritiene che ci siano poche notizie di gemelli siamesi per l'epoca medievale, in quanto molti genitori tendevano ad ammazzarli appena nati, timorosi delle dicerie del popolo, che li riteneva delle mostruosità demoniache. Sorsero anche ipotesi sulla loro genesi, dovute al tipo di dieta seguita nel corso della gestazione o alla posizione della donna durante la gravidanza.
C'è da dire comunque, che i due gemelli siamesi, escludendo l'episodio della cacciata dalla città, non furono perseguitati, tutt'altro! Si cercò anche di salvare il gemello ancora vivo dalla morte tramite un'operazione estremamente difficile per l'epoca, segno di un'umanità sincera e di un tentativo di accogliere chi era diverso.
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