L'avventura delle reliquie di San Nicola

Una delle avventure più rocambolesche del Medioevo si è svolta fra Bari e la Turchia Meridionale nell'XI Secolo, e riguardano le reliquie di San Nicola di Bari.
Nicola è vissuto fra il 270 ed il 343 dopo Cristo nell'Impero Romano Orientale, e precisamente nell'odierna Turchia meridionale. Divenne Vescovo della città di Myra, e fu dapprima imprigionato ed esiliato nel 305, durante la persecuzione di Diocleziano, per poi essere liberato da Costantino nel 313, quando il Cristianesimo divenne la religione di stato romana. Anche se non è certo, si ritiene che abbia partecipato al concilio di Nicea, in cui avrebbe condannato duramente l'arianesimo.

Affresco raffigurante San Nicola

Dopo la sua morte, il suo culto letteralmente esplose, fino a diventare uno dei santi più importanti del Medioevo: d'altronde, si narra che abbia salvato una famiglia dalla miseria e che resuscitò tre bambini uccisi da un macellaio che voleva venderne le carni. Questo generò un culto ed un'ammirazione molto profondi nei confronti di quest'uomo pio ed altruista. Così, nel IX Secolo, la città di Myra divenne una meta di pellegrinaggio fra le più importanti.
Bari, invece, fino al primo secolo del nuovo millennio, non se la passò poi così bene: la conquista normanna che, nel 1071, aveva privato la città del ruolo di capitale del “tema di Longobardia”, con conseguente calo nelle attività commerciali; c'era stata una rivolta nel 1079, repressa in modo durissimo da Roberto il Guiscardo; infine, l'occupazione, nel 1085, di Antiochia da parte dei musulmani aveva dato il colpo di grazia al commercio, essendo quella città il principale partner commerciale barese.
Cosa fare per risollevare il morale di una città così depressa e relegata ai margini politici e commerciali europei? Sulla rotta per Antiochia c'era proprio la città di Myra, dove riposava il santo: ad alcuni marinai venne così l'idea di trafugare le ossa del santo, in quanto venerato a Bari come patrono dei marinai.

Città di Myra, oggi sito archeologico, dove per sette secoli ha riposato San Nicola

Tenendo presente dell'avanzata musulmana in Asia Minore, nel 1087, questa idea prese corpo: così, 62 tra marinai e commercianti salparono su tre navi cariche di cereali verso Antiochia. A metà viaggio il discorso cadde sulla possibilità di impadronirsi delle ossa di San Nicola, che in tal modo sarebbero state salvate dalle suddette incursioni turche e avrebbero dato prestigio alla città. Così, all'andata, fecero una rapida perlustrazione: la situazione era molto complessa, in quanto a Myra c'erano molti turchi che stavano celebrando il funerale di un loro capo, quindi veleggiarono verso Antiochia. Effettuati gli scambi commerciali per cui erano partiti, tornarono immediatamente a Myra: infatti, avevano scoperto che anche i veneziani volevano trafugare le spoglie del santo, ragion per cui decisero di accelerare i loro piani. Giunti ad Andriake, porto di Myra, 15 rimasero alle navi e 47 si inoltrarono all'interno fino alla chiesa, in cui c'erano quattro custodi, di cui tre monaci. I 47 si misero a pregare, ma poi si fecero indicare dove fosse sepolto il santo dai monaci: inizialmente i tre monaci si rifiutarono di parlare e resistettero alle minacce degli astanti, che furono costretti a ricorrere alle spade per intimidirli. Alla fine i monaci indicarono il luogo di sepoltura del santo. I marinai erano finalmente dinanzi all'obiettivo del loro viaggio: le spoglie di San Nicola. Uno di essi, di nome Matteo, sfondò con una spranga il sarcofago del santo e prese parte delle ossa, fra cui il cranio.


Il sarcofago in cui riposava San Nicola a Myra. E' possibile notare la parete sfondata dal marinaio Matteo a sprangate

I marinai risalirono in fretta sulle navi e si diressero, con una serie di tappe, verso Bari. Entrati nel porto della città, nel pomeriggio della domenica 9 maggio, furono accolti da una folla festante. Ma dopo le manifestazioni di gioia, nacque il problema della persona a cui consegnare le reliquie. La situazione cominciò a diventare tesa: l'abate benedettino Elia prese in consegna le reliquie con la promessa di tenerle nel suo monastero fino a che i capitani e il popolo non avessero preso una decisione. Due giorni dopo arrivò l'arcivescovo Ursone che, volendo portare le reliquie in cattedrale, fece precipitare la situazione: il tentativo di impadronirsene, infatti, provocò uno scontro armato con due morti e molti feriti.

Traslazione delle reliquie di San Nicola a Bari

L’arcivescovo, sconfitto, concesse che il palazzo dell'antico governatore bizantino (catepano) venisse trasformato in chiesa, di modo che il santo avesse in città un suo proprio tempio. I lavori iniziarono l'8 luglio e a dirigerli fu l'abate Elia stesso che poi, alla morte di Ursone, fu eletto arcivescovo a furor di popolo. Il 1° ottobre del 1089, Papa Urbano II in persona depose le reliquie sotto l'altare della cripta della costruenda chiesa.

La basilica di San Nicola, nuova casa del santo e fulgido esempio di arte romanica

Da quel momento Bari divenne meta ambita di pellegrinaggi; tutt'oggi, in molti, a secoli di distanza, fanno visita alla tomba di San Nicola, segno di un culto che è ancora vivo nel cuore delle persone.

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