L'espansione araba nel periodo dei califfi ortodossi (632-661)

Durante i primi cento anni successivi alla morte di Maometto, le tribù dell'Arabia, convertitesi all'Islam, si impossessarono di un vastissimo impero i cui confini andavano dall'Oceano Atlantico al fiume Indo, dalle montagne del Caucaso al Sahara. In questo stesso periodo vennero elaborate e codificate le istituzioni dello stato musulmano mentre, attraverso la lingua letteraria araba, venivano poste le basi della cultura islamica. Alla morte di Maometto si presentò il problema della successione, anche perché il Profeta non aveva lasciato disposizioni precise al riguardo.

Espansione araba nei secoli

Si formarono allora tre "partiti" che cercarono di imporre i propri favoriti. Il primo di questi partiti era quello cosiddetto dei "Compagni", formato in massima parte dagli "Emigrati" dalla Mecca durante l'égira e dai Medinesi. Essi sostenevano che il successore di Maometto dovesse essere scelto tra i suoi seguaci più fedeli. Il secondo partito, quello dei "Legittimisti", pretendeva di seguire un criterio dinastico e appoggiava l'elezione di Alì, cugino e genero di Maometto. Infine vi erano gli Omayyadi, i membri cioè della più importante famiglia dei Quraysh. I primi successori di Maometto furono dunque nell'ordine: Abu Bakr (632-634) soprannominato "il leale", uno dei più fedeli discepoli del Profeta, Omar  (634-644), un altro fido seguace, Othman (644-656), rappresentante degli Omayyadi e Alì (656-660), genero di Maometto e leader del partito legittimista. Essi governarono Medina come "vicari", califfi (khalifa) appunto, di Maometto e furono considerati come i garanti dell'ortodossia, tanto da essere chiamati "al Rashidun" (i ben guidati). Questo periodo fu profondamente travagliato: basti pensare che tre califfi su quattro (Omar, Othman e Alì) morirono assassinati. Inoltre molte tribù beduine non accettarono di sottostare a un capo (il califfo) che ormai era diventato una figura prevalentemente politica.

Le conquiste arabe

Queste tendenze disgregatrici furono tenute sotto controllo grazie a un programma di espansionismo militare che, concepito essenzialmente come guerra santa, divenne in realtà un mezzo per procacciarsi ricchi bottini da spartire tra le tribù, mettendo da parte i contrasti interni. In questo periodo le conquiste arabe furono fulminee e inattese per i musulmani stessi. I primi a farne le spese furono l'Impero Bizantino e quello Persiano. A partire dal 633, in breve tempo, gli arabi invasero e conquistarono il sud della Palestina e la Siria, sconfiggendo l'imperatore Eraclio a Gerusalemme e sul fiume Yarmuk. In seguito, tra il 642 e il 645, si impadronirono di Tripolitania, Cirenaica ed Egitto. Contemporaneamente a queste vittorie, le ostilità condotte nei confronti dell'Impero Persiano permisero agli Arabi di annettere l'Iraq, la Mesopotamia e, nel 655, tutti i possedimenti territoriali sassanidi. Tra il 648 e il 654, i musulmani attaccano gran parte dei territori mediterranei dell'Impero Bizantino: Rodi, Cipro, Creta e altre isole minori del Mar Egeo furono invase e saccheggiate. Le ragioni di questi fulminei successi vanno individuate in due fattori fondamentali: da una parte il crescente entusiasmo dei guerrieri arabi che combattevano in nome di Allah e da lui si sentivano protetti, dall'altra la debolezza dei vecchi imperi, travagliati da anni e anni di guerre e conflitti interni.

Una scena della Battaglia sul fiume Yarmuk

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