La battaglia di
Montecatini fu combattuta il 29 agosto 1315, tra
Uguccione della Faggiola, in quel momento signore di
Pisa e
Lucca e una coalizione di forze delle città di
Firenze,
Siena,
Prato,
Pistoia,
Arezzo,
Volterra,
San Gimignano, e altri centri minori, con l'appoggio degli
Angioini di
Napoli. Si trattava in partenza di uno scontro impari.
La
Repubblica di Firenze era allora uno degli stati più ricchi e potenti d'
Europa, con numerose città alleate e l'appoggio degli
Angioini guidati da
Filippo I d'Angiò,
Principe di Taranto e figlio del re di
Napoli Carlo II d'Angiò. La
Repubblica di Pisa, invece, era in declino dopo la sconfitta nella battaglia della
Meloria, mentre Lucca era una città di secondo piano e comunque mai troppo entusiasta nell'essere governata dai pisani. Secondo i cronisti dell'epoca fu proprio la grande sproporzione di forze in campo che indusse soprattutto i fiorentini a sottovalutare la situazione ed a dare per scontato l'esito dello scontro.
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Filippo I d'Angiò e Uguccione della Faggiola in una illustrazione del XIV secolo |
Firenze ed i suoi alleati non solo non si preoccuparono di motivare e tenere desto lo spirito combattente dei loro uomini, ma sottovalutarono anche l'unico punto di forza dello schieramento pisano, rappresentato da un contingente di 1800 cavalieri mercenari tedeschi. Questi erano scesi in
Italia con le truppe imperiali di
Enrico VII di Lussemburgo e si trattennero al servizio di
Pisa, ben stipendiati ma anche animati da un odio profondo verso
Guelfi ed
Angioini. Dei tre capi angioini,
Carlo di Acaia morì in combattimento,
Pietro detto "Tempesta", conte di
Gravina, scomparve probabilmente annegato,
Filippo di Taranto, febbricitante, non partecipò neppure alla battaglia e si rifugiò subito dentro le mura di
Firenze. Il capitano del popolo e podestà di
Pisa,
Uguccione della Faggiola, uno dei più valorosi condottieri ghibellini, era temutissimo per il suo gran valore. Fu nominato a
Pisa capitano supremo di guerra per dieci anni, riuscendo a ottenere una pace separata con
Lucca, il 25 Aprile 1314.
Firenze, anch'essa ovviamente nemica dei pisani, si allarmò di questa pace e in breve tempo riuscì a fare in modo che
Lucca si sollevasse. Questo indusse
Uguccione a occupare la città ribelle. Ciò bastò a scatenare la reazione di
Firenze e dei suoi alleati guelfi, che si organizzarono in una lega contrapposta a quella ghibellina. Si arrivò dunque alla durissima battaglia nei pressi di
Montecatini.
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La Battaglia su un manoscritto |
Nonostante l'inferiorità numerica, i pisani e gli alleati ghibellini - che avevano a disposizione tra i 20.000 e i 30.000 fanti, e 4.000 cavalieri - sbaragliarono l'esercito fiorentino (accreditato di circa 30.000 - 60.000 fanti e 5.000 cavalieri), grazie al proprio valore, all'astuzia di
Uguccione, ai cavalieri tedeschi comandati da un cugino dell'Imperatore
Enrico VII di Lussemburgo, e soprattutto grazie ai famosi e micidiali balestrieri della Repubblica Pisana, che fecero una strage di nemici. Molti fiorentini, in fuga disordinata inseguiti dai pisani, morirono annegati nella palude di
Fucecchio, altri furono trucidati sul posto. Tra vittime e prigionieri (10.000 morti, 300 dispersi nelle paludi circostanti e 7.000 prigionieri) per i quali si dovettero pagare ingenti riscatti, la battaglia si trasformò per
Firenze in una vera disfatta. Un cronista dell'epoca,
Giovanni Villani, racconta che tra le grandi famiglie fiorentine, ben poche furono quelle che non ebbero a contare lutti al proprio interno in seguito alla battaglia. Secondo fonti cittadine pisane, i prigionieri erano di numero superiore rispetto alla capienza delle prigioni cittadine, motivo per cui alcuni furono giustiziati, non dopo essere stati umiliati pubblicamente durante la marcia trionfale in città di
Uguccione e dell'esercito pisano.
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