Il mistero della tomba di Gengis Khan

Un guerriero nato dalle tribù fra le montagne della Mongolia, e che riesce a mettere su un impero che va dalla penisola di Corea al mar Caspio, si ammanta di un'aura di mito difficilmente scalfibile a prescindere dal periodo storico in cui egli nasce. Questo ovviamente vale anche per Temüjin, passato alla storia come il temibile Gengis Khan.

Ritratto di Gengis Khan

Gengis Khan è stato una figura pressoché leggendaria: ha unificato le tribù mongole, una serie incredibile di popoli delle steppe, ha messo in grosse difficoltà la Cina, ha istituito il primo servizio di posta, ha abolito la tortura e sancito il principio della libertà religiosa e dell’immunità diplomatica. Questo lo ha portato ad essere un sovrano molto amato dal popolo mongolo, tanto da arrivare a rispettare una sua volontà molto particolare nel corso dei secoli successivi alla sua morte. Di cosa si tratta esattamente?
Un giorno Gengis Khan andò a caccia nei pressi di una montagna sacra in Mongolia, il Burqan-Qaldun: mentre si riposava sotto un albero ricco di fronde, rimase tanto colpito dal panorama che decise di farsi seppellire in quel posto una volta morto. Fin qui nulla di particolare, tranne che per il fatto che il sovrano mongolo espresse il desiderio che la sua tomba non venisse trovata, in modo che il suo sonno non venisse disturbato. Quando morì, nel 1227, la salma venne portata dai suoi soldati in un luogo sconosciuto, nei pressi del Burqan-Qaldun; affinché non venisse individuato il luogo, non venne eretta nessuna lapide; mille cavalli calpestarono il terreno, per nascondere ogni traccia dello scavo, e si narra, ma è probabile che sia una leggenda, che i soldati che avevano accompagnato l’imperatore nel suo ultimo viaggio, uccisero ogni persona e animale incontrato lungo il percorso da Yinchuan al luogo della tumulazione. Poi uccisero anche tutti coloro che avevano assistito ai funerali, per poi finire uccisi essi stessi da un altro gruppo di soldati.

L'area del Burqan-Qaldun in inverno
                         
Un territorio di oltre 350 chilometri quadrati intorno alla tomba venne dichiarato "Ikh Khorig", che significa il Grande Tabù: nessuno poteva entrare nell'Ikh Khorig, ad eccezione dei membri della famiglia imperiale e dei guerrieri ai quali era affidato il compito di vigilare sul rispetto delle volontà del sovrano; il grande tabù era così rispettato che chi sconfinava veniva condannato a morte. Il luogo venne difeso strenuamente anche dopo la fine dell'Impero creato da Gengis Khan, quando gli eserciti stranieri presero ad invadere la Mongolia. Questa difesa continuò testardamente per secoli: addirittura, quando il paese entrò a far parte dell’URSS nel 1924, il territorio del grande tabù continuò a restare interdetto a qualunque visitatore; tanto che il governo sovietico, per evitare problemi con il popolo mongolo, arrivò a dichiarare quel territorio “Area ad alta restrizione”.
I mongoli sono stati un popolo caparbio nel tener fede alle ultime volontà del loro amato sovrano: si pensi che dopo il crollo dell'Unione Sovietica il governo mongolo si oppose strenuamente alle ricerche a tappeto.

Rappresentazione di Gengis Khan sulle colline mongole

Ovviamente tutta questa resistenza ha reso la storia della tomba del sovrano mongolo qualcosa di estremamente affascinante: dove sarà l'albero frondoso sotto cui riposa Gengis Khan? Esisterà ancora? E ci saranno tesori sepolti con lui, oggetti di uso quotidiano, oppure il suo corpo sarà stato sepolto nella nuda terra? E se fosse stato cremato?
Probabilmente queste domande avranno come risposta una serie di ipotesi ancora per molto tempo, considerando la caparbietà del popolo mongolo nel rispettare le volontà dell'uomo che più di tutti ha dato loro lustro. Un segno di riconoscenza che va certamente rispettato.

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