Una celebre vicenda di stregoneria

Per le donne è sempre stato difficile emergere nel mondo medievale, specialmente nella vita di corte. In poche sono riuscite a ritagliarsi un posto nella storia, mentre altre hanno fallito, pagando il fallimento anche con la vita. Eleanor Cobham è stata una di quelle donne che ha vissuto sulla sua pelle i rischi di vivere a contatto col potere, finendo accusata addirittura di stregoneria!

Eleanor Cobham in una miniatura, in compagnia del marito

Nata nel 1400, era la dama di compagnia di una nobildonna che stava per sposare uno dei figli del defunto re d'Inghilterra Enrico IV. Questo nobile era Humphrey di Lancaster. Ben presto, Eleanor ed Humphrey divennero amanti; l'uomo doveva essere davvero innamorato della donna, perché ripudiò la moglie e andò a vivere con Eleanor a Greenwich, vicino Londra, in un palazzo in cui si circondarono di artisti e letterati.
Palace of Placentia a Greenwich, dove visse la coppia

Il nobile divenne reggente del regno, in quanto il re in carica era troppo piccolo per poter esercitare il suo potere. A corte cominciarono dunque a serpeggiare le malelingue su Eleanor, giudicata immorale per il suo passato e considerata avida, oltre che molto influente sulle decisioni del marito. 
Da qui cominciarono i guai per la povera Eleanor: la donna chiese a due negromanti il futuro di Enrico VI, di cui il marito era reggente. Ciò che venne predetto fu che, a partire da quell’anno, il giovane principe sarebbe caduto vittima di una malattia che lo avrebbe afflitto tutta la vita, a partire dall’estate.
Il fatto venne allo scoperto poiché, dopo essere stati condotti alla Torre di Londra e dopo essere stati probabilmente torturati, i due confessarono ciò che la Duchessa aveva domandato loro. Le autorità, spinte dal preoccupatissimo principe che temeva per la propria salute, avvisarono il consiglio di corte, il quale consultò altri astrologi per verificare la veridicità della profezia, che ovviamente risultò essere falsa.

Una scena di negromanzia

Dopo esser stata catturata a Winchester, in seguito a un tentativo di fuga, fu il turno del processo di Eleanor, la quale venne portata di fronte alla corte ecclesiastica per rispondere alle accuse di stregoneria e negromanzia.
Per incastrarla, fu reperita una testimone, una strega di nome Margaret Jourdemayne, la quale asserì di aver fornito alla Duchessa delle pozioni per rimanere più facilmente incinta. Eleanor scansò le accuse che la vedevano cospirare ai danni di Enrico VI, ma non negò di aver richiesto alla strega un ausilio per aumentare la sua fecondità, riconoscendo dunque l’accusa di “ricorso alle arti oscure”.
In seguito, i due negromanti vennero condannati, ma solo uno venne giustiziato (secondo la tremenda pena che va sotto il nome di “Impiccato, sventrato e squartato”) visto che l'altro morì di stenti quando era ancora detenuto nella Torre di Londra. Margaret Jourdemayne venne invece condannata e bruciata viva sul rogo a Smithfield.

La penitenza di Eleanor

Dopo aver subito la pubblica umiliazione per tre volte, recandosi in processione attorno alla cattedrale di St. Paul, Eleanor Cobham fu “aiutata” da Humphrey di Lancaster, il quale fece il possibile per lenire la sua pena. Fu confinata a vita in prigione, che però non vide mai poiché, per via della volontà di Humphrey, scontò le sue colpe reclusa all’interno di varie residenze reali. Morì poi il 7 Luglio 1452 ad Anglesey, cinque anni dopo il suo ex-marito Humphrey. La caduta di Eleanor Cobham sconvolse l’opinione pubblica del tempo. Nonostante le accuse di stregoneria si rivelarono storicamente fasulle, quelle di Eleanor furono verificate dall’accusata stessa, evento più unico che raro.

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