I Comuni medievali

Nel Medioevo c'è stata un'istituzione fondamentale che ha traghettato il centro nord della penisola italiana verso l'Umanesimo: mentre il sud Italia si affermava come Regno, non dissimile dagli stati nazionali che si stavano formando come la Francia, l'Inghilterra e la Spagna, in Italia centrale e settentrionale si affermarono una miriade di città che cominciarono a governarsi autonomamente, prendendo il nome di "Comuni".

Firenze, comune per antonomasia, in un famoso dipinto del 300


Il termine "Comune" deriva dalle comunità rurali composte da contadini residenti, denominati villani. I villani si riunivano per definire insieme il rispetto delle leggi (regulae), ma soprattutto l'elezione del loro rappresentante davanti alle autorità maggiori.

Vista la sua etimologia, come nascono i comuni? Tutto comincia nell'XI secolo, testimone in Europa di una forte espansione demografica ed economica dovuta a un miglioramento delle condizioni di vita. La nobiltà cominciò così a trasferirsi dai castelli in campagna ai possedimenti in città e, insieme ai mercanti, formò la nuova classe dirigente delle città che sono in costante espansione. Questa nuova classe dirigente chiedeva sempre più indipendenza nella gestione delle città: questa richiesta nasceva dal fatto che il Sacro Romano Impero, di cui facevano parte le città dell'Italia del Centro Nord, era entrato in profonda crisi, sia per via delle lotte con il papato che per i problemi di successione che interessavano i feudatari. Questi due elementi avevano creato una serie di conflitti intestini che avevano portato all'indebolimento dell'Impero. Un contesto sociale e politico che portò le città italiane imperiali ad autogestirsi sempre di più, arrogandosi progressivamente prerogative regali, come la riscossione delle imposte, la garanzia dell’ordine pubblico, l'arruolamento delle milizie ed il conio delle monete.

Mappa del Sacro Romano Impero con la localizzazione di alcuni comuni

Il punto di svolta arrivò quando ai nobili, fra l'XI ed il XII secolo, si affiancarono i mercanti. Si arrivò a formare così un sistema istituzionale, cioè di gestione della città, riconosciuto dalla popolazione tutta; fin dal XII secolo, i neonati comuni si ampliarono al contado circostante, assoggettandolo, arrivando così a soppiantare i domini feudali presenti. Anche nelle odierne Germania e Francia si svilupparono modelli comunali di gestione delle città, ma il sistema feudale, troppo forte, li soppresse velocemente. Stessa cosa accadde anche in Italia meridionale, dove la monarchia normanna fu rapida a tenere ben saldo il potere sul proprio territorio, creando così una prima demarcazione fra Italia settentrionale e meridionale, che la penisola tutt'oggi soffre.
I primi ordinamenti comunali di cui abbiamo notizia diedero vita al cosiddetto comune consolare. In queste città, gli abitanti più ricchi e influenti si riunivano in delle assemblee non elettive, chiamate “concioni” o “arenghi”, che nominavano dei consoli, i quali governavano per circa un anno. I consoli riscuotevano i tributi, battevano moneta, applicavano le leggi e guidavano l'esercito cittadino.

Il palazzo dei consoli di Gubbio, esempio di Comune Consolare

Come si è detto, i mercanti e i grandi artigiani si affiancarono ai nobili nella gestione della questione pubblica, facendo ben presto tramontare il modello consolare in favore del Comune Podestarile : un governo maggiormente imparziale che garantisse gli interessi anche dei ceti popolari, in cui veniva eletto un magistrato denominato Podestà, professionista della politica, esperto sia in ambito amministrativo che militare, il quale spesso si spostava da un comune all’altro portando con sé una squadra di governo composta da notai, giuristi, giudici, segretari e uomini d’arme.

Un esempio di palazzo del Podestà, in questo caso quello di Mantova

Il modello podestarile consentì una forte crescita sociale ed economica dei comuni, che così divennero molto ricchi; ma alla fine del XII secolo ci fu una nuova evoluzione degli avvenimenti comunali: i ceti medio borghesi dei mercanti infatti, cominciarono ad associarsi in Arti, ossia delle organizzazioni che riunivano tutti coloro che esercitavano un certo tipo di mestiere o attività economica. Queste arti, da associazioni private, si trasformarono progressivamente in organi del comune e contestualmente si formarono delle milizie cittadine che si contrapponevano alle milizie nobiliari. Il potere del podestà venne così ad affiancarsi a quello delle arti.
La società comunale, così, divenne estremamente complessa: all'aristocrazia si era ormai affiancata la classe mercantile, detta popolo grasso, e alla base della scala gerarchica c'era il popolo minuto. Tutte queste differenze di classe generarono, col passare del tempo, delle forti tensioni che evolvevano spesso in vere e proprie guerre interne allo stesso Comune. Le divisioni, oltre che sociali, presto divennero anche politiche: il contesto politico di confronto fra Papa ed Imperatore, aveva infatti portato il popolo dei Comuni a dividersi in due fazioni: i Guelfi, sostenenti il Papa, ed i Ghibellini, sostenenti l'Imperatore.

Miniatura immaginaria di uno scontro tra Guelfi (a sinistra) e Ghibellini (a destra) nei pressi di Lucca

Quando una fazione riusciva ad imporsi su un’altra alla guida delle istituzioni comunali, poteva accadere ad esempio che i membri della fazione sconfitta venissero uccisi o esiliati. Allo stesso modo, se un comune si identificava in modo duraturo con una delle due fazioni, potevano sorgere rivalità con città fedeli alla fazione opposta, che sfociavano spesso in cruenti conflitti.
Nonostante ciò, il sistema comunale crebbe e divenne fiorente, gettando così le basi per il Rinascimento.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le acconciature e i capelli nel Medioevo

La scrittura nel medioevo

Il Letto in epoca medievale