La leggenda di un drago a Napoli

Nel 1715 a Napoli, Fra Serafino Montorio pubblica un libro intitolato "Zodiaco di Maria", in cui parla di un animale molto in voga nel medioevo: il drago. L'autore raccoglie testimonianze del passato in merito e così, dopo aver parlato dei draghi presenti in varie città italiane, passa alla città di Napoli, dove i documenti che ha raccolto ci forniscono diversi aneddoti risalenti al periodo altomedievale e concernenti la mitica creatura. Una in particolare risultò piuttosto popolare: la serpe di porta Capuana.

L'odierna porta Capuana

Siamo nel IX secolo dopo Cristo, e l'area ad est del centro storico di Napoli, nei pressi dell'odierna porta Capuana, era una delle principali vie di ingresso alla città. In quest'area insistevano delle vaste paludi dovute al vicino fiume Sebeto, ed i racconti narrano che questi acquitrini fossero infestati da un drago che amava riposarsi e nascondersi in essi per poi attaccare i viandanti sventurati che vi passavano. La creatura era estremamente pericolosa: mordeva, graffiava, sputava fiamme ed era addirittura in grado di pietrificare con lo sguardo. Di conseguenza, la strada che conduceva a Napoli attraverso porta Capuana non venne più percorsa da nessuno.
Le cose andarono avanti così fino a quando Gismondo, un nobile fervente cattolico, non decise di far visita al luogo dove si riteneva che San Pietro avesse detto messa nel suo passaggio a Napoli. Per arrivarci il nobile sarebbe dovuto passare nella zona delle paludi, dove risiedeva il drago. Affidandosi alla fede e pregando di non essere aggredito dalla bestia, il nobile si mise in marcia e sul suo tragitto non incontrò alcun drago. Gismondo la notte stessa fece un sogno in cui parlò con la Madonna che gli disse di avere ucciso lei stessa il drago, e che in cambio avrebbe dovuto fare qualcosa per lei: il giorno seguente sarebbe dovuto andare nei pressi delle paludi dove avrebbe trovato il cadavere della bestia e lì, su quel posto, avrebbe dovuto costruire una chiesa, Santa Maria in Agnone. Agnone è un termine che indica una grossa serpe: l'iconografia della Vergine Maria che uccide il serpente è piuttosto comune nel cristianesimo, ed ecco che così nacque una chiesa che purtroppo, negli ultimi secoli, è stata totalmente cancellata e non esiste più. Però esistono ancora oggi dei toponimi che ricordano l'avvenimento: il vicolo della serpe e via Santa Maria in Agnone.

Il Vico della Serpe, che ricorda questa antica leggenda

Secondo lo storico dell'ottocento Bartolomeo Capasso, ci potrebbe essere una spiegazione più razionale a questa storia fantastica. Lui ritrovò vicino a vico della Serpe una statua raffigurante un serpente. Il Capasso ne dedusse che questa potesse appartenere ad una statua raffigurante Esculapio, dio della medicina, il cui simbolo erano proprio due serpenti arrotolati intorno ad un bastone, che ancora oggi è il simbolo usato dalle farmacie. Il mito del drago-serpe affonderebbe dunque le sue radici nella mitologia greca e romana, più che nella cristianità, e la chiesa di cui la leggenda parla fu edificata probabilmente sopra un tempio dedicato ad Esculapio. La vittoria della Madonna sul drago-serpente avrebbe rappresentato quindi la vittoria del cattolicesimo sui pagani. Ma c’è un altro elemento nella leggenda che ci offre lo spunto per un’ulteriore spiegazione, e cioè la presenza della palude. La storia di Gismondo potrebbe essere la versione un po’ fantastica, figurativa e romanzata della bonifica del terreno paludoso che circondava la città e che, all’epoca dei fatti, dovette apparire proprio come un miracolo.
A prescindere dalla reale dinamica storica che ha portato alla costruzione della chiesa, questa resta una testimonianza di come l'alto medioevo fosse un periodo in cui era fiorente pensare ad animali e mostri quasi mitologici. Idee, aneddoti e storie giunte fino a noi attraverso fonti indirette come lo Zodiaco di Maria.

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