Visti gli eventi drammatici di questi giorni che non possono lasciare indifferente nessuno, abbiamo deciso di ripercorrere la storia che, in qualche modo, lega a doppio filo ancora oggi i territori delle odierne Russia e Ucraina e le rispettive popolazioni, con l'intento di cercare di capire, senza alcuna presunzione di essere portatori di verità assoluta, i motivi, o almeno una parte di essi, che hanno riportato ad avere un conflitto quasi nel cuore dell'Europa, e che si possono far risalire addirittura fino agli inizi del Medioevo.
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Il territorio della Rus' kievana sotto Jaroslav il Saggio |
I primi stanziamenti stabili risalgono al V-VI secolo dopo Cristo, quando cominciarono a migrare in queste zone anche le prime popolazioni slave, stanziandosi nell’odierna Ucraina settentrionale e occidentale.
Gli slavi, fra cui i peceneghi (abbiamo un articolo per voi riguardante loro
qui) praticavano l’agricoltura, l’allevamento e altre attività produttive, come la lavorazione dei tessuti e della ceramica. Costruirono anche i primi insediamenti fortificati che poi sarebbero diventate importanti città, tra cui anche
Kiev.
Da allora, con il passare dei secoli e con il fondamentale contributo dei variaghi (vichinghi, a cui abbiamo dedicato un articolo -
Parte 1;
Parte 2) provenienti dalla Scandinavia,
Kiev diventò il centro di uno stato medievale ancora oggi oggetto di controversie tra gli storici. La cosiddetta
Rus’ di Kiev – un nome che venne inventato dagli storici ottocenteschi – era composta da una serie di principati che ruotavano attorno a Kiev e che coprivano un territorio vastissimo, che partiva dal mar Nero e arrivava fino alla Finlandia. È scorretto comunque pensare che fosse uno stato con la concezione che ne abbiamo oggi: era piuttosto un insieme di entità statuali più piccole e legate tra loro, senza istituzioni politiche centrali, cosa peraltro comune anche in altri stati medievali.
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Jaroslav il Saggio in una rappresentazione del XVII secolo |
Il picco della potenza della Rus’ di Kiev fu intorno all’anno 1000,
con i due regni di Volodymyr di Kiev (San Vladimiro) e Yaroslav il
Saggio, che per primo introdusse un codice di leggi nel mondo slavo.
Dopo la morte di Yaroslav, la Rus’ attraversò una lunga fase di declino
dovuta a dissidi interni tra i vari principati e alle continue invasioni
dei mongoli che premevano da est. I territori che appartenevano alla
Rus’ finirono sotto il dominio di altri stati, il Granducato di Lituania
prima e la Confederazione polacco-lituana poi.
Proprio in questo periodo, precisamente nel 1240, i tentativi del papa di smantellare la crescente chiesa ortodossa, raggiunsero il culmine, all'interno di quello che è il contesto delle cosiddette "crociate del nord". In quell'anno, infatti, ebbe inizio un piano militare noto come campagna livoniana in Rus'. Dopo due anni di lotta, nel 1242, gli scontri culminarono con la celebre battaglia del lago ghiacciato sul Peipus, il cui successo arrise alle forze fedeli al principe Aleksandr Nevskij. Da quel momento il declino della Rus' fu irreversibile.
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Aleksandr Nevskij
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L’eredità storica
della Rus’ di Kiev è una questione ancora oggi fondamentale per il
nazionalismo ucraino. Ma è importante anche per il nazionalismo russo
propugnato da Putin: per lui, Ucraina e Russia sono una cosa sola,
quindi è ovvio che la Rus’ di Kiev non fosse nient’altro che uno degli
antenati dello stato russo, nonostante in quell’epoca Mosca non fosse
ancora stata fondata e l’impero zarista non esistesse.
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