Historie Medievali feudal Japan: il teatro Nō
Nel XIV secolo, in Giappone, si sviluppa una forma di teatro particolare: l'uso di testi criptici e poco accessibili, che lasciavano ampia interpretazione allo spettatore, portano alla strutturazione di un tipo di teatro particolarmente elaborato, che viene chiamato teatro Nō (能, abilità). È caratterizzato dalla lentezza, da una grazia spartana e dall'uso di maschere caratteristiche.
Il palco tipico del teatro Nō |
Si evolse, insieme alla strettamente correlata farsa kyōgen, che veniva performata fra un atto e l'altro del teatro Nō, da varie forme d'arte popolari ed aristocratiche. Nella seconda metà del XIV secolo saranno due attori, padre e figlio, a portarlo alla forma attuale: Kan'ami e Zeami; a sua volta il Nō influenzò successivamente altre forme d'arte teatrali come il kabuki e il butō. Durante la restaurazione Meiji il Nō ed il kyōgen vennero riconosciuti ufficialmente come due delle tre forme teatrali tradizionali: mentre il Nō era centrato sulla danza e sul canto, il kyōgen era soprattutto basato sui dialoghi e sull'improvvisazione che seguiva canovacci predeterminati. A partire dal XVI secolo i due generi si diversificarono. Il Nō veniva recitato da attori in maschera ed era basato su testi scritti. I primi risalgono al XV secolo ma la maggior parte fu composta nel XVI. Il Kyōgen invece continuava a basarsi in gran parte sull'improvvisazione. I personaggi principali di un Nō sono esseri soprannaturali (divinità, spiriti) oppure personaggi storici o leggendari. Anche in questo si differenziava dal kyōgen i cui protagonisti erano gente comune.
Maschere del teatro Nō |
La scena è molto semplice e ridotta anch'essa all'essenziale. La rappresentazione Nō ha luogo su un palco fatto di Hinoki (cipresso giapponese). Il palcoscenico è completamente vuoto a parte il "kagami-ita", un dipinto di un pino, realizzato su un pannello di legno, posto sul fondo del palco. Ci sono molte spiegazioni possibili per la scelta di questo albero, ma una tra le più comuni è che simboleggia il mezzo con cui le divinità scendevano sulla terra, secondo il rituale shintoista. In contrasto con il palco completamente disadorno, i costumi sono estremamente ricchi: Molti attori sono vestiti con abiti di broccato di seta, e per arrivare in scena percorrono una passerella posta a sinistra del palcoscenico detta Hashigakari.
Il butai, cioè lo spazio scenico, viene considerato come un mondo intermedio in cui si incontrano il mondo divino e quello umano. Ciò è dimostrato dalla sua stessa struttura architettonica che ha valenze cosmologiche: il tetto che lo ricopre lo definisce in quanto spazio sacro, e i pilastri che lo sostengono sono considerati tramiti tra il mondo umano e il mondo sovrannaturale. L'honbutai, cioè la parte centrale dello spazio scenico è collegato alla camera dello specchio (kagami no ma) da un corridoio detto hashigakari. L'hashigakari si immette nella kagami no ma da occidente, così come a occidente, nell'immaginario comune, si trova il paradiso della Terra Pura buddhista. Infine il ponte presente sul palcoscenico può essere considerato come il tramite tra il nostro mondo, rappresentato dal palco, e l'altro mondo, rappresentato dalla camera dello specchio.
Il butai, cioè lo spazio scenico, viene considerato come un mondo intermedio in cui si incontrano il mondo divino e quello umano. Ciò è dimostrato dalla sua stessa struttura architettonica che ha valenze cosmologiche: il tetto che lo ricopre lo definisce in quanto spazio sacro, e i pilastri che lo sostengono sono considerati tramiti tra il mondo umano e il mondo sovrannaturale. L'honbutai, cioè la parte centrale dello spazio scenico è collegato alla camera dello specchio (kagami no ma) da un corridoio detto hashigakari. L'hashigakari si immette nella kagami no ma da occidente, così come a occidente, nell'immaginario comune, si trova il paradiso della Terra Pura buddhista. Infine il ponte presente sul palcoscenico può essere considerato come il tramite tra il nostro mondo, rappresentato dal palco, e l'altro mondo, rappresentato dalla camera dello specchio.
Schema delle varie parti dello spazio scenico, vedi di seguito per la descrizione dei vari numeri |
Di seguito il significato dei numeri in figura:
1: Kagami-no-ma (Stanza degli specchi)
2: Hashigakari (Ponte)
3: Palcoscenico
4-7: Quattro colonne chiamate rispettivamente Metsuke-Bashira, Shite-Bashira, Fue-Bashira e Waki-Bashira.
8: Jiutai-za. Jiutai (componenti del coro)
9: I suonatori siedono qui. Dalla sinistra verso destra: Kue-za (suonatore di flauto traverso chiamato No-kan), Kotsuzumi-za (un piccolo tamburo), Ohtsuzumi-za (un tamburo di medie dimensioni) e occasionalmente Taiko-za (un largo tamburo).
10: kōken-za (suggeritore)
11: Kyogen-za (Kyogen-shi, un attore comico, appare in alcune opere)
12: Kizahashi (scalini)
13: Shirazu (sabbia bianca)
14-16: Pini (Rispettivamente il primo, secondo e il terzo)
17: Gakuya (Backstage)
18: Makuguchi (L'entrata principale al palcoscenico. Kagamino-ma e Hashigakari sono circondate da una tenda chiamata Agemaku, che è colorata in tre o cinque colori. Gli attori e i suonatori passano attraverso questa entrata.)
19: Kirido-guchi. Entrata per le cantanti del coro (Jiutai) e gli assistenti di scena (Kōken).
20: Kagami-ita. Il disegno di un rigoglioso pino verde, nello stile della scuola Kanō
2: Hashigakari (Ponte)
3: Palcoscenico
4-7: Quattro colonne chiamate rispettivamente Metsuke-Bashira, Shite-Bashira, Fue-Bashira e Waki-Bashira.
8: Jiutai-za. Jiutai (componenti del coro)
9: I suonatori siedono qui. Dalla sinistra verso destra: Kue-za (suonatore di flauto traverso chiamato No-kan), Kotsuzumi-za (un piccolo tamburo), Ohtsuzumi-za (un tamburo di medie dimensioni) e occasionalmente Taiko-za (un largo tamburo).
10: kōken-za (suggeritore)
11: Kyogen-za (Kyogen-shi, un attore comico, appare in alcune opere)
12: Kizahashi (scalini)
13: Shirazu (sabbia bianca)
14-16: Pini (Rispettivamente il primo, secondo e il terzo)
17: Gakuya (Backstage)
18: Makuguchi (L'entrata principale al palcoscenico. Kagamino-ma e Hashigakari sono circondate da una tenda chiamata Agemaku, che è colorata in tre o cinque colori. Gli attori e i suonatori passano attraverso questa entrata.)
19: Kirido-guchi. Entrata per le cantanti del coro (Jiutai) e gli assistenti di scena (Kōken).
20: Kagami-ita. Il disegno di un rigoglioso pino verde, nello stile della scuola Kanō
Il teatro Nō è arrivato fino ai giorni nostri: tutt'oggi vi sono 1500 attori professionisti che lo praticano, segno che questa tipologia di teatro medievale ha avuto un enorme successo.
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