Il castello dell'Innominato

La tradizione popolare narra che quando Alessandro Manzoni scrisse i Promessi Sposi, si ispirò ad un particolare castello che domina Lecco per la residenza del personaggio dell'Innominato, l'oscuro signore che nel romanzo incarcerò Lucia. Vediamo insieme questo piccolo castello, posto in posizione panoramica non lontano da quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, fra due catene di monti ininterrotte.

Il castello dell'Innominato domina i laghi di Garlate e di Como

Sulla vetta di una montagna molto ripida, il monte Magnodeno, si può avere una vista straordinaria su tutta la vallata che dalla pianura Padana si insinua nelle Alpi. Si capisce subito che questo punto di avvistamento è strategico per il controllo della vallata, ragion per cui fin dalla preistoria il sito di questo castello è risultato abitato. Questa è la vallata di un fiume importantissimo, il fiume Adda, che è un'importante via di comunicazione, quindi il castello ha un valore strategico enorme.
In epoca altomedievale il fiume Adda divenne il confine fra due regioni del regno Longobardo, che divenne col tempo un confine stabile; per questa ragione, la vallata dell'Adda divenne un luogo di incastellamento. Così nasce anche la nostra rocca, di cui si hanno le prime testimonianze documentate fin dall'XII secolo: infatti la possibilità che la chiusa fosse fortificata già nel XII secolo è fornita da un documento del 1167, per cui i comuni di Bergamo, Milano e Cremona si impegnarono a non costruire nuovi castelli e torri lungo l'Adda fino alla «fines de Leuco» ovvero al confine meridionale di Lecco, che è quindi possibile fosse già militarizzato all'epoca dell'accordo.
Il castello visto da valle

Fra alterne vicende, la rocca avrà funzioni militari importantissime fino al XVI secolo, quando il castello venne distrutto dalle truppe francesi che avevano occupato Milano, che da quel momento in poi venne usato dai locali per l'estrazione di materiali di costruzione.

Planimetria del castello

Per giungere al castello dell'Innominato è necessario percorrere una scalinata di 150 gradini scavata nella roccia e realizzata dall'architetto don Antonio Piccinelli nel 1898 seguendo le tracce di una scala di origine medievale, è anche possibile aggirare il Sacro Monte di Somasca tramite una via più antica detta via di sass, da cui si accede da nord. Superato il prato d'ingresso, si incontra la cappella di Sant'Ambrogio, un edificio di origine medievale ricostruito dall'architetto Antonio Piccinelli nel 1895, e da un muro parzialmente originale che sviluppa lungo il perimetro sinistro del castello e in cui si notano gli sfregi delle cannonate del 1799 lasciate dai cannoni russi. Sul muro di fondo si trova una la cappella di San Girolamo.
Della piccola cappella a sant'Ambrogio si ha prima notizia scritta nel 1339; probabilmente questo fu anche l'anno di costruzione della cappella che venne eretta per commemorare la vittoria di Azzone Visconti nella battaglia di Parabiago, nella quale, secondo la leggenda, sarebbe intervenuto a favore di milanesi direttamente sant'Ambrogio. Nel XV secolo le comunità cristiane di Vercurago, Somasca e Chiuso, compivano processioni che salivano fino alla croce vicina alla cappella nella quale veniva celebrata la messa, e ridiscendevano spesso con un giro ad anello alla rispettiva parrocchia. La cappella rimase in profondo stato di abbandono a causa dell'eccessiva distanza tra il castello e l'abitato di Vercurago, ed inoltre questa venne devastata con il castello durante le lotte tra guelfi e ghibellini.

Cappella di San Girolamo

Una delle torri venne in parte ripristinata per ospitare poi la cappella di San Girolamo: una volta ritrovate le fondamenta della torre, ormai nascoste dai detriti e dalla vegetazione, il 7 dicembre 1897 con una messa celebrata nella cappella di Sant'Ambrogio, si diede inizio ai lavori di ricostruzione. La torre fu innalzata per 8 m con le pietre del luogo e venne resa come parzialmente diroccata secondo lo stile neogotico; la torre fu poi inaugurata dopo circa un anno il 15 dicembre 1898 con una messa analoga a quella di inizio dei lavori.
Secondo la tradizione popolare Alessandro Manzoni, nel suo romanzo storico I promessi sposi, prese ispirazione dalla rocca per ambientare la residenza dell'Innominato. Questa attribuzione, mai smentita dallo scrittore, risale almeno al 1830, anno in cui fu pubblicata una mappa della città di Lecco in cui si indicano, per la prima volta in assoluto, i luoghi manzoniani tra cui «gli avanzi del castello dell'Innominato». La descrizione manzoniana del castello dell'Innominato fornisce, secondo il critico Ferdinando Ranalli «una confusa e arruffata immagine di quel castello». Pertanto, nonostante non ci sia diretta corrispondenza tra la descrizione e un castello reale, numerosi elementi di somiglianza permettono di ipotizzare che il Manzoni si sia ispirato proprio alla rocca per l'ambientazione dell'Innominato.

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