I guanti nel medioevo

Nel Medioevo i guanti avevano una specifica importanza nelle regole sociali: i Longobardi li usavano durante il rito nuziale in cui lo sposo donava alla sposa un suo guanto e la spada.
Diventarono ben presto un oggetto identificativo di un determinato gruppo di persone, con nobili e clero che avevano le proprie specifiche tipologie di guanto. 

Guanti di re Ruggero II Palermo, Regio opificio di corte. XIII sec.

Se i membri delle classi meno abbienti continuarono ad usare guanti in tessuti grezzi e poco rifiniti, sempre di più i nobili sceglievano per sé tessuti pregiati. I feudatari medioevali li indossavano in velluto e tempestati di gemme, mentre i cavalieri li avevano in maglia di ferro, destinati a proteggere le mani durante le tenzoni. In quel periodo il guanto fu indumento prettamente maschile, addirittura proibito alle donne mediante un apposito decreto. Solo nel IX secolo i guanti cominciarono ad essere usati anche dalle donne; inoltre venivano adoperati per la caccia (falconeria), tiro con l'arco, e per il gioco della palla.
Erano soprattutto gli artigiani francesi e italiani a gestire il mercato dei guanti, facendo a gara a chi riuscisse a fabbricarne di più originali; ad esempio fu molto di moda ricamare sui dorsi, con fili d’oro e d’argento, gli stemmi di famiglia dei clienti. Nelle corti d’amore provenzali, si stabilì una precisa etichetta: se un cavaliere offriva dei guanti bianchi profumati ad una dama e questa li accettava, gradiva nel contempo anche i servizi del cavaliere.
Imperatori e re, durante le cerimonie d’investitura dei feudatari, donavano appunto un paio di guanti. Nel XI secolo divenne un segno di distinzione e fu considerato parte dell’ornamento liturgico nella chiesa Cattolica.

Guanti d'arme
 
Sempre in questo periodo il guanto divenne anche un simbolico strumento di sfida a duello. E' proprio in quel momento nacque l'espressione di "gettare il guanto": una persona si sfilava il guanto e lo lanciava o sbatteva sprezzantemente sul volto dell’avversario, oppure lo gettava davanti ai piedi dello sfidante come solenne richiesta di offesa, per chiedergli se poteva sfidarlo; se lo sfidante raccoglieva il guanto voleva dire che aveva accettato. 
A questo proposito, la storia narra che il giovanissimo Corradino di Svevia, salendo sul patibolo, lanciò sulla folla un guanto che venne raccolto da Giovanni da Procida, futuro promotore dei Vespri Siciliani.
Nel secolo XIII furoreggiarono i guanti veneziani, confezionati in stoffe rarissime e letteralmente tempestati di pietre provenienti da quei mercati d’Oriente con cui la Serenissima aveva continui rapporti commerciali.
I Dogi ne ordinavano di riccamente adornati di zaffiri, rubini e smeraldi, ricamati in modo tale che ricordassero i disegni dei merletti di Burano; lo stesso facevano Papi e regnanti. A Vienna presso il Kunsthistorisches Museum, si possono ammirare i guanti da cerimonia di Federico II. Confezionati antecedente il 1220 sono tempestati di pietre preziose e ricamati con fili d'oro.

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