Historie medievali feudal Japan: L'invasione mongola del Giappone

Nel XIII secolo l'Impero mongolo era in forte espansione, e Kublai Khan, figlio del più famoso condottiero Gengis Khan, voleva espanderlo ancora più a oriente. In cerca di oro, il condottiero mise gli occhi sull'arcipelago giapponese; così, dalla seconda metà del 1200, cominciarono i suoi tentativi di invadere il futuro Paese del Sol Levante.

Ritratto di Kublai Khan

Sotto pressione dei suoi consiglieri, Kublai Khan decise di invadere le isole a est dell'Impero Mongolo, fra cui il Giappone. L'arcipelago giapponese era uno degli obiettivi in quanto c'era la speranza di mettere le mani su ingenti quantitativi d'oro; così, nel 1266, il sovrano mandò un messaggero con una lettera di sottomissione, per convincere lo Shogun a sottomettersi. Nel corso degli anni furono inviate più richieste del genere, ma furono tutte respinte dai giapponesi; così Kublai Khan prese la decisione: nel 1274 pianificò di invadere la baia di Hakata, all'estremo sud dell'arcipelago, in quanto prossima alla penisola coreana e quindi un punto perfetto per cominciare l'invasione. 900 navi imbarcarono 33 mila soldati; le prime sbarcarono e cominciarono a montare i campi, ma nella notte una violenta tempesta spazzò via i due terzi la flotta e i progetti d'invasione naufragarono con essa.

La baia di Hakata, dove sarebbe dovuta cominciare l'invasione

I giapponesi furono sorpresi dal tentativo di invasione; capendo gli intenti bellici dell'impero, si prepararono per una possibile nuova offensiva: così, fra il 1266 ed il 1267 venne costruito un lunghissimo muro di 20 chilometri, alto fra i due ed i tre metri ed altrettanto largo, nella speranza di rallentare gli invasori e magari bloccarli. Resti di queste fortificazioni sono ancora visibili a Fukuoka.

Il muro eretto dai giapponesi per frenare l'orda mongola

Dopo una seconda ambasceria inviata nel 1279 e respinta dal reggente dello shogun, Hōjō Tokimune, che fece decapitare i cinque emissari, venne il momento della vera e propria invasione: siamo nel 1281, 140 mila soldati e 4 mila navi vengono inviate alla volta del Giappone; ad affrontarli 40 mila giapponesi, anche peggio armati dei mongoli, ma che opposero una fortissima resistenza, non consentendo agli invasori di riuscire a conquistare una posizione stabile sull'arcipelago. Dalla Cina stavano arrivando ulteriori rinforzi a favore dei mongoli, ma un nuovo ciclone devastò la flotta, tanto da dimezzarne le forze. I giapponesi battezzarono questo vento salvifico come "Kamikaze", o vento divino; d'altronde erano convinti che il loro arcipelago fosse protetto dagli dei.
L'archeologo Kenzo Hayashida scoprì i relitti della flotta della seconda invasione in mare aperto: secondo lui, Kublai Khan fu troppo precipitoso nell'allestirla, arrivando a usare anche barche fluviali, non adatte al mare aperto e al terribile clima che imperversa al largo del Giappone. Nel 2006 tale teoria è stata messa in discussione, in quanto uno studio condotto sulle chiglie ha dimostrato che le imbarcazioni erano adatte a solcare il mare. Lo scrittore John Pearson, infine, afferma che quest'invasione andata male, insieme ad altre condotte su diverse isole del Pacifico, hanno portato ad un collasso dell'economia mongola, a fatica gestito dall'imperatore.
Sicuramente il clima ha avuto un ruolo determinate, dimostrandosi il più grande alleato dei giapponesi.

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