Titivillus

Verso la fine del XII secolo, nella letteratura medievale europea, soprattutto nell’omiletica (l’arte dello scrivere e del pronunciare omelie e sermoni), fa la sua comparsa un demone (inizialmente senza nome ma poi conosciuto come Titivillus, grazie a Guglielmo d’Alvernia) il quale ha il compito di annotare su una pergamena le sillabe e le parole omesse dai chierici durante la messa, la recita delle Ore e nel canto liturgico, per poi presentarle a Dio come prova incriminante nei loro confronti nel giorno del Giudizio. Ben presto Titivillus amplia le sue funzioni, incaricandosi anche di annotare le parole inutili (ociosa verba, vaniloquia…) dei fedeli in chiesa e, soprattutto, delle donne, considerate pettegole e maldicenti di natura. 

Rappresentazione di Titivillus in una miniatura del XIV secolo
 
Dinanzi alla cospicua quantità di inesattezze, il demone si vede costretto ad allungare la pergamena con i propri denti in modo da avere maggior spazio per scrivere; cosa che, in alcune versioni dell’exemplum, dà vita a una situazione comica, visto che a causa dell’eccessivo allungamento la pergamena finisce per rompersi e il diavolo sbatte la testa contro un muro o sul pavimento, provocando le risate di quanti possono vederlo. 
Dal secolo XIX gli è attribuito anche il ruolo di distraente nei confronti degli amanuensi negli scriptorium medievali per indurli in errore, fatto che avrebbe fornito una giustificazione facile ai copisti – e in seguito ai tipografi – per gli errori, di cui unico responsabile sarebbe risultato sempre Titivillus.
 
Diego de la Cruz, La Vergine della Misericordia (ca. 1485). Il diavolo sulla destra è Titivillus 

Ma le origini di Titivillus non sono da ricercare nel medioevo. Fin dagli albori del cristianesimo c’è stata la credenza che i demoni mettessero per iscritto i peccati degli uomini in parallelo a quello che facevano gli angeli con le opere buone. Questi libri della vita venivano presentati il giorno del giudizio di ogni singolo essere umano e poi anche nel giorno del giudizio universale. Nel basso Medioevo questi demoni raccoglitori dei peccati del popolo vengono identificati con Titivillus e i suoi aiutanti, e così il predicatore francese Pierre Marini ritiene che fosse proprio lui il demone che, secondo la leggenda, apparve a sant’Agostino con un libro sul quale erano annotati «tutti i peccati commessi dagli uomini di tutti i luoghi della terra dall’inizio del mondo». 
Nelle rappresentazioni bizantine del Giudizio universale, e in alcuni esempi occidentali che vi si ispirano, è frequente la presenza di un gruppo di demoni che portano sulle spalle pesanti rotoli di pergamena o libri che contengono i peccati e che vengono posti sulla bilancia del Giudizio cercando di accalappiare le anime.

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