Il mappamondo di Fra Mauro

Un'opera che ha dell'incredibile, se consideriamo le conoscenze disponibili all'epoca della sua creazione: stiamo parlando del Mappamondo di Fra Mauro. Realizzato in varie fasi fra il 1448 e il 1460, per opera del monaco camaldolese Mauro, il quale visse e operò lungamente nel monastero dell'Isola di San Michele a Venezia, esso può ritenersi per la sua fattura, per l'aspetto monumentale e, ancor più, per la storia della sua composizione e per il contenuto geografico, il più importante documento della cartografia veneziana nel periodo di transizione fra la concezione medievale del mondo e quella che si andava affermando a seguito delle nuove conoscenze apportate dai viaggi di esplorazione e dalle navigazioni. 
Al mappamondo non lavorò solo il frate camaldolese, ma anche un altro famoso cartografo veneziano, Andrea Bianco, già noto per almeno due opere precedenti.
 
Mappamondo di Fra Mauro

Questo mappamondo è disegnato "sottosopra": si può osservare, infatti, che la parte inferiore dello stivale corrispondente all'Italia è in alto, mentre l'Asia si sviluppa sul lato sinistro. Ricchissimo di particolari, il mappamondo raffigura per la prima volta terre all'epoca ignote, basandosi soprattutto sui racconti di viaggio come quelli di Marco Polo. Le raffigurazioni sono arricchite da numerose e talvolta lunghe didascalie. Il mappamondo è in realtà un planisfero, quindi disegnato su un foglio piano, delle imponenti dimensioni di 230X230 cm, una carta geografica che è prima di tutto spettacolare, oltre che precisa. Il rotolo di pergamena fu disteso sopra un supporto ligneo ed è giunto perfettamente conservato sino ai giorni nostri nella Biblioteca Marciana di Venezia
Il frate, per disegnare il mappamondo, si ispirò a diverse fonti quale, prima fra tutte, la Geographia di Tolomeo, che fu un geografo greco del I secolo riscoperto proprio durante il XV secolo. Oltre a Tolomeo, Fra Mauro si aiutò sicuramente con alcune carte consegnategli durante il concilio di Ferrara e Firenze del 1438 e 1439, disegnate dai navigatori portoghesi che circumnavigavano l’Africa. Sicuramente d'ausilio fu anche “Il Milione” di Marco Polo, e le relazioni di Niccolò Da Conti, un esploratore veneziano che si avventurò in India e nel Sud-Est asiatico durante l’inizio del XV secolo. 
La mappa finale include l’Asia, l’Oceano Indiano, l’Africa, l’Europa e parte dell’Atlantico. All’interno degli scritti si leggono oltre 3.000 testi descrittivi, che attribuiscono alla mappa non solo un valore geografico ma anche artistico e politico. Un planisfero estremamente innovativo per l'epoca: l'orientamento non è più a est, secondo la tradizionale cartografia cristiana, ma a sud, come usava la cartografia araba, e infine Gerusalemme non è più al centro della proiezione. 
                                                          
Dettaglio del Paradiso posizionato fuori dal mondo
 
Un’ultima curiosità riguarda le quattro sfere che circondano la mappa, disposte agli angoli: la sfera in alto a sinistra è un diagramma cosmologico, una mappa del sistema solare secondo il sistema tolemaico. In alto a destra si trova un diagramma dei quattro elementi, la terra è seguita dall’acqua, dal fuoco e dall’aria.
In basso a sinistra si trova il Giardino dell’Eden. In modo assai significativo e rivoluzionario, Fra Mauro posizionò il Paradiso al di fuori del mondo, anziché al suo posto tradizionale che era identificato con l’estremo Oriente.
In basso a destra si trova la Terra rappresentata come un globo. In esso si vede il Polo Nord, il Polo Sud, l’equatore e i due tropici. 
Questi sono tutti i motivi per cui risulta straordianrio osservare un planisfero realizzato con tale dovizia di particolari e dettagli, secoli prima dell'arrivo dei satelliti e del GPS.

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