L'asino e la sua simbologia

Nel medioevo, la figura dell’asino ha significati tendenzialmente negativi. Alla concezione dell’asino come campione di umiltà e pacatezza, si sovrappone quella dell’ignoranza, ancora oggi persistente (da Pinocchio di Collodi al detto popolare “essere un asino”), nonché quella della pigrizia e della testardaggine. 
L’asino è anche associato alla lascivia (a causa delle dimensioni del suo organo sessuale) e perciò incarna il piacere sensuale, condannato dalla Chiesa: nell’immaginario romanico sottintende l’opposizione tra l’uomo carnale e l’uomo spirituale, tra il pagano e il cristiano, tra l’ignorante e il colto. Il messaggio è l’invito a padroneggiare i propri comportamenti, a rinunciare alla pigrizia spirituale. 
Là dove non arriva la parola scritta, giunge l’immagine e la rende accessibile. Una delle immagini più frequenti nell’arte romanica è l’asino con la lira (o meglio con il salterio).
 
Asino con la lira, portale della chiesa di Saint Pierre de la Tour, Aulnay
 
Una favola di Fedro racconta di un re e una regina che non potevano avere eredi; a forza di pregare gli dei, finalmente la regina dà alla luce un asinello, che viene educato e istruito come futuro re. Asinarius, questo il suo nome, amava in particolare la musica e cantava accompagnandosi con la lira. Un giorno, specchiatosi in un fiume, si rende conto della sua bruttezza e decide di partire. Nelle sue peregrinazioni finisce con l’innamorarsi di una principessa, che riuscirà a conquistare proprio grazie alle sue doti musicali. La notte delle nozze, Asinarius toglie la pelle d’asino che lo ricopre e si trasforma in un bellissimo giovane, finendo col regnare in entrambi i reami.
 
Asino nella Chiesa di Saint-Parize-le-Châtel, vicino a Nevers
 
Da questa favola deriva quella di Boezio, che lo modifica conferendogli un significato cristiano: un asino in un prato vede una lira abbandonata per terra e cerca di suonarla con gli zoccoli. Presto si rende conto della sua ignoranza e ammette che uno più istruito sarebbe in grado di suonarla meglio (da cui il detto “andare come l’asino alla lira”, cioè fare cose per le quali si posseggono le competenze). Ecco perché nell’arte gotica lo si trova spesso là dove c’era una università o comunque una scuola.
Nella favola l’asino riconosce la sua incompetenza; certamente il soggetto implica una lezione morale che vuol mettere in guardia contro l’orgoglio, ma l’animale, seduto a carezzare con i suoi zoccoli il delicato strumento, è anche un riferimento ironico, in quanto possiamo ben immaginare la sua voce non proprio aggraziata quando decide di cantare.
 
Chiesa di Notre Dame, Chartres: asino musicante e angelo che sostiene la meridiana
 
In sostanza: l’asino è ignorante, pigro, lussurioso e ostinato, ma anche docile e umile (non dimentichiamo la sua presenza positiva nelle Natività e il fatto che il Cristo l’abbia scelto come cavalcatura per entrare a Gerusalemme).
Difficilmente si carica di significati demoniaci, che sono in alcuni bestiari assegnati al suo fratello selvatico: l’onagro.

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