L'interpretazione dei sogni nel medioevo

Nel Medioevo, il sonno dischiudeva un regno ben più denso di significato rispetto alla mera quiete fisica e mentale. Era percepito come una soglia, un confine labile tra la realtà tangibile e le sfere del sacro, del diabolico o dell'ignoto. Di conseguenza, i sogni non venivano liquidati come effimeri residui dell'attività cerebrale, bensì considerati messaggi pregni di rivelazioni, veicolati da Dio, dalle forze oscure o da altre entità trascendenti. L'abilità di decifrare questi enigmi onirici rappresentava un'arte seria, coltivata da figure autorevoli e ricercata da individui di ogni estrazione sociale.


Il libro dei sogni, miniatura medievale


La mentalità medievale era intrinsecamente simbolica. La natura circostante, il regno animale, gli oggetti d'uso quotidiano, tutto poteva celare un'allegoria più recondita, spesso radicata nella fede cristiana. Questa prospettiva permeava profondamente anche la lettura dei sogni. Un agnello poteva incarnare la figura di Cristo, un serpente simboleggiare il peccato o il demonio, il pane richiamare l'Eucaristia. Le Sacre Scritture costituivano una fonte primaria di simboli onirici, e le narrazioni agiografiche offrivano ulteriori chiavi interpretative.
La conoscenza dell'interpretazione onirica si attingeva a diverse fonti. I testi sacri, in particolare il libro di Daniele e le visioni di Giuseppe, fornivano esempi autorevoli di sogni profetici e della loro esegesi. Le vite dei santi sovente narravano episodi di sogni rivelatori o premonitori. Parallelamente, circolavano manuali di interpretazione, eredi della tradizione classica, specialmente greca e romana, come l'opera di Artemidoro di Daldi, spesso rielaborati in chiave cristiana, che offrivano repertori di simboli onirici e le loro possibili spiegazioni. Questi testi, spesso attribuiti a figure di spicco come Daniele profeta o Ippocrate, fungevano da una sorta di lessico del mondo onirico. Accanto alle fonti scritte, prosperava un ricco patrimonio di credenze popolari e interpretazioni trasmesse oralmente attraverso le generazioni, che potevano variare sensibilmente da regione a regione. Infine, alcuni individui, come monaci, sacerdoti o persone con una riconosciuta saggezza, erano considerati esperti nell'arte di interpretare i sogni e venivano consultati per svelare il significato di sogni particolarmente oscuri o perturbanti.


L'apostolo Giovanni appare in sogno a Carlo Magno, cattedrale di Aachen, Germania


Nel pensiero medievale, non tutti i sogni erano investiti del medesimo valore o attribuibili alla stessa origine. Si operava spesso una distinzione tra sogni divini, ritenuti autentici messaggi celesti volti ad ammonire, guidare o preannunciare eventi futuri, sovente caratterizzati da una nitida chiarezza e capaci di lasciare un'impronta profonda nell'anima del sognatore. Vi erano poi i sogni diabolici, ascritti all'influenza del maligno, con l'intento di tentare, spaventare o indurre al peccato, spesso confusi, angoscianti e popolati da immagini inquietanti. Si riconoscevano anche i sogni naturali, visti come semplici riflessi delle condizioni fisiche o psichiche del sognatore, come sognare di bere in caso di sete, considerati i meno significativi dal punto di vista spirituale. Infine, esistevano i sogni "vani" o "fantasmi", ritenuti privi di significato, mere produzioni di una mente agitata o di eccessive preoccupazioni.
L'interpretazione dei sogni non costituiva un puro esercizio intellettuale. Poteva avere implicazioni pratiche rilevanti nella vita quotidiana. Un sogno premonitore poteva segnalare pericoli imminenti, suggerire decisioni cruciali o rivelare la volontà divina. Sogni inquietanti potevano essere interpretati come un segnale di peccato o di imminente castigo divino, spingendo il sognatore alla confessione e alla penitenza.


Il sogno di Guillaume de Lorris, miniatura dal "Roman de la Rose", XIII secolo


In sintesi, l'interpretazione dei sogni nel Medioevo rifletteva una concezione del mondo profondamente teocentrica e permeata di spiritualità. I sogni erano percepiti come un linguaggio enigmatico, un canale attraverso cui il mondo invisibile comunicava con quello terreno. Decifrare questo linguaggio rappresentava un compito delicato e importante, capace di offrire orientamento, avvertimento e una comprensione più profonda del proprio destino e della relazione con il sacro. Un universo onirico affascinante, distante dalla nostra prospettiva scientifica, ma intriso di fascino e di una profonda umanità.

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