I caraiti
La storia dei Caraiti durante il Medioevo è quella di un movimento di riforma religiosa e di grande produzione intellettuale, che ha lasciato un'impronta significativa nel panorama ebraico. A differenza dell'ebraismo rabbinico, che si basa sia sulla Torah scritta che sulla Legge Orale (il Talmud), i caraiti rifiutavano l'autorità rabbinica e sostenevano il ritorno alla sola Scriptura, cioè a una lettura letterale della Bibbia.
Le origini del caraismo risalgono al IX secolo in Babilonia, nell'attuale Iraq, in un periodo di forte fermento religioso e intellettuale. Sebbene il movimento fosse il risultato di una confluenza di idee, la tradizione lo associa alla figura di Anan ben David. Il suo dissenso dall'autorità dei Gaonim, i capi delle accademie talmudiche, diede il via a una nuova interpretazione dell'ebraismo.
Il movimento raggiunse il suo apogeo tra il X e il XII secolo, con un centro spirituale e intellettuale molto importante a Gerusalemme. Qui, i caraiti fondarono accademie e attirarono studiosi che produssero opere di grande valore. Il loro approccio filologico alla Bibbia, con un'attenzione scrupolosa alla grammatica ebraica, influenzò anche i pensatori rabbinici. Tra le figure più importanti di questo periodo spicca Yefet ben Eli, prolifico commentatore biblico la cui opera è ancora oggi studiata. La loro interpretazione rigorosa portò a differenze significative nelle pratiche, come le regole sul sabato più severe rispetto a quelle rabbiniche.
La prosperità caraita in Medio Oriente subì un duro colpo a causa delle invasioni dei Selgiuchidi e, in seguito, delle Crociate, che devastarono le loro comunità, in particolare a Gerusalemme. Questa crisi non portò però alla loro scomparsa, ma a una diaspora che rafforzò la loro resilienza. Molti si rifugiarono in Egitto e, soprattutto, nell' Impero Bizantino.
A Costantinopoli, la comunità caraita rifiorì, diventando un nuovo centro di cultura ebraica alternativa. Da qui, il movimento si diffuse ulteriormente, raggiungendo la Crimea e la Lituania, dove le comunità caraitiche mantennero la loro identità e le loro tradizioni per molti secoli. Quella lituana, che risiede a Trakai, benchè ridotta a poche centinaia di unità, rimane difatti la comunità più rilevante presente ancora oggi.
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| Interno di una sinagoga caraita a Gerusalemme |
Il movimento raggiunse il suo apogeo tra il X e il XII secolo, con un centro spirituale e intellettuale molto importante a Gerusalemme. Qui, i caraiti fondarono accademie e attirarono studiosi che produssero opere di grande valore. Il loro approccio filologico alla Bibbia, con un'attenzione scrupolosa alla grammatica ebraica, influenzò anche i pensatori rabbinici. Tra le figure più importanti di questo periodo spicca Yefet ben Eli, prolifico commentatore biblico la cui opera è ancora oggi studiata. La loro interpretazione rigorosa portò a differenze significative nelle pratiche, come le regole sul sabato più severe rispetto a quelle rabbiniche.
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| La kenessa di Trakai |
A Costantinopoli, la comunità caraita rifiorì, diventando un nuovo centro di cultura ebraica alternativa. Da qui, il movimento si diffuse ulteriormente, raggiungendo la Crimea e la Lituania, dove le comunità caraitiche mantennero la loro identità e le loro tradizioni per molti secoli. Quella lituana, che risiede a Trakai, benchè ridotta a poche centinaia di unità, rimane difatti la comunità più rilevante presente ancora oggi.
Il Medioevo si conclude per i caraiti con una rete di comunità sparse ma solidamente legate da una visione dell'ebraismo che metteva al centro la Torah, dimostrando la loro capacità di adattarsi e resistere di fronte alle avversità storiche e alla predominanza dell'ebraismo rabbinico.


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